Preambolo:

Siamo giunti alle due finalissime del CIR 2012. Un campionato che pur povero di iscritti, fino ad ora, grazie anche alle due concomitanze con l’IRC, si appresta ad essere ricordato, qualunque sia il suo esito, in modo positivo. Diciamo pure che fino al Targa Florio nessuno avrebbe mai ipotizzato un duello così intenso. Invece oggi Scandola, pur trovandosi in netto svantaggio in quanto a punti, dispone di una vettura molto competitiva, con la quale ormai il feeling ha raggiunto un buon livello, ma senza dubbio alcuno, il picco prestazionale è ancora lontano. Quella di Scandola è stata una lenta progressione ma costante, che lo ha condotto al tetto di quattordici punti. Un gap ancora ampio, che si può risolvere solo con la tenacia, con l’impavidità, ancor prima della sagacia. Dovrà essere per il veronese un inseguimento senza calcoli. Considerazioni che invece potrà fare Andreucci in funzione della presenza di Basso ad almeno in un rally su due: se questo dovesse vincere, il toscano dovrà solo gestire. In conclusione, anticipo solo che il contesto 2012 è lo sfondo di un confronto, come definito nel titolo “a tutto tondo”, il commento si concentrerà proprio su questo ambito, perché in fondo al veronese interessa il titolo, ma soprattutto la possibilità di rilanciarsi fuori dal confine nazionale e magari prendere il treno del WRC, appuntamento perso da Andreucci, che poi si è speso a cavallo dell’Italia, confrontandosi solo raramente con i piloti esteri. Buona Lettura!

CIR 2012: il punto della situazione

Ancor prima di catapultarci nel cuore del capitolo centrale, non possiamo non sintetizzare e separare in gruppi il campionato: è necessario, per poter proseguire, fissare alcuni elementi portanti del CIR. Il primo novero è sicuramente costituito da Ciocco e Mille Miglia, due rally che hanno subito segnato un buon controllo di Andreucci su Scandola, separati di ben dieci punti. Nonostante qualche discreto rilievo cronometrico, i lettori sono certamente a conoscenza delle difficoltà di setup inerenti la Skoda, vettura inizialmente acerba, la quale esprime il suo potenziale in modo un po’ anomalo, quasi una sorta di chiave nascosta, per sbloccare un ritmo in realtà considerato e ritenuto da ampie parti come superiore rispetto alla restante concorrenza. Successivamente, il driver Skoda, anche a causa di qualche problema di carattere tecnico, ha perso l’occasione di cogliere importanti risultati su terra, mi riferisco al Rally Adriatico e al San Crispino, dove un passo gara finalmente incisivo non è bastato per raccogliere il primo successo in carriera. Il Targa Florio, a metà fra i due tronconi, ha invece lanciato il primo importante segnale: nei tortuosi ma veloci percorsi siciliani, Scandola ha sconfitto Andreucci, seppur sul filo dei secondi, dando prova di poter competere sul fondo asfaltato, decisivo per il corso restante della stagione. Insomma, possiamo raccogliere queste frasi affermando ragionevolmente che l’ultima vittoria a San Martino di Castrozza e Primiero, pur essendo indice della volontà di Skoda Italia di proseguire in modo determinato nella propria rincorsa, è solo una frazione di un’intera stagione, il cui corso, favorisce nell’insieme Andreucci, non solo in quanto a punti ma anche per quel che concerne il passo, ancora superiore. In altre parole, i campionati non si vincono agli ultimi appuntamenti, bensì con una progressione molto costante, paragonabile all’operoso lavoro delle formiche. E’ ciò che insegna il recente passato, i ritiri non sono più un’ombra, quasi ossessiva del pilota, ma sono viceversa elementi rari, che hanno ormai la maggiore influenza rispetto a delle serie anche molto brevi, come appunto il CIR.

Andreucci-Scandola: un confronto appassionante o tattico?

