Loix lo conosciamo, è un pilota che su asfalto ha pochi rivali, gode di un’esperienza vasta ed ampia, che viaggia dal WRC all’IRC, passando per il campionato nazionale: una delle tante punte “polivalenti” di cui ogni nazione europea, in genere, gode.
Il belga, però, in casa si esalta come nessun altro, non come Basso o Andreucci al Sanremo, perché Freddy Loix distrugge e abbatte i suoi stessi record, raddoppiando i precedenti record di Snijers, Droogmans e Staepelare, fermi a quota quattro.
Abbiamo definito, quella di Loix, un successo da “scacchista”, perché abbiamo rintracciato nella condotta del belga quella concezione di una partita, da un punto di vista tattico, nel breve e nel lungo termine: tecniche infallibili di un bravo giocatore. Da qui, è nato il successo, sfruttando condizioni particolarmente favorevoli per raggiungere l’obiettivo finale, con un sillogismo proprio di un talento a metà fra il calcolatore e il velocista puro. Una profondità di analisi che non può non offrire a Loix una meritata lode, poiché dentro il successo c’è la raffinatezza e l’eleganza: per gli appassionati del gioco, si può parlare di un “matto del barbiere”, poche ma efficaci mosse per costruire la vittoria, con decisione e lucidità. Chiuso questo capitolo, ci inchiniamo allo spessore notevole di un rally che, fra l’altro, non poteva che premiare facilmente il plurivincitore nazionale, fra un Bouffier troppo cauto e abbottonato sul bagnato e un Breen sfortunato e imprudente. E se questa è la focalizzazione di un evento principale della gara, sullo sfondo c’è appunto il percorso, mai sporcato e macchiato da ingressi impropri, con il mito della velocità e del taglio mescolati in un rally che si consuma tutto d’un fiato. Quattordici PS in un giorno, con velocità medie che si attestano attorno ai 105 km/h e curve di due tipi, a gomito o in successione. La pulizia di guida, dunque, è spesso compromessa da numerosi fattori, a partire dall’asfalto sporco e spesso bagnato, che richiede molteplici variazioni di assetto, a tratti fin troppo compromesso. Il taglio, spesso profondo, delle curve, è quel fenomeno scatenante di forature che in Belgio non sono affatto una sorpresa ed anche per quanto concerne gli incendi. L’assetto, infine, a differenza di quanto si possa pensare, è anche il prodotto del pilota più fine, attento ai dettagli, forse qui più determinante che altrove, perché al di là delle regolazioni facoltative che può svolgere il pilota rispetto all’altezza della vettura, il driver deve assolutamente avere una percezione sensibile per scegliere un’opzione morbida o più rigida. Certamente, viste le condizioni del fondo, ancora una volta, in larga parte osserviamo che in Belgio serve una vettura molto stabile e bilanciata, che riesca a coniugare ad un’uscita di curva ottimale un bilanciamento aerodinamico sull’anteriore altrettanto efficace. Nel misto, si può favorire una molla lunga, per via delle irregolarità del fondo, particolarmente aspro.
Un mantello di cultura avvolge il centro nevralgico della gara, Ypres, città segnata profondamente durante le due guerre e contemporaneamente centro culturale e sportivo nell’ottica europea, tappa di un evento, pertanto, metafora di questo ERC che non è altro che un viaggio e riflesso di un folclore particolare, che si può ritrovare solo in Europa, grazie ad una variegatura senza rivali.

CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI

Freddy Loix 10 e lode

La laconica frase a fine gara “Bouffier e Breen si sono svegliati un po’ tardi” riassume nel modo più sintetico il contenuto di questo weekend ad unico senso. Alla base del successo, come già evidenziato, c’è la lucidità, l’alchimia con una vettura dal quale non riesce a separarsi e la metafora dello scacchista di cui abbiamo parlato. Il belga è uno di quei personaggi del rally pragmatici, che muovono passi in modo risoluto, oltre che conoscere palmo per palmo il proprio terreno di caccia. E se il GEKO Ypres Rally è l’Università dell’Asfalto, poiché è una combinazione di tasselli davvero originale, la portata del successo si rafforza. Movimenti, come uno scacchista veterano, secchi a inizio partita, che indirizzano subito l’esito verso un concorrente o l’altro. Condizioni favorevoli per l’uno e svantaggiose per l’altro, Breen e Bouffier sono stati messi sotto scacco in poche battute, incatenati nella morsa della scacchiera stessa. Sdoppiando la visione e tornando alla realtà, è stato il fondo a mettere in crisi, anche psicologica i rivali, giacché il belga, prima vincendo le qualifiche, poi raccogliendo quanto più vantaggio possibile sul bagnato, ostile e minaccioso, ha impedito subito qualsiasi contrattacco. Offensive di Bouffier avvenute per altro in ritardo e in particolar modo ben controllate dal pluripremiato, in difesa tutto il sabato, rivelando, senza troppi giri di parole, che il potenziale va oltre il lindore di un trionfo netto. MATTATORE

Bryan Bouffier 7/8

“Bravo” perché conferma l’ottimo stato di forma, in quella che si può definire una “prova del nove”: il voto inferiore ad otto testimonia anche un pilota rinato in condizioni di asfalto asciutto, sul quale ha espresso un potenziale davvero buono. Sotto un altro punto di vista, però, emerge una prima tappa in sordina, trascorsa in attesa dei movimenti altrui, che ha dilatato enormemente e senza sosta il gap dal leader, di fatto precludendo qualsiasi speranza di vittoria. Un atteggiamento deleterio, conseguenza di una prudenza eccessiva e smisurata: ha perso, fra l’altro, anche il confronto in casa con Breen, assolutamente meno temporeggiatore al momento di portare la vettura al limite. Essendo una scommessa “’d’oro” in ambito PSA, pronto ad una scalata al vertice Citroen, mettendo insieme un rally Sardegna in chiaroscuro e un Rally Ypres positivo a metà, fruttuoso nei punti ma consistente solo parzialmente, non sarà forse l’inizio di un declino? GARA “A DUE VOLTI”

Craig Breen 8

L’altra promessa Peugeot completa il quadro del podio ed egli inseguitori più papabili per il successo: una prova, quella dell’irlandese, che sul piano della prestazione è seconda solo a quella di Loix. Il coraggio di una “res gestae” si manifesta in quella prima giornata in cui, consapevolmente, Breen ha cercato di incalzare il leader, avanzando con una strategia totalmente differente rispetto a quella di Bouffier, che ha perseguito una “politica dei piccoli passi”. Il pilota Peugeot è di tutt’altra tempra e di altro stampo, ricerca il successo, sfruttando una velocità pura che ha pochi eguali. Pochi calcoli e tanto piede: è un ritornello tante volte ripetuto, ma che è giusto ribadire. Di grande effetto la rimonta, seguita alla rottura dell’albero di trasmissione, insistente e appassionata, contemporaneamente favorita e disincentivata dalla precarietà del fondo stradale. D’altronde, Breen è pilota da “survival”: in condizioni difficili, è il primo della fila, il più perspicace. RIMONTA APPASSIONATA

Hayden Paddon 8

Hayden Paddon è il pilota che, in modo innegabile, ha raccolto più attenzioni nel fine settimana belga, per una prestazione di tutto rispetto e di rilancio, in un punto morto della carriera, in seguito ad un 2012 in cui si è perso, fra prestazioni brillanti e inconcludenti. La svolta, il cambio di rotta non è ancora del tutto arrivato, ma come risorsa, il neozelandese, è pronta per essere rimessa in campo. Il passaggio alle S2000, infatti, non appariva allora così consolidato e solo ora, con questa prova, in una giostra di ritiri e colpi di scena, incanta un pubblico sempre presente e numeroso, oltre che gli addetti ai lavori, perché questo pilota che viene dall’altro emisfero, colpisce e infligge anche duri colpi alla concorrenza. Capace di sfidare la notte umida di Ypres, battendo sul filo dei decimi Loix e di resistere in modo ardito ai duri attacchi di Breen, si ferma dopo un incidente ad alte velocità, che compromette l’integrità della vettura stessa. Un assalto ai vertici inaspettato, fulmineo. E i rivali, in Finlandia, sono avvisati: Paddon vuole rientrare in grande stile. RIENTRO AUTOREVOLE

