Siamo stati tutti affascinati, anche chi non ha vissuto quegli anni, da quello che potevamo definire l’orgoglio italiano su ruote: la Lancia Delta.

In molti ricordano con affetto, e con una piccola lacrima, la gloriosa versione Martini “Evoluzione” del 1991; L’ultima, la più amata da tutti.

1Credo sia comunque doveroso fare un passo indietro, fino alle origini di quello che è stato l’inizio del grande mito rallistico. Andiamo indietro di quattordici anni, precisamente nel 1978. In quell’anno, un giorno, un designer torinese di nome Giorgetto Giugiaro si mise al suo banco da lavoro con una matita e disegnò, con tutti quegli spigoli, la nuova nata di casa Lancia.

-“[…]Guardavo e riguardavo quel disegno. Non mi convinceva. Poi iniziai a inserire spigoli qui e la. Era bizzarra, ma l’adoravo e sapevo che il mondo avrebbe fatto lo stesso.[…]”

Ed ebbe ragione. Si può notare, sulla carrozzeria, i molti richiami a figure geometriche. Il più evidente è il trapezio posteriore che delimita i cristalli e il lunotto.

Alla fine dell’anno successivo, finalmente la Delta arriva sul mercato. Per quanto si possa pensare non nacque con pedigree sportivo, ma bensì come berlina del segmento medio, da affiancare alla ormai attempata Beta. Montava infatti motori relativamente piccoli; da 1.3L e 1.5L rispettivamente da 78 e 85 cavalli di derivazione Fiat. Gli optional di quel tempo erano di tutto rispetto: dal tetto apribile al climatizzatore e il sedile del guidatore riscaldato. Tutte cose che difficilmente, nel 1980, si trovavano in una piccola berlina.

Dopo un paio di anni arriva la versione LX, sigla che sta a richiamare il termine “luxury”. Infatti oltre al prezzo più elevato, si poteva disporre di diverse tinte metallizzate, il sedile posteriore sdoppiato e i rivestimenti interni Zegna. Il motore 1.3L guadagna solo tre cavalli, passando così a 78.

2Alla fine del 1982 inizia ad intravedersi il barlume sportivo di questo modello. Esce infatti la Delta 1.6 GT; Monta il 1.6L bialbero della Beta con una nuova accensione elettronica. I cavalli sono saliti, 105 per la precisione. Ma l’anno successivo viene affiancata dal modello 1.6 turbo HF. La particolarità di questo era la presenza di un turbocompressore Garrett T3, che aumentava la potenza fino a 130 cavalli. Ma le modifiche non finiscono qui; infatti la calandra anteriore è stata ridisegnata (che accompagnerà i modelli Lancia per molti anni), i paraurti sono più bombati e gli interni totalmente rivisti. Vi era la possibilità di comprarla nella variante “Martini”, che simboleggiava i successi nei rally.

Arriviamo così al 1986, annata ricordata dagli appassionati per i tragici incidenti e l’ultima annata del Gruppo B. Arrivano così grandi novità in tutta la gamma Delta;

Lancia decide di abbandonare i carburatori e di usare così l’iniezione. La 1.6 Turbo HF guadagna dieci cavalli arrivando così a 140, riuscendo a toccare i 203 km/h.

Ma la vera novità fu la Delta HF 4WD. Fu montato un motore da 2L, a due alberi controrotanti, che sviluppava 166 cavalli, la trazione integrale fu derivata dalla Prisma, adottando un differenziale Torsen al posteriore. L’accelerazione era di tutto rispetto: 7,8 secondi per passare da zero a cento chilometri orari.

3Ma le migliorie non finiscono qui: all’anteriore troviamo gli iconici fari tondi, che verranno montati anche sugli altri modelli della gamma, e i proiettori supplementari.

Passando alla meccanica abbiamo quattro freni a disco, doppio terminale di scarico e l’idroguida.

Purtroppo il mito inizia a calare e le vendite diminuiscono, al contrario nei rally dove il dominio è nettissimo.

La vettura stradale inizia ad essere sviluppata in concomitanza con i rally.

Infatti arriva, senza farsi pregare, la Delta HF Integrale nel 1987.

Il motore era sempre il 2L della 4WD, ma il turbocompressore era più grande, più coppia e un rendimento migliorato. Ma le migliorie non finiscono qui; infatti viene dotata di una nuova frizione (la stessa montata sulla Thema 8.32), un assetto completamente nuovo rifinito nei minimi particolari, così da avere un assetto maggiormente sportivo e perfetto per i nuovi cerchi da quindici pollici.

Parlando di estetica, i paraurti sono ridisegnati e i parafanghi sono ben più larghi e prominenti.

Migliorie ottime, per ospitare da maggio 1989, quattro valvole per cilindro; Esce così la Delta HF Integrale 16V.

La potenza è a 200 cavalli.

Tutto frutto dal nuovo turbocompressore e la ri-mappatura della centralina; Anche l’assetto è stato notevolmente migliorato, cambiando la ripartizione dei pesi per ridurre il sottosterzo.

Ciò che ne deriva sono prestazioni incredibili: 220 km/h di velocità massima e 5,7 secondi per arrivare a cento chilometri orari.

Viene lanciata anche una versione catalizzata, per dare un po’ il pollice verde. Tuttavia viene tolto il 16V e montato l’8V, con sonda lambda e marmitta catalitica; Con queste modifiche antinquinamento la HF perde 23 cavalli. Si può riconoscere dalla scritta “Kat” al posto di “16V”, poiché i due modelli risultano esattamente identici ad una prima occhiata.

Ottobre 1991. Arriva sulle strade italiane il Deltone. Lo si riconosce subito; passaruota allargati, cerchi più grandi, bombatura del cofano più accentuata, scarico singolo nel posteriore e spoiler.

4Salgono di 10 i cavalli, migliorando ancora di più il 16V. Anche su questa poteva essere richiesta la livrea “Martini”.

I componenti e la resa degli stessi era paragonabile a quelli utilizzati nelle corse; Le sospensioni avevano un attacco più alto e maggiore rigidità. La combinazione di carreggiata allargata con sospensioni di questo tipo garantivano un aderenza incredibile.

Lo spoiler poteva essere regolato per incrementare o diminuire il carico aerodinamico.

Anche del Deltone fu prodotto un modello catalitico.

Tuttavia la potenza ne risentì: la perdita è di 24 cavalli, scendendo così a 186.

Un anno dopo lo stabilimento di Chivasso chiude, e così anche la Delta muore insieme a lui…

…Tuttavia nel 1993 viene ripreso il progetto, Maggiora produce una versione chiamata Evo2.

Altra  potenza viene aggiunta. Si toccano i 215 cavalli e la coppia sale, già molto alta a 2500 giri/min, nonostante il turbocompressore.

Incredibilmente questa versione è meno cattiva ma più addomesticata.

Infatti il turbo è più piccolo e la centralina viene rivista da Magneti Marelli.

La Evo2 era pensata per il pubblico e non più tanto per le corse; Tra gli optional previsti erano presenti gli interni in alcantara e un nuovo volante a tre razze.

Di serie era equipaggiata con Aria Condizionata e  ABS.

Nel 1995 finisce, definitivamente, la produzione dell’amata Delta.

Un’auto che nonostante i suoi ventuno anni di età, può ancora emozionare e far battere forte il cuore di qualsiasi appassionato rallista.

Un’icona, che ha dato tanto ma ha ottenuto tutto.

Grazie Lancia. Grazie Delta.

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