Si volta pagina, si chiude nell’emozione, in un’atmosfera amarcord e nostalgica un decennio nel nome di Loeb. E’ uno di quei passaggi di consegne che lasciano il segno, volti incancellabili in una galleria i cui colori predominanti appartengono alla Francia. E’ l’evento dell’anno, certamente, perché stabilisce, nella sostanza e nei simboli, la continuità nel segno della nazione d’oltralpe, è il pathos del pubblico francese a far da protagonista alla scena, ricca di coups de théâtre. Non è più il feudo padronale degli ultimi anni, con l’Alsazia destinata ad essere l’appuntamento della cerimonia, giacché il WRC è cambiato, il gioco del nove volte iridato quest’anno lo ha praticato Ogier, prudentemente in posizione di rincalzo nelle prime fasi. A dirigere l’orchestra è sempre il battito di un cuore francese sempre animoso, verace filo conduttore di gusto wagneriano; la vicenda, che fino a sabato aveva visto cinque piloti in lizza per un successo a pari possibilità, si è capovolta in una particolare torsione eliminando da una sfida storica il nuovo, Neuville e l’antecedente, Loeb. Tuttavia, chi non percepisce l’odore della polvere da sparo?
Nonostante la conclusione anticipata dell’evento da parte di Loeb, in modo inglorioso, fra i due francesi, nonostante l’aria della tregua, si percepisce un’ostilità di fatto mai conclusa. Un conto dal saldare del tutto particolare, anche perché quest’anno nei duelli di casa entrambi si sono cimentati indomitamente, con due vittorie ciascuno. Se veramente per l’ormai ex campione è una partita chiusa, se sono delle chiavi da consegnare ad un rivale giovane -oppure il rivale più prestigioso- certo è che manca la sfida decisiva, eterna, che nei piani doveva svolgersi proprio in casa. Forse qualcuno avrà, anche solo vagamente, portato i pensieri al Saremo 2011, in cui Neuville si rivelò abile nell’agguantare la leadership al momento giusto; oggi si è trovato nella posizione opposta. I campioni fenomenali, naturalmente, imboccano nuove vie, per rinnovare lo spirito della “ricerca orizzontale”, dell’avanture; qualunque sia la decisione di Loeb, le porte del Rally Alsazia 2013 guardano avanti. A partire dalla promessa sportiva, Sébastien Chardonnet, che coglie il successo nella serie WRC3 Citroen, con Quentin Gilbert invece vincitore dell’evento, passando per Robert Kubica, il quale scruta già il prossimo balzo nel WRC.

CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI

Sébastien Ogier e Sébastien Loeb 10

Dieci, perché è la classe, lo stile, a determinare la gara dei locali, conclusasi in modo opposto, ma che parte dalle stesse origini. Non è il monologo, sistema spesso applicato da entrambi, del campione che fugge subito o che viceversa aspetta la seconda giorno per piazzare l’asso. Due concezioni di dominio, di vero possesso della serie radicalmente differenti, destinate tuttavia ad assegnare le chiavi del WRC ai francesi, ai “Sebastiens”. Fra i due, durante la gara, c’è l’odore della polvere da sparo, del ritorno agli albori del duello del 2011 mai terminato. A differenza di allora però, ci sono due sportivi profondamente rinnovati psicologicamente, dei colossi monumentali del WRC, unici a incarnare il segreto del successo, dell’essere fenomenale. Infatti, dietro alla guida, in entrambi rintracciamo la maturità di chi cede il trono per perseguire nuovi confronti, a favore dell’astro nascente. Il talento dei francesi non è sprizzante, non è libero, trova forma nella classe, fuori e dentro l’abitacolo. Il primo, che con la fantasia è stato capace di ribaltare il significato dell’appuntamento, solcando un segno profondo di chi lo aveva accusato di arrendevolezza. Il secondo, perché si concede il lusso, dopo nove titoli fatti di concretezza e pragmatismo intrinsechi, di divertirsi. Nel momento della vittoria del campionato, l’immagine che vede Loeb porgere i propri complimenti, nella sua semplicità, sarà l’atto di abdicazione o solo un addio pro tempore? È IL TERMINE DI UNA SFIDA?

