CI MANCHI, diciamoci la verità. Soprattutto a noi tifosi italiani. Chi di voi, durante il mondiale in Sardegna o a Montecarlo, piuttosto che a Monza o ai rally di zona a cui partecipava e/o seguiva come semplice spettatore, non si è fermato a scambiare due parole con Robert Kubica o rubatogli giusto il tempo per scattare un selfie?

Robert è sempre stato una persona genuina, capace di attirare una grandissima attenzione non solo per la triste sorte che ha dovuto subire e che ha purtroppo segnato la fine della sua splendida carriera in Formula Uno, ma anche per la sua spontaneità e schiettezza, figlia anche del background motoristico tutto italiano.

E’ più forse una mancanza affettiva quella che sentiamo piuttosto che per le prestazioni velocistiche; infatti probabilmente un mondiale non l’avrebbe mai vinto a causa della mancanza di quell’elemento che, unito alla velocità pura, trasforma un ottimo pilota di rally in un pilota vincente: la costanza. Molti di noi però facevano il tifo per lui e speravano che prima o poi quella vittoria sarebbe arrivata, un successo dal valore doppio. Personale, grandissima sarebbe stata la soddisfazione di mettere in fila i migliori piloti al mondo, e mediatico, perché un Kubica che vince nel WRC poteva fare notizia, un’enorme cassa di risonanza per riportare la luce (almeno nel Bel Paese) su una disciplina riservata ormai ad una nicchia di ristretti appassionati.

Perché così è stato nel bene e nel male, ad esempio alla Ronde di Andora 2011 quando accadde il “fattaccio”, piuttosto che nel 2012 alla Ronde Gomitolo di Lana, quando fece il suo ritorno sotto le mentite spoglie dell’amico Andrea Crugnola, “prestanome” sull’elenco iscritti. Quale appassionato locale biellese svegliandosi in una tranquilla mattina di Settembre si sarebbe aspettato di trovarsi le camionette della RAI a seguire il rally di casa?

Robert Kubica al Ronde Gomitolo di Lana 2012, gara del suo ritorno alle corse
Robert Kubica al Ronde Gomitolo di Lana 2012, gara che sancì il suo ritorno alle corse

La realtà è che inserire un personaggio di livello mondiale in un ambiente conosciuto a livello locale fa sempre notizia. Pensiamo a Colin McRae, che nell’immaginario collettivo delle persone coetanee di chi scrive queste righe viene ricordato come “quello dei videogames della Playstation” piuttosto che per il campione di rally quale era. Robert ha rappresentato dal 2013, stagione del trionfo nel WRC2, colui che al pari di Ogier (e prima di lui Loeb) veniva riconosciuto da chiunque, anche dai non addetti ai lavori. E’ stato sempre oggetto di dibattito, con i sostenitori che lo difendevano dopo ogni uscita di strada (tante, troppe, ad essere realisti) esaltandone la velocità pura ed i detrattori che invece lo hanno etichettato come un “piegascocche” senza troppi giri di parole, e siamo sicuri che le discussioni erano accese non solo tra gli appassionati ma anche tra i direttori sportivi delle principali squadre del WRC (per la serie “nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli”). Ovviamente non è tutto oro quel che luccica, sappiamo quanto possa essere stata complicata la gestione  del personaggio Kubica, ma penso che i benefici per il movimento superavano di gran lunga gli aspetti negativi.

Sono ormai passati quattro mesi dal Rally di Montecarlo, ultimo evento a cui Robert ha partecipato (concluso prematuramente), al momento non ci sono notizie di un suo ritorno. La nostalgia della pista si è fatta sentire e la fine del rapporto con Lotos, sponsor che lo appoggiava nella sua campagna mondiale, allontana ancora di più il polacco da un futuro nel WRC.

Robert con vista sulla Mosella - ADAC Rallye Deutschland 2015
Robert con vista sulla Mosella – ADAC Rallye Deutschland 2015

Ora però vogliamo sentire la vostra voce. Vi piacerebbe rivedere Robert Kubica sulle strade del mondiale? Il WRC ha ancora bisogno di lui?

Copyright © Rally.it: puoi ripubblicare i contenuti di questo articolo solo parzialmente e solo inserendo un link al post originale.