CLASSIFICA MISTA

Hermen Kobus e Michal Solowow 7+

In quel contenitore che raccoglie gli outsiders, in Belgio mai assente, fra exploit annunciati ed altri inaspettati, segnaliamo su tutti la presenza del sempreverde Solowow, che da quel podio insperato nel 2011, si è confermato sempre competitivo in occasioni dell’appuntamento belga. In effetti, fra le poche gare fino ad ora disputate, il polacco ha privilegiato le specialità, neve, fango e viscido. Tanta esperienza assimilata negli anni che fanno di Solowow ormai un vero professionista, non certo efficace ovunque, ma ancora in grande spolvero ad Ypres. Costanza e passo gara, ingredienti per un impasto almeno redditizio: un’uscita di strada ha compromesso un risultato nella top five certo ed un rincalzo su Paddon sin dall’inizio incisivo. Come dire, non solo il trio del podio è il cuore pulsante della gara: anche il giovane Kobus, in modo repentino, si è presentato fra i più ambiziosi, proponendosi a ridosso dei più blasonati. Corona una buona rimonta dopo un’uscita di strada durante la seconda tappa, confermandosi saldamente in top five. EXPLOITERS

Antonin Tlust’ák 6+

Spendiamo anche qualche riga per Tlustak, presenza regolare e ben consolidata nell’ERC: non è certamente fra i più veloci in senso assoluto, ma ancora una volta l’ingresso nella top ten è un segnale positivo: compagno inseparabile della Skoda Fabia, difficilmente commette errori, così come non è il portacolori dell’azzardo: un approccio sobrio e contenuto in gara distingue questo pilota in classifica per gli arrivi. Il gap si vede ad occhio nudo, i tagli sono limitati e spesso timidi, ma una progressione dettata da “piccoli passi” ha permesso un miglioramento nel finale.

Pieter Tsjoen s.v.

CLASSIFICA DEI PILOTI LOCALI

Andy Lefevere 7½ / Melisa Debackere 7 / Davy Vanneste 7½

Il rally non racconta solo storie di grandi protagonisti, come noto, ma anche di piloti che si impegnano con le proprie forze e con i propri mezzi per inserirsi in grandi sfide, di ampia portata. L’appartenenza al territorio aiuta questi “piccoli grandi eroi” a distinguersi da privati, in un weekend di gloria personale. A partire da Lefevere, “classico exploiter” del Produzione, vincitore del confronto con un driver internazionale dal peso notevole, qual è Aigner e dello splendido quarto posto, catturato nel finale a Davy Vanneste, vittima di un incendio giunto nel finale, avvolgendo quindi la prova del belga da un senso di amarezza e delusione profonda, essendo stato fra i più costanti. Raccogliendo, peraltro, la soddisfazione di aver tenuto dietro due S2000. Concludiamo con l’ottimo settimo posto di Debackere, una novità nel rally di Ypres, con una donna nella top ten, in rilievo e mai apatica. Un terzetto in zona punti, simbolo del continuo rinnovo e rinfresco di una classe sportiva locale originale, che si esalta, senza alcun dubbio, sulle insidie casalinghe. CLASSE E PERSONALITÀ

CLASSIFICA PRODUZIONE

Andràs Hadik 7

Andreas Aigner 6½

Questa volta Aigner ha deciso di rompere gli indugi, non accontentandosi della sola vittoria nel Produzione, ma anche ricercando risultati di primo livello nell’assoluta: commette pochi errori, è minuzioso e preciso nella cura dei dettagli, chirurgico nella pulizia di guida, è noto per essere un altro perfezionista. Nel Rally Ypres, invece, emergono i volti più improbabili dei piloti, vittime delle tante insidie di cui si è parlato in precedenza. Nella prima giornata, un Aigner in grande crescita ha in certo qual modo sfidato la superiorità tecnica e l’agilità dei rivali su S2000, segnando e battendo tempi davvero rilevanti, certificando, come se fosse necessario, la sua supremazia. Poi, di prova in prova, nel giorno successivo, una serie di forature ed errori lo hanno fatto precipitare in un’Odissea senza termine, l’assenza di grip è senza dubbio il primo colpevole. Un quarto posto che limita i danni, ma sarà improbabile dimenticare per il pilota quest’avventura all’insegna della tribolazione, che assume la forma di una “condanna”. AGRODOLCE