Dani Sordo 9½

Sembra paradossale, assurdo, ma nel Rally d’Alsazia le lodi non si tessono solo nei confronti dei locali, ma anche nei confronti del “pentagruppo” che ha animato le vicende di un tormentato rally di Alsazia. Una gara polivalente, poiché oltre il significato da essa conservato, è la risultante anche di diverse questioni. A partire dalla conferma indispensabile di Sordo, in ricerca disperata di fiducia da parte di Citroen, che, nel tagliando di fine anno, potrebbe includerlo nella prossima stagione. Dimostrando, senza remore, di potersi affacciare sul balcone della classifica e gestirne gli andamenti, con la propria classe, dando spettacolo nel cuore dell’Europa, attraverso la Power Stage e in seguito manifestandosi tonico e regolare, l’unico a mantenersi al vertice. E’ l’archetipo dello scatto di orgoglio di chi non rinuncia al proprio prestigio, di chi ha costruito una fama solida e non si sottomette alle logiche di uno sport spesso spietato. Possiamo, finalmente, acclamare il rientro di Sordo in quella che è la sua dimensione. IN RISALITA

Jari-Matti Latvala 9½

E come si può non elogiare un pilota che si riscopre e si ricompone sull’asfalto, che capovolge pezzi importanti della propria storia personale?
Degno di nota è il sacrificio, in nome della squadra, del successo personale, anteponendo degli interessi prioritari e comunque mai in discussione; eppure, quel ritmo forsennato, funambolico, è stata la chiave, la svolta per entrare in un novero, una realtà in cui inizia a cimentarsi solo negli ultimi anni, quella regolarità, il valore della costanza, il culto del piazzamento, comprendendo che questa è l’unica via per emanciparsi nel suo team. La chiave di lettura della performance del finlandese, dunque, non può che essere che ricercata nello spirito di riscatto, sempre vivo in Latvala, che si rivela tuttavia assente nella prima metà di stagione. Il piede ormai è valido ovunque, manca un filo conduttore e logico nelle sue prove, raramente così calcolate come in Alsazia. GIOCO DI SQUADRA

Thierry Neuville 9-

Nel gruppo dei cinque di testa, il più fresco e brioso, è stato il primo cadere nella trappola del viscido francese, che ha colto, attraverso la sua imprevedibilità, a sorpresa gli equipaggi, simboleggiando il ruolo della dea “bendata”, la quale non di rado ha cambiato fronte. Non è irrilevante la tattica originale optata dal belga, che ha consentito un consolidamento della sua leadership, frutto di quell’ottica a lungo termine e dell’arte dell’azzardo, che vanno nella direzione dell’inserimento di questo pilota fra i protagonisti della serie. C’è l’acquisizione di una maturità e del proprio ruolo predominante nella squadra, la sicurezza di essere appoggiato da un team certamente non contraddistinto da rigide gerarchie. La sua prova è da vincente, ardita, indomita, ma anche insufficiente: gli errori, anche sottili, in un gruppo ad altissima competitività, a tratti insostenibile, non sono perdonabili. Il quarto posto, dopo una foratura, è un bottino ricco, ma non racconta un iter fatto di sopravvivenza e di ricerca continua dell’estremo. ASTRO NASCENTE

