La seconda fase della Dakar, nel suo scenario sempre più chiaro e limpido, è segnata dal ritiro di Al Attiyah a causa di un violento incidente contro un albero, che ha inficiato in modo irreversibile l’affidabilità: con la perdita di un protagonista, la strada per il successo di Peterhansel è aperta, così come quella degli exploiters, i quali non solo potranno contendersi risultati di tappa, insomma, come nel ciclismo, ma anche un podio ancora indefinito, specie per quanto riguarda il terzo gradino. Tuttavia, non dimentichiamo che da domani si ritorna sulla sabbia, il fondo stradale da cui, naturalmente, hanno origine smarrimenti, insabbiamenti e disparati errori.

In questo senso, oggi è stata l’ultima giornata nella fantastica e lussereggiante pampa argentina, da un punto di vista naturalistico unica nel suo genere, meno pericolosa per i partecipanti, in quanto si estende con alcuni ostacoli, ma certamente non paragonabili a quelli offerti dalle dune. Non casualmente, oggi il leader, in virtù di queste premesse, Peterhansel, è stato prima di tutto accorto, attento a non commettere errori, dopo aver attraversato “il tappone” di 600 km senza difficoltà, senza rinunciare alla stabilità della vetta, recuperando ancora su De Villiers, ormai lontano ad oltre 52 minuti. Lungo il corso di questa Dakar, l’arma “letale” del francese si è potuta ritrovare proprio in questa forza, attraverso la quale esprime prestazioni ad alto livello, mai eccellenti -solo due successi di giornata- ma regolari, evidenziamo, escludendo il primo giorno d’apertura, i piazzamenti sempre nella top four. Il francese è quasi pioniere di uno stile di guida “da WRC”, molto tecnico, che nella Dakar sarà probabilmente punto di riferimento in futuro, in quanto molto vicino alla perfezione. Oggi però i giusti onori bisogna attribuirli a Terranova, sul vecchio BMW X3, con il quale ha vinto la tappa di casa, dominando tutti gli intermedi, ma soprattutto conquistando una top five che rilancia le sue quotazioni per il terzo gradino del podio: come giustamente evidenziato da Roma, oggi secondo, quarto nell’assoluta, “a prestazioni di rilievo spesso, il giorno successivo, possono corrispondere dei crolli in classifica”. In effetti, la rosa dei drivers in lizza per questa posizione sono tre, Novistkiy, il quale attualmente conserva una modesta mezz’ora sullo spagnolo e cinquanta minuti sull’argentino. Numeri impressionanti, in un certo senso, ma osservando la scarsa incisività del russo, decimo nella tappa odierna, un recupero degli inseguitori è assolutamente possibile ed anzi, assolutamente raggiungibile.
Chiudono la top five il già citato De Villiers e Gordon, entrambi alla ricerca di un successo giornaliero.

1° Stephane Peterhansel (FRA) Mini
2° Giniel De Villiers (ZAF) Toyota 0:52’38”
3° Leonid Novistkiy (RUS) Mini 1:08’40”
4° Joan Nani Roma (ESP) Mini 1:34’04″
5° Orlando Terranova (ARG) BMW 1:58’49″

Insomma, chiudiamo il racconto , non senza amarezza, della decima tappa di una Dakar, la quale, qualunque sia il suo esito, non sarà conquistata fra le auto “a suon di tempi”, bensì il vincitore sarà decretato dall’affidabilità, ineluttabilmente, anche se i 52 minuti di Peterhansel pesano sul gruppo degli inseguitori, neppure troppo competitivo, certamente non al livello di Al Attiyah, interprete della gara in senso più puro, da rallista tradizionale, rusticano.
Come già accennato, domani è l’ultima giornata argentina, la sabbia sarà protagonista, ma anche i locali Terranova e Alvarez proveranno ad animare i connazionali, nel tentativo di valorizzare maggiormente un’impresa la quale, sino ad ora, merita delle sincere lodi: c’è, prima di tutto, passione in questi piloti, fra cui lo stesso Terranova, onorevole portabandiera nazionale.