Germain Bonnefis 6-

Questa volta il francese perde l’occasione, probabilmente irripetibile: persi, con onore, i duelli sul campo, il crollo in classifica dell’austriaco è apparsa come l’occasione d’oro, per riprendere e limare un gap ancora contenuto, invece un Bonnefis in crisi profonda, alimentata dalla fitta pioggia, hanno concesso ad Aigner un ulteriore passo in avanti nella conquista del titolo Produzione. Tanti errori, ma anche una vettura inadeguata.

CLASSIFICA 2WD

Xavier Baugnet 8

Sin dall’inizio in evidenza per grandi doti velocistiche, Baugnet è l’ultimo frammento dei tanti vincenti: del resto, fra Assoluta, Produzione e Due Ruote Motrici il Belgio segna tre punti su tre. L’accademia belga non perde un colpo e alleva una squadra “olimpionica” in quanto a completezza. E nella sua specialità, con la piccola 208, non c’è spazio per nessuno, se non per qualche puntata offensiva. Coraggio e conoscenza del territorio.

Timo van der Marel 7½

Pontus Tidemand 7

Per qualcuno è “una gavetta inutile”, per altri acquisizione di risorse fondamentali: contenuti totalmente differenti nell’ottica, ma che individuano entrambi l’obiettivo dello svedese, cioè portare a termine un percorso a medio termine di consolidamento su asfalto e terra. E noi non possiamo elogiare con un encomio questa scelta, perché la fretta non è saggia consigliera. Sul prototipo di Breen, che in un anno ha rivelato progressi notevoli, è emersa ancora una volta la centralità della fase di apprendimento, per costituire un’ossatura al pilota, altrimenti privo di abilità a 360 gradi. Si consideri che nella difficoltà di guida di una R2 ci sono i primi passi di chi cresce. Approccio positivo, nonostante le tribolazioni.

DENTRO IL RALLY-L’APPROFONDIMENTO

Rally Geko Ypres 9

A parte lo spettacolo ridotto a brandelli da Loix, che ha impedito qualsiasi possibilità di recupero da parte degli avversari, lo scenario, il fondo, il percorso estremamente tecnico, non sono gli elementi della cornice, bensì il contenuto del quadro, perché a dominare, in Belgio, è sempre il divertimento offerto, testimoniato del resto dal bordopista, gremito di persone, dove il cuore della passione batte sempre ad un regime violento. Le curve a “T”, alternati da lunghi rettilinei e cambi di direzione improvvisi sono le vere perle di un rally amato da sempre, un test completo, dove si evince la qualità incarnate da ciascun partecipante.

Pilota del Rally Geko Ypres: Andy Lefevere

Le vetture R5 fra polemiche e curiosità 6

Un sei politico alle due vetture che insieme hanno catturato più occhi di tutte le altre vetture presenti: la FIA, sempre alla ricerca di un “budget cap” ristretto, propone le nuove R5 come modello e prototipo per il futuro e le voci, addirittura, le promuovono come i futuri modelli del WRC. Tralasciando le lecite perplessità rispetto a quelle che restano comunque indiscrezioni, il sostanziale congelamento di queste vetture, prive di ampi margini di sviluppo, sono la chiara spia di un concetto esasperato e sbandierato in eccesso, poiché la distanza fra privato e ufficiale, in quanto a risorse, si può assottigliare ma non eliminare definitivamente. Anche se è opportuno ammettere che l’ufficioso “balzo in avanti” delle nuove R5 ha colto di sorpresa, essendo alquanto netto, se confermato. Il look aggressivo non si ferma all’apparenza, ma va oltre i fatti: nei movimenti, Neuville e Meeke hanno ostentato molta più fluidità in percorrenza, un altro fondamentale indizio.

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