Osservando le prime presentazioni ufficiali, a risaltare con la stessa ed immediata efficacia della Dakar 2013, è la riproposizione di una tanto fresca quanto frenetica contesa nell’ambito della Dakar. E’ una frattura intrinseca, profonda, fra due scuole di pensiero radicalmente differenti, fra coloro che non abbandonano il 4WD per la sua tradizionale duttilità, a scapito dei numerosi vantaggi che il regolamento offre ai buggies, dunque ai mezzi due ruote motrici. La flangia più stretta per i primi, la possibilità di intervenire sulla pressione degli pneumatici per i secondi, ha consentito l’esplosione di nuove squadre, la cui esistenza è probabilmente vitale. Hanno ridato alla serie quella linfa di cui necessitava, ampliando quindi la platea aperta alla caccia del titolo più prestigioso in ambito di rally. E da oggi si riparte, da quella spaccatura congelata in seguito al ritiro di Al Attiyah: si riaccende quel rapporto uomo-mezzo titanista, che correla le esperienze estreme dell’uomo, del nomos, di fronte alla inquietante grandezza della natura, la physis.
Senza trascurare la vera trama del tessuto della Dakar, composta dalle sfide più piccole, circoscritte, “artigianali”: storie di grande fervore e passione in un continuo divenire, con Biasion che proverà a portare la Panda al traguardo. Storie, per non dire epopee, di chi non si arrende. Ed è proprio recente la notizia della morte di Kurt Caselli, motociclista protagonista nella Dakar 2013 e pilota ufficiale KTM, durante la Baja 1000, in circostanze ancora poco chiare: resta l’altro volto, inquietante, di questo sport, a cavallo fra progresso senza confini e riflessione sui temi della sicurezza.

La squadra X-Raid si conferma nella sua solidità
Ripartono le Mini X Raid con una nuova veste, per rispondere alle crescenti minacce provenienti dai buggies, più raffinate e d’altronde promosse dal patron Sven Quandt, che vede nel suo gioiello la realizzazione ultima delle proprie ambizioni. Un vero dream team, che non teme affatto nuove sfide e coltiva una passione per il rally raid da oltre un decennio, promuovendo un vivaio che fonde esperienza e grinta. Una mescolanza che ha prodotto un “quadrato”, una fortezza di notevolissima efficacia, composto da Peterhansel, in corsa per la dodicesima vittoria, Nani Roma, Holowczyc, vincitore della Coppo del Mondo FIA e la new entry Terranova. Padronanza dei territori locali è una delle parole chiave, così come la proprietà del pilota poliedrico, ben incarnata dai primi tre: la squadra cerca proprio così la perfezione, rinsaldando la propria solidità di fronte alle numerose insidie che serpeggiano in vista del 2014.

La riscossa dei buggies per rovesciare l’assolutismo Mini
E’ indubbio il ruolo svolto nell’ultimo anno dai buggies, sostanzialmente gli unici capaci di ribaltare l’esito della Dakar 2013: caduti in un classico survival, si ripropone quasi lo stesso prototipo in ottica 2014, come importante richiamo al senso di rivincita che segnerà l’evento dell’anno venturo. Il 20 novembre verrà presentata la Dakar in modo definitivo, ma ormai i rumors attraversano ogni spiffero e risulterà chiara la fisionomia degli sfidanti principali, composti dal team Qatar e dalla squadra SMG. Il primo sarà formato dalla coppia Al Attiyah-Cruz -si presume- e nel nuovo mezzo si legge tutta l’intenzione di riscossa insita nel qatariano, il vero coraggio di chi vuole ripartire da zero, dal celeberrimo “foglio bianco” su cui riversare risorse e speranze. Il mezzo, nel suo vestito, gode di un mantello molto più raffinato, spigoloso e contemporaneamente armonioso rispetto a quello del 2013. Gerard Zyzik ha colto tutta la necessità di curare anche le finezze, una pulizia maniacale nella veste esteriore che ormai non è più solo il leitmotiv del WRC. Il team SMG, al cui vertice c’è un altro mecenate dell’automobilismo, Philippe Gache, agli antipodi, sviluppa un buggy, nella cui realizzazione sono state coinvolte diverse personalità di spicco. Spicca fra tutte Sainz, il quale, come obiettivo finale, ha raggiunto una collaborazione con la squadra e dovrebbe dunque annunciare la sua partenza per il Sudamerica. Duelli speculari, l’uno contraddistinto dal forte carattere propulsivo, tenacia e risorse. A Philippe Gache mancava un team leader l’anno scorso, nonostante la bontà delle prestazioni di Chicherit: allo stato attuale, si prefigura un confronto interno fra tre leggende, nei confini del passato, del presente e anche del futuro della Dakar.