Si avvia il mercato piloti con Tanak e Tidemand pronti a spingere per un ingresso in Ford. Infuocato, alquanto irrealisticamente, il mercato dei top drivers. In realtà più stabile di quanto si possa pensare.

Il giro di boa tedesco è noto per le sue doti artificiali: una trama di contatti incrociati dopo la gara in Finlandia (http://www.rally.it/rimescoliamo-le-carte-per-il-2015/) fa apparire il mercato non più solo un fuoco fatuo: il mercato in fibrillazione porta la stampa verso gli abissi dell’irrazionalità, che pure è favorita dalle speculazioni, dai contatti e spesso volutamente alimentata dai management. Il mercato, come quello finanziario, non è molto efficiente, almeno agli occhi di una platea numerosa: gli “animal spirits” si muovono in modo imprevedibile, gli eventi di grande portata sono la benzina sul fuoco per una stagione finora appiattita dal dominio Volkswagen. Che sembrava aver cristallizzato ogni mutamento. Macchè. La vittoria Hyundai in Germania ha destabilizzato un equilibrio perfetto, forse fin troppo per essere considerato a lungo robusto. Ci sono degli “asset strategici” che salgono, acquistano valore a dispetto del restante schieramento di piloti, su cui, per una volta, cala il buio. Poi, però, le contrattazioni del mercato ritrovano un loro equilibrio, un suo volto: il cosiddetto “volo verso la qualità”, in finanza, rispecchia limpidamente quanto accaduto in questi anni nel WRC a cavallo fra settembre e ottobre. Dalla turbolenta estate, passando per il razionale autunno, che congela i voli pindarici di alcuni ambiziosi (ma velleitari) team managers, arrivando all’inverno che, nella sua tradizione, ripulisce il campo. Tagliando i rami secchi e conducendo alla primavera quelli più sani. E’ la metafora, se vogliamo forzata, di un WRC che prova a scimmiottare il paddock della Formula 1. Spietato, cinico e deregolamentato. Quei ronzii mediatici sono solo una componente di una giostra ben oliata, che fa uso di qualsiasi strumento per accrescere i volumi di ascolto. Di verità se ne vede con il contagocce, come di consueto; tuttavia, proprio quel barlume residuo di attendibilità va sfruttato pienamente. Vediamo come.

Chi sale

Citroen e Hyundai

Il capitolo Citroen, fra tutti, è quello più interessante, rimanendo, naturalmente, in un’ottica di grande realismo e autenticità. Evitando una dialettica del “tutto è possibile”, Rally.it preconizzò l’anno scorso una rivoluzione da zero in casa Citroen, proponendo il modello M-Sport (http://www.rally.it/se-una-medicina-amara-puo-risollevare-citroen/). Il prototipo è chiaro: lasciare mano libera ai piloti più talentuosi disponibili sul mercato. Con obiettivi in progressiva salita nel medio raggio. Nel 2014, a dimostrazione del successo manageriale Ford, si evidenzia la presenza di un pilota proveniente dall’ovale blu in ogni team ufficiale. Ex post, la ripartenza della casa francese si è fondata su due “asset” turbolenti, se non vincenti, sicuramente redditizi. Un investimento non facile -quello operato su Meeke ed Ostberg- fondamentalmente dei rottamati, con epiteti davvero poco prestigiosi circa la frequenza dei loro errori. Recuperare entrambi, in un colpo, solo, è stato un atto di coraggio, ma anche di grande lungimiranza, nella consapevolezza che il triennio del post Loeb non dovrà semplicemente traghettare PSA al termine della sua esperienza nel WRC. Andranno raccolti tutti i frutti possibili, anche con misure, dunque, non convenzionali. A nostro avviso, il fronte del mercato apparentemente più tiepido o se non altro ignorato, cioè quello Citroen, è quello che può offrire ancora numerosi spunti di analisi. Per capire fin dove la rivoluzione vuole arrivare e che continuità avrà l’investimento fatto su due nomi, bisognerà ancora aspettare: le oscillazioni prima di Meeke ne hanno fatto ipotizzare un’uscita, poi la direzione imboccata dal britannico in Finlandia e il crollo delle prestazioni di Ostberg, dopo un convincente inizio, hanno stravolto uno scenario piuttosto quieto. La casa francese non ha un vivaio ancora pronto e, pertanto, fa proprio un gusto, un’inclinazione verso i nomi di rilievo, rimasti in secondo piano. Di qui nasce l’idea Petter Solberg, che però fu ignorata dai vertici della casa delle due spighe già in precedenza. L’opzione è ammissibile, ma il momento di tensione attuale, che vede una corsa tra i due ufficiali alla riconferma, potrebbe anche rientrare. Di sicuro, quel che resterà, sarà l’approccio improntato a fine 2013, che a nostro avviso, contemplerebbe anche un recupero di altri piloti che Hyundai lascerà cadere in disuso, a piede libero. Fra cui Hanninen e Bouffier. Poco probabile il balzo di Lefebvre o Chardonnet nel WRC, entrambi ancora impreparati ad un salto nel vuoto. La svolta, con un team più francese, se ci sarà, avverrà dal 2015. Quel che la casa vuole, infatti, è la possibilità di schierare piloti già rodati, nei limiti concessi da un budget ridotto. Ad un mercato flottante la casa proverà, ancora una volta, a sorprendere. Con un nome di “garanzia”.

