Meno di tre settimane all’appuntamento conclusivo della stagione tricolore 2011 dominata dal formidabile pilota toscano che però non ha mai vinto “Il Rallye” e quindi avrà uno stimolo super per dare il massimo anche sulle prove speciali dolomitiche di San Martino di Castrozza.

Gli esami non finiscono mai, neanche per gli studenti modello. San Martino si prepara ad affrontare l’ennesima prova di maturità, il ritorno nella massima serie tricolore da dove fu estromessa nel 2008 nonostante una specie di plebiscito tra i piloti, che l’avevano eletta come migliore corsa per organizzazione e percorso.

L’appuntamento del 15/17 settembre prossimi (iscrizioni aperte fino al 9 settembre) chiuderà una stagione anomala, caratterizzata dal dominio assoluto di Paolo Andreucci e della Peugeot 207 Super 2000. Il driver toscano – navigato dalla compagna Anna Andreussi – ha vinto tutte le gare sin qui disputate, ha incamerato il suo sesto titolo assoluto, nel prossimo weekend cercherà ancora gloria all’Alpi Orientali e poi verrà a caccia sulle Dolomiti, dove non ha mai impresso finora il suo sigillo.

Uno come “Ucci” sarebbe sicuramente piaciuto all’avvocato Luigi Stochino, l’inventore del rallye all’ombra delle Pale (senza dimenticare il supporto fondamentale di Pietro Bovio, negli anni ’60 presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno), posto che tenacia e determinazione, unite a talento e coraggio, sono qualità note del garfagnino con il volante in mano e furono anche le doti dell’illustre penalista, che aveva un cuore da corsa e mise la sua passione al servizio di un minuscolo paese di montagna con un fondale da fiaba dove amava trascorrere le vacanze.

Del rallye delle origini è rimasto ben poco, l’asfalto ha sopraffatto tutti gli sterrati e il percorso si concentra ora in un raggio di poche decine di chilometri dal suo epicentro. Ma intatta è la voglia di stupire e di ammaliare concorrenti e spettatori, offrendo prove speciali una diversa dall’altra, ancora in grado di selezionare i protagonisti con una girandola di curve, controcurve e tornanti dove la minima sbavatura si paga subito al cronometro. E poi quando si sale fino a quota 2047 metri per varcare il Manghen, non è poi molto diverso rispetto a quando ci passava il drago Sandro Munari con la Fulvia Hf e s’inventava traettorie “impossibili” per schivare mucche e pietre.

Quella strada militare scavata sui costoni del Lagorai, teatro di violenti scontri tra austriaci e italiani durante la prima guerra mondiale, è rimasta un baluardo del rallye che fu e rito iniziatico anche della moderna sfida. Chiedere per informazioni a Michele Piccolotto e Gianni Marchi: l’anno scorso provarono il brivido di uscire di strada dopo lo scollinamento in cima e la loro Grande Punto Abarth rimase in bilico su un masso con due ruote all’aria.