1^ Tappa Dakar 2013: Sainz vince la prova di “riscaldamento”

Non c’è dubbio, la prima prova della Dakar è insignificante, non solo ai fini del risultato finale (la lunghezza del tratto cronometrato si estende per appena 13km), ma anche nei contenuti tecnici, essendo povera, se non priva, di vere insidie. In questo caso, l’apertura del 2012 sulla costa di Mar del Plata ottenne più successo rispetto al tratto di sabbia soffice in Perù, ma a differenza dell’anno scorso, i travagli inizieranno già dalla prossima PS, caratterizzata dalle tipiche dune peruviane, ben più perniciose di quelle del sempre più lontano rally raid africano, di cui si è ereditato solo il nome.

In questo contesto di attesa, i piloti si sono “divertiti” ed è spuntato fra le auto l’idolo di tanti appassionati, Carlos Sainz, due volte iridato, con il buggy due ruote motrici preparato da una squadra in California, rifilando otto secondi alla sorpresa Alvarez su Toyota, seguito a sua volta da altri exploiter su SMG Chicherit e Chabot, terzi e quinti. Quarto al Attiyah, a dieci secondi, che conferma l’ottimo, per non dire eccezionale, stato di forma dei Buggy, rispondendo specialmente agli scettici, che nutrivano dubbi su un successo con un 2WD.

Invece, cogliendo le penalizzazioni del nuove regolamento nei confronti dei 4X4, il mezzo portato in gara, sviluppato anche con l’ausilio di Volkswagen, è più agile e potente in senso assoluto; ciò non significa tuttavia che la restante top ten, occupata in ordine da Holowczyc, Novistkiy, Peterhansel, De Villiers e Roma, a più di mezzo minuto con vetture a trazione integrale, non siano in corsa, perchè la Dakar è una gara che non premia mai il più veloce in assoluto, bensì il più regolare e il più accorto, insomma, chi ha una visione lungimirante della gara in senso tattico e strategico, oltre che essere, Toyota e Mini, due case le quali hanno curato con molta attenzione l’evoluzione delle loro auto.

Aspettando l’arrivo dei “trucks”, diciamo che l’assaggio, l’antipasto, per intrattenere il pubblico assai numeroso, è stato servito: per la maggior parte insipido, per i debuttanti un’occasione per dilettarsi, ma per qualcuno è stato molto amaro: Robby Gordon, un lottatore assiduo e caparbio, è arrivato con dieci minuti di ritardo…

Giovanni Filograsso

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Giovanni Filograsso

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