Se le ambizioni di Citroen hanno una dimensione confinata ad un orizzonte più ristretto, Hyundai riparte dal successo tedesco. Che vale tanto, specie sul piano nominale, ma che realmente non inverte quell’armonia logorante imposta dal binomio Ogier-Latvala. Chi suppone il contrario, con una pittoresca congettura, vanta argomenti piuttosto fragili. La validità del progetto verrebbe già dimostrata nel 2014, perchè, come sottolinea Autosport, fra la prima vittoria Hyundai e l’annuncio del progetto sono trascorsi appena 576 giorni, contro i 636 di VW. Le tesi a favore dei coreani, però, finiscono qui. Poiché nonostante la bontà del progetto, nonostante il faraonico budget, VW ha preparato qualcosa di più grande. Nella prossima stagione Hyundai dovrà, difatti, almeno nella prima parte di stagione, affidarsi ancora alla i20 2014. Ciò non toglie, tuttavia, che la squadra abbia raggiunto il punto massimo della sua salute dall’inizio del programma WRC e che anche sul fronte dei risultati, stia incassando i primi dividendi. Anche perchè il connubio creatosi con Neuville è originale, è sempre stato alternativo alla sintonia VW-Ogier. Che pare incrinarsi. E Sordo, uomo di esperienza, è l’altra figura a cui Hyundai non rinuncerà, prendendo una strada parallela a chi anima il mercato. La casa è esclusivamente concentrata sulle già munifiche risorse di cui dispone, lo spagnolo è un “bene rifugio” utile nei momenti più difficili; un usato sicuro su cui diverse squadre hanno già fatto affidamento. A testimonianza di come Hyundai sia riuscita ad apprezzare nel valore la sua formazione, inserendo anche la perla Paddon in un terzetto blindato e che rimarrà invariato nel 2015. Per proseguire la metafora finanziaria, il team di Alzenau è come una Ipo che si quota in Borsa con successo: superato quel clima scettico, ha convinto tutti alla sottoscrizione. Chi sale, insomma, ha messo a segno rialzi significativi nelle ultime gare -in particolar modo in Germania- ed è anche per questa ragione che il pacchetto complessivo sia di Citroen che di Hyundai rimarrà a grandi linee invariato. Almeno nel metodo. Nei nomi, a tremare, è il solo Ostberg.