Evgeniy Novikov 7+

In modo abbastanza marcato, fra il quarto e il quinto posto c’è la terra di nessuno; difficile dire se dall’altra parte del fronte si possa parlare di piloti terreni o, più semplicemente dei gregari, i secondi, coloro che non sono deputati al successo. Certo è che l’unico fra questi a spiccare è proprio il russo Novikov, unico a difendere, in un terreno non proprio affine alla sua guida, la posizione in relativa tranquillità: è il traghettatore che conduce la vettura al traguardo, non spicca affatto in classifica, ma in prova conferma e certifica la bontà della propria guida, mai arrendevole e conservativa, improntata all’aggressività e alla sua spettacolarizzazione. Pilota anomalo, a volte in auge, a volte nel buio. LUCI E OMBRE

Mikko Hirvonen 6

Sembra che l’apice della parabola discendente sia stato raggiunto, il suo vertice non può che avere luogo in Francia, gara storicamente ostica al finlandese, dove è necessaria una guida pura, per perfezionisti, peculiarità non particolarmente vicina ad Hirvonen, alla ricerca di un affinamento mai pervenuto su questo fondo. La prova del finlandese è discreta, ha la meglio nei confronti dei “vicini di casa” norvegesi, ma fra i top driver è per l’ennesima volta il grande assente, nonostante la gara fosse prioritaria. E’ tuttavia il prestigio ad essere ferito, lacerato, in modo definitivo, essendo soppiantato perfino dall’originario gregario Sordo, che in una lotta di sopravvivenza interna ne ha declassato i privilegi di prima guida. Sulla soglia del team Citroen, il futuro guarda a Hyundai, dopo una parentesi di gioie e dolori in due anni di convivenza. CROLLO E DECLINO

Andreas Mikkelsen 6+

Come può non essere invece di primaria discussione la sostanziale stagnazione di risultati del norvegese, il quale, con il fardello di eterna promessa, è costretto a portare da sempre il peso di una pressione notevole. L’assenza di risultati non perviene certo in aiuto, dopo anni di soverchianza nell’IRC, in cui aveva sempre rivelato grande flessibilità. Il driver combattivo, indomabile, ne siamo certi, non si è estinto, ma patisce un certo immobilismo penalizzante; le cause vanno ricercate forse più sul piano psicologico, in un salto non irrilevante dalle S2000 alla discussa Polo, che vanta, fra l’altro, ottimi feedback unilateralmente. Etichetta di incompiuto difficile da rimuovere, ma non impossibile.

Mads Ostberg 6

C’è infine Ostberg, in questa catena del tutto inedita, in cui spicca, nonostante l’ottava posizione causata da un’uscita di pista del tutto improvvisa. Come per i piloti sopra citati, manca l’ottica e la visione estrema della guida sul filo dei decimi, evidentemente insostenibile, ma anche nelle fasce inferiori lo spettacolo non è mancato, con controlli al limite e guide funamboliche, distintive di questi terraioli del Nord Europa, figure emblematiche del WRC, che incarnano perfettamente il cliché ormai scomparso, che vedeva solo i continentali unici protagonisti sull’asfalto. Attore di un mondiale rusticano, senza formalismi, fra cui la recente coda di veleno con Ford, che fra i vigneti francesi non rinuncia a qualche gesto privo di raziocinio. E’ l’essenza del pilota preferito dal pubblicoo.

CLASSIFICA WRC2

Robert Kubica 9

Le mani sul titolo WRC2 ormai Kubica le ha già posate, dopo l’abbandono sostanziale di Al Kuwari, ma soprattutto in seguito all’affermazione francese, che non è altro un’imposizione completa, che lo vede nettamente al di sopra nella propria categoria, ma anche una presa di coscienza mentale e velocistica, sia sul piano concreto che psicologico, in un contesto in cui ha dettato i valori in campo e soprattutto si è avvicinato allo scenario del WRC. Una palestra di elevata efficacia, un corridoio che lo vedrà già nel 2014 nel WRC. Senza smarrire l’eloquenza della prova francese, assolutista, in cui ha padroneggiato e manifestato una chiara superiorità nei confronti di tutta la compagine, andando persino a raschiare i confini delle WRC. E’ il prototipo che Citroen desiderava. PROMOSSO

