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Kimi Raikkonen, i due volti fra la pista e la prova speciale

PREMESSE: Dopo due anni nel WRC, Kimi Raikkonen e tutti noi abbiamo già compiuto un resoconto della sua esperienza.

Tuttavia, è giunto anche il momento di considerare il suo ritorno in F1, che fra il 2010 e il 2011 tanti rumors ha stimolato, i quali a loro volta hanno trovato una risposta.
La domanda di partenza è la seguente:

Il cuore del finlandese segue definitivamente la pista?

La risposta potrebbe sembrare scontata, in effetti queste sono le parole dello stesso, dichiarate il 29 novembre 2011:

“Il mio tempo nel Campionato del Mondo Rally è stato utile alla mia carriera, ma non posso negare che la mia fame di F1 è diventata travolgente”.

Fame di Formula 1, di corsa. La nostalgia era, evidentemente, insostenibile. Per poterlo affermare con certezza, proviamo a seguire insieme un percorso cronologico ordinato.

CRONOLOGIA:

Il 2009 è l’anno senza dubbio cruciale, segnato dal crollo prestazionale della Ferrari, il team che ha offerto al finlandese la vettura per il fregio mondiale nel 2007. L’avvicinamento al rally avvenne proprio in quell’ultima stagione con la Punto Abarth S2000. I buoni risultati spinsero Raikkonen a cambiare aria.

Tutti abbiamo notato che in lui, stando anche alle sporadiche dichiarazioni rilasciate da “Iceman”, covava il disprezzo verso la serie regina dell’automobilismo, culminato con l’abbandono del suo team nel pre-weekend del GP di Singapore. Il ritorno alla Mclaren viene smentito, dopo la gara finale di Abu Dhabi viene confermato l’ingresso al WRC con il Junior Team Citroen.

Il 2010 e il 2011, in sintesi, sono gli anni del suo percorso, il cui, obiettivamente, è stato costellato di numerose difficoltà e “peccati di inesperienza”.

Il miglior risultato è stato un quinto posto in Turchia, nel 2010, mentre l’anno restante è dominato da una serie di errori.

Positivo è l’incipit del 2011, seguito tuttavia da un crollo nella fase finali.

IL COMMENTO:

Dati alla mano, osserviamo che dopo un 2010 in crisi, l’interesse verso la serie mondiale si è concretizzata nella creazione di una squadra privata, ma soprattutto nel conseguimento di risultati notevoli, assolutamente all’altezza delle aspettative. Il finale, come sappiamo, è stato invece bollato dai ritiri.

Nonostante le recenti dichiarazioni sulla meritocrazia del rally, io ne ho tratto dal finale di stagione un messaggio chiaro, il suo cuore guardava allo sport da cui ha ricevuto tante soddisfazioni. Le imprudenze, il ritmo poco incisivo, sono degli indizi evidenti. L’annuncio, come sappiamo, è arrivato poche settimane dopo.

Possiamo analizzare la sua avventura con due ottiche totalmente opposte, ma la verità dice che tutti non si aspettavano dei semplici piazzamenti etichettati come “interessanti”. Da un campione della sua portata, la zona punti è incolore. L’exploit, che tutto il pubblico attendeva, non è avvenuto.

Razionalmente, da appassionati di rally, sappiamo che alle fondamenta di quest’ultimo c’è l’esperienza, la conoscenza.

Per tale motivo, ho sempre considerato questa sua scelta un errore, convinto nella possibilità di crescere in questo mondo automobilistico parallelo alla F1.

Falso, il 2012 ha sentenziato un Raikkonen rinvigorito. Andiamo a vedere.

IL RITORNO IN FORMULA 1:

Il ritorno si compie fra le polemiche: la scelta fatta da Schumacher dopo tre anni di inattività, non ha pagato e le analogie con il finlandese erano tante.

Sostenitore del progetto Lotus Renault, è lui la punta di diamante del team. Il 2008 e il 2009 lo avevano visto in crisi.

Il 2012, i nuovi stimoli, una vettura competitiva ( rispetto alle considerazioni tecniche svolte ad inizio anno), lo hanno relegato in alto alla classifica.

La qualifica del GP d’Australia lo vedono precipitare al diciottesimo posto, ma da gran pilota, sfodera una rimonta che ha lasciato a bocca aperta, fino al settimo posto. Qualcosa è veramente cambiato, la conferma arriva in Malesia con quinto posto, dove è lanciato fra i top driver, ottenendo anche un giro veloce, la sua specialità.

La sua freddezza, determinazione e risolutezza si sono esposti totalmente in gara.
Dimostrazione, segnalazione, che il rally, pur rimanendo una grande passione, non sono il suo futuro sportivo.

Rispondendo quindi alla domanda iniziale, potremmo dire, che questa è stata solo una parentesi, costruttiva, ma effimera.

Gli ottimi piazzamenti iniziali hanno messo in ombra ciò che è stato fatto negli anni immediatamente precedenti; il suo mondo, evidentemente, non è questo, quello che ogni giorno proviamo a raccontare.

Divertitevi voi a trovare una definizione di questa “pausa”…

Giovanni Filograsso

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Giovanni Filograsso

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