Chi scende


Volkswagen e Ford

Per essere degno di nota, un mercato piloti ha un cronico bisogno di mettere in discussione anche i top drivers alla prima avvisaglia di attriti, al fine di mantenerlo vivace. Questa, però, non è altro che una rappresentazione vagamente espressionista. Che da voce al solo sentimento, alla sola percezione sensibile. Un giudizio che si avvicini all’oggettivo, invece, è da ricercarsi da tutt’altra parte. I dissidi intestini a VW, però, sono come una tempesta in un biccher d’acqua. Ed è alla fine più rumorosa, che distruttiva: i rapporti fra Ogier e Latvala, sono sì leggermente alterati, ma solo “fisiologicamente”: è del tutto naturale che un rivale forte in casa metta in dubbio una stabilità interiore che d’altronde non può essere eterna. Almeno che la squadra tedesca non decida di piazzare un gregario al posto del francese. La spiegazione più intellegibile, affiorante negli ultimi giorni, sarebbe legata al rinnovo del contratto di Ogier, il cui managament propone richieste differenti da quelle offerte dal costruttore campione in carica. E’ una corsa stucchevole finalizzata ad avallare una tesi suggestiva, ma tutt’altro che credibile. Non saranno momentanee “frizioni”, frutto degli eventi più recenti, a far perdere il buon senso del campione di Gap. Siamo lontani anni luce dalla separazione da Citroen nel 2011; lo scenario è cambiato e il francese, pur avendo un ottimo potere contrattuale, si priverebbe del team più compiuto in campo. Una supremazia tecnica e strategica senza eguali negli ultimi anni.
La discesa di Volkswagen, nel quadro estivo, è un fenomeno ammissibile nel motorsport: è una bolla scoppiata in seguito a una striscia che doveva avere un termine. La serenità tornerà presto, ma non si può nemmeno parlare di mare agitato. E’ indubbio che Ogier abbia mantenuto contatti con tutte le squadre, ma questa è normale prassi. La trattativa è un’altra cosa. Tantomeno Latvala e Mikkelsen abbandoneranno quel dream team a cui, fin dall’inizio hanno contribuito. Se Ford, Citroen e Hyundai devono elaborare delle ricette, la formula segreta Volkswagen l’ha già trovata. Ed è vincente. La bolla scoppiata in Germania parrebbe di sapone: la finzione, per una volta, si è distanziata dalla realtà al punto da prenderne il posto.
La lucidità tedesca, in tutto ciò, avrà la meglio nel riordinare ogni tassello al suo posto, remunerazione inclusa. Suggeriva Seneca che una volta all’anno è lecito impazzire. E’ proprio quanto accaduto all’ADAC Rally Deutschland: ciò ha fatto cadere il valore granitico – a tratti leggendario- della compatta formazione di Wolfsburg. Ma solo per una volta.

Chi invece è sceso piuttosto bruscamente sul piano dei risultati nel 2014 è Ford, capace di cogliere appena un podio con Mikko Hirvonen. Ed è di fatto la squadra che ha meno da perdere in una riorganizzazione che è d’obbligo. Essendo fra l’altro un team storicamente improntato a una logica di continuo svecchiamento. E qui noi ci permettiamo di guardare e di scrutare all’interno con facilità, in virtù dell’estrema chiarezza e spontaneità di cui si fa portare Wilson, un coach il cui smalto è rimasto sempre intatto. Ed è conseguente il fatto che i due principali autori del rilancio dovrebbero essere Tidemand e Tanak. Difficile ancora affermare se si tratterà di un duello a distanza per il sedile di Hirvonen. Dal momento in cui potrebbe avvenire un ingresso “esterno” come pilota cliente da parte di uno dei due in lizza per la sostituzione del finlandese, emerge come la ristrutturazione possa avvenire a partire dalle certezze economiche (con il ventilato ingresso di Kubica nella squadra ufficiale) e da quelle offerte da Evans, pilota regolare, concreto e in progressiva (anche se non fulminea) crescita. Se da un lato Tanak sarà ripescato -come si congettura- Tidemand è la soluzione migliore per ricostruire una cornice più propulsiva, uno stimolo. L’azzardo necessario, perchè d’altronde lo svedese ha le carte in regola, quantomeno, per ben figurare già a Montecarlo. Il resto verrà con il tempo. Che saprà dare, definitivamente, uno spaccato di una Ford divisa fra il senso di staticità della stagione odierna e l’immagine di grande dinamismo che si potrà ottenere da un raffrescamento totale, globale. L’estone, così come il britannico, infatti, restano a noi, così come agli occhi di Wilson, attorniati da un’ombra, da un’imcompiutezza da risolvere. La punta che manca ad M-Sport è da individuare in Tidemand. E le “quotazioni” di Tanak, dopo due rally incerti su asfalto, un pò plafonati, scendono. Ford invece vuole rimettere in moto quella straordinaria macchina che assembla talenti. Da lubrificare per tornare ad essere quella struttura competitiva qual è sempre stata.

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