Fatte le dovute premesse, a questo punto entriamo nella periferia dell’articolo stesso: che cosa dobbiamo aspettarci fra Sanremo e Costa Smeralda? Si tratta di una domanda tanto interessante quanto curiosa. La casualità ha voluto che il confronto fra i due top driver sia anche da ricercare nelle due gare rimanenti: Sanremo, “feudo” di Andreucci, è il “rally tarmac” per antonomasia, un percorso snaturato ma che conserva tuttora la mitica “Ronde”. Il Costa Smeralda, all’opposto, è la nostra eccellenza, un rally su terra aspro, ricco di insidie, dove il veronese si è sempre esaltato. Sempre per rimanere nel discorso, sono le due punte dell’Italia all’estero, gare del WRC fra passato e presente. Vale a dire, per l’ultimo tratto stagionale, la sfida sarà molto intensa e sarà accompagnata dalla delizia, dal “dessert” del “menu” italiano, per spiegare la questione con una metafora gastronomica. Penso che ciò precluda quindi un’assoluta completezza dello scenario che ci apprestiamo a seguire, sarà sicuramente arricchito da tutti quelli elementi che rendono una lotta di campionato degna di essere tale. Ora , dobbiamo valutare in modo più profondo le dinamiche con cui avverrà questo confronto: il possessore della testa del campionato sarà aggressivo oppure inseguirà nelle posizioni di immediato rincalzo? Ritengo che a Sanremo Andreucci debba, a qualsiasi costo, attaccare, per posare una serie ipoteca sul titolo; sarà con tutta certezza l’appuntamento decisivo: è una condizione di cui bisognerà tener conto, ossia la partecipazione di figure esterne al CIR e quindi, come il lettore avrà sicuramente dedotto, ciò imporrà inevitabilmente un passo gara forsennato ed in conclusione, una guida alquanto al limite. Il famigerato rally ligure sarà il contenitore di un insieme di iscritti, in testa ai quali c’è naturalmente Giandomenico Basso, che essendo estranei a ragioni di classifica, punteranno solo al successo. Ragione per cui, il toscano avrà maggiore flessibilità nella guida, non necessita affatto di una vittoria, secondo la matematica, ma dovrà altrettanto mantenere il passo. Una posizione comunque più “comoda” rispetto a quella di Umberto Scandola, il quale, a sua volta, dovrà invece “giocare” la carta avversari per staccare nettamente il suo rivale e poi portare la questione in Sardegna, dove è invece il grande favorito. Non dimentichiamo comunque che il Sanremo, per quanto ridotto, è tuttora un rally assai insidioso, dove la tribolazione è dietro l’angolo, 2011 docet. Insomma, missione molto complessa e impreziosita da sfondi altrettanto lodevoli. Andiamo adesso a vedere anche la sfida generazionale che si cela dietro ad una questione puramente agonistica.

Andreucci e Scandola: passato, presente e futuro del rally italiano?

Si accennava nell’introduzione al “treno WRC” perso da Andreucci, ma di questo ne parleremo più avanti. E’, ai fini dell’argomentazione, fondamentale rimarcare un concetto: non è una volata fra veterani, paragonabile a quelle del triennio 2008-2010, bensì una sfida di differenti caratteri, fra cui sicuramente figura l’aspetto commerciale, si veda l’eterno duello Peugeot-Skoda, ma soprattutto un duello fra colui il quale ha rappresentato in sostanza l’era del crollo del rally italiano all’estero, evento il quale ha poi influito sulla sua carriera, già celebre ai più. C’è invece la stella nascente, Scandola, che deve essere invece l’emblema di un’aggressiva ripresa del motorsport italiano, una generazione che vuole riprendere le redini del passato e ricostruire il futuro. Una peripezia da Odissea, molto travagliato, compattato, riunito in una sola serie, il CIR. Il paragone ha basi solide, una lotta rusticana per un ambito titolo, quasi una sorta di partita, la cui vincita si ramificherà in tante possibilità, che saranno esposte ora.

Scandola e Andreucci: quali prospettive?

Con una sfumatura di realismo e con un pizzico di probabilità, che Andreucci vinca o perda, il 2012 potrebbe essere l’anno del suo ritiro definitivo, il che implicherebbe un disfacimento e di conseguenza un disastro per questa piccola scuola giovani che alleva promesse senza alcun dubbio interessanti. Questo è, tuttavia, un altro discorso. Non vogliamo essere di parte, ma visto lo stato in cui versa lo stesso, un successo del driver Skoda Italia significherebbe il raggiungimento a pieni voti, non solo di un livello di maturità molto elevato, ingrediente necessario per lanciarsi nel contesto europeo/internazionale, ma anche per guadagnare uno status symbol che manca ai nostri giovani. Uno stallo, infatti, preoccupante: negli ultimi anni è stato un gioco di Andreucci-Rossetti-Basso. Il campionato italiano, deve obbligatoriamente abbandonare questa fase per modificare il proprio volto, la propria fisionomia, in virtù dell’assenza di trofei validi, specie se viene posato un confronto con la scuola francese. Che vinca il migliore è un periodo banale, ripetuto all’ennesima potenza, ma sempre valido. La meritocrazia deve essere l’elemento costituente della stagione 2012; un valore che spesso scricchiola, a volte fin troppo. Ad ogni modo, ci auguriamo, nell’aggiungere un avversario nella lista dei rivali di Andreucci, che Scandola non perda il celeberrimo treno di cui abbiamo parlato e semmai, sperando che lo possa prendere al momento giusto.