“Quando la passione travolge ogni ostacolo” è la frase che è balzata, probabilmente, non solo nella mia mente, ma anche in quella di tanti altri appassionati di rally. Mi riferisco naturalmente alla recente notizia, lanciata dallo stesso Breen, il quale ha sciolto le riserve verso un suo ritorno nei campionati ai quali è iscritto, con sorprendente rapidità. In sei parole, non si racchiude una solo storia, bensì un numero sempre più ampio. Premetto, con onestà, che non avrei mai atteso un rilancio dell’irlandese nel 2012, a causa dello shock subito. Invece l’istinto, il cuore, chiamatelo come preferite, lo ha ricondotto in sella, lì, in quel luogo dove è cresciuto, fino a vincere il titolo WRC Academy. Ha compiuto la scelta migliore, presentandosi al Rally Finlandia, perchè è il modo giusto non solo per riacquistare la forza necessaria, ma anche per rafforzare o per meglio dire, dare un valore, alla memoria. “Al cuor non si comanda”.Come volevasi dimostrare. Dicevo all’inizio che la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Si rimane sempre a bocca aperta di fronte a tali decisioni, ma in realtà questa è la dimostrazione del solito ed ennesimo assioma. In qualche modo, bisogna rialzarsi, da quei vuoti incolmabili. Bisogna riconoscere a Breen il coraggio di saper dire “sì” a questa rinnovata occasione. Come afferma egli stesso, “è stata una decisione difficile”, ma è “ciò che Gareth desiderava” e soprattutto continuerà il percorso fino ad ora intrapreso “con le stesse ambizioni”. Con queste parole, il pilota irlandese, al di là dei risultati, occuperà un piccolo spazio di storia sportiva invidiabile. Questo però, è solo un frangente, un esempio. Perchè parlando di assiomi, si giunge sempre alla medesima conclusione: l’ardore, l’esaltazione di un pilota di rally, varca ogni confine, senza controlli. La vicenda concernente Craig Breen è solo un esempio. Anzi, le considerazioni fatte valgono per casi, fanno testo per tanti altri casi. Biasion, uno dei pochi ma grandi idoli italiani nel mondo, ormai, non ha solo conquistato i cuori “nazionali”, ben oltre. E’ la volontà a rendere “Miki” così speciale, “endemico”; per certi versi. Assolutamente di rilievo è la forza, la determinazione con cui si spinge avanti, con successo, in ciò che più ama. A ventitré anni di distanza dal suo ultimo titolo, conserva in sè tutta, intatta, la grinta per vincere. La Dakar 2012 è il perfetto ritratto di una persona che non sente, di fronte all’istinto ancora giovane, alcun peso. Quasi a ricordare, con qualche eccesso, la figura virgiliana di Caronte, indebolita esteriormente, ma vegeta e vitale al suo interno. Insomma, impossibile dire “no” per questi piloti, in quanto significa perdere un pezzo di vita. Biasion, dopo aver conquistato due titoli, non ha saputo dire basta, dilettandosi quindi nel famoso rally raid, coronato da sfortuna ma dall’ennesima conferma: non solo voglia di confrontarsi, ma anche di raggiungere il massimo risultato in palio. Se Biasion rappresenta il passaggio fra passato e presente, Breen fra presente e futuro, c’è, purtroppo, un’altra persona che dovrà porsi le stesse domande: Martin Semeràd, il quale dovrà seguire a sua volta un difficile e impervio sentiero, per poter continuare, dopo la tragedia avvenuta al Rally Bohemia 2012, concluso appena alla terza PS, a causa del decesso del suo navigatore, Bohuslav Ceplecha. Parlare del suo futuro, in questo momento non è corretto; tuttavia, chiudo questo articolo nella speranza che, all’età di soli 22 anni, come Breen, possa trovare, anche lui lo spunto giusto per ripartire, da zero, in memoria di Bohuslav. Per tale motivo, la copertina è dedicata solo al pilota ceco, nella sua funzione di augurio. Si tratta della sua ultima, ma prestigiosa vittoria, Rally di Svezia 2011, nel campionato Produzione.

foto McKlein