Elfyn Evans 8

E se non c’è rivale che possa battere allo stato attuale Kubica, in positiva evidenza c’è l’ex campione dell’Accademia Evans, una risorsa per Ford, non una sorpresa eclatante della serie, essendo ancora molto aperto ad errori, imprecisioni, ma un sicuro stakanovista: sebbene sia ancora all’asciutto, il gallese può vantare un pacchetto velocistico degno di nota, un bagaglio già interessante. Evans è un pilota che deve trovare una codificazione, un assetto stabile, deve inserirsi in modo esauriente in una realtà avanzata. Su asfalto firma costanti progressioni, mentre su terra, già in Sardegna vantava buone performance. Manca il balzo di qualità, ma a differenza di un connazionale come Wilson, ha il tempo dalla sua parte. Con buoni dati da sfruttare in ottica futura.

CLASSIFICA WRC3

Sébastien Chardonnet 9

Chardonnet è l’asso nella manica di Citroen, è il pilota che deve condurre la casa ad una restaurazione in chiave fortemente francese, dopo la pessima parentesi 2013. Perché, dietro il successo di forza, fatto di miglioramenti progressivi, c’è la sempre rinnovata metafora del contadino che incessantemente lavora, senza che i riflettori siano puntati sulla sua figura. I piloti del trofeo Citroen sono come gli addetti al palcoscenico, sono dietro le quinte, spesso non sono neppure in vista. Ci sarà, per il francese, lo scalino successivo, sarà una comparsa in quella che è la serie B, il WRC2 e se il talento sarà consolidato, fissato, allora si apriranno le luminose porte del WRC. Non è una scala, ma una cresta montuosa da scalare. La sua forza va individuata proprio nell’abilità di finire a podio tutte le gare e di imprimere la svolta sul ritmo appena necessario; è evidente che l’asfalto sia tuttora il suo terreno di caccia, ma non ripudia più la terra. COMPLETO

Keith Cronin 7½

Non può invece gioire l’antagonista, la perfetta antitesi di Chardonnet nel WRC3: un terraiolo purista, un lottatore muscolare, che spreme la vettura fino ai suoi limiti, ricerca i confini massimi del proprio potenziale, è un driver animato prima di tutto dall’essenza del binomio inscindibile vettura-pilota. In Finlandia, in Sardegna, ma anche in Portogallo ha rivelato questo repertorio di valori, dando ampia dimostrazione di alacrità. Sulle prove con fondo asfaltato, invece, è emerso il tallone d’Achille dell’irlandese, un po’ legnoso nelle prove e certamente inferiore al restante parco piloti. E’ mancato quel senso di duttilità e regolarità, chiave e legge del rally moderno. Lo spirito tenace, però, lascia pensare che Cronin proseguirà in un’esperienza rivelatasi già fruttuosa.

Pilota del Rally di Francia: Pontus Tidemand

Se durante la stagione non abbiamo seguito l’Accademia giovanile, ciò è stato dovuto da un senso di smarrimento nei confronti dell’ex JWRC, che oggi, rispetto ai brillanti nomi di Sordo, Meeke, Loeb e per citare un nome recente, Breen, sembra navigare nel vuoto, nell’inconsistenza. Prokop, Burkart sono due esempi di un declino iniziato da tempo. E la rivisitazione in salsa Ford non è stato quel propulsore, quell’incitamento necessario per rilanciarne il valore. Quest’anno, per un principio di causalità e di casualità, come vedremo nell’articolo della prossima settimana, ha collocato un pilota di primo piano nella convulsa realtà dell’Academy, Tidemand. Il quale, senza ombra di dubbio, vuole portare la Svezia nuovamente sul tetto del motorsport, nel 2013 ha cambiato maschera e registro, coopera con il veterano Ola Floene. Affiora, pertanto, “l’homo novus” che serve a liberare il WRC dalla macchia del mercenariato, elemento fin troppo ricorrente, allo stato attuale.