In Galles non si respira più la tensione di quel 2011 a fior di pelle, tutta incentratasi sul contrasto Loeb-Hirvonen, il titolo è stato vinto ormai due mesi fa da Ogier e nonostante tutto, la passione che trasmette questa località così cruda, spoglia e pungente, è stata tale da attirare notevoli flussi di piloti. La località impervia, insidiosa, giudice tanto imparziale quanto spietato, suscita emozioni nella sua durezza e nel suo essere selvaggia: un metro di misura ideale, l’ultimo atto di una perfetta pièce teatrale. In tal senso, il rally di Gran Bretagna, considerando che i campionati nazionali sono terminati, è il concentrato massimo delle varie espressioni di rallismo nazionale; rilevante è stata anche la presenza nostrana, fra cui segnaliamo l’impegno sia dei più assidui –Bresolin e Bertelli- sia la sporadica iscrizione di chi ricerca appunto un metro di confronto; una “bilancia internazionale” efficace, che non risparmia dunque nessuno. Il fascino dell’aspro, dunque, si tramuta in una sentenza altrettanto netta ed eloquente: con gli occhi rivolti al 2014, la supremazia Volkswagen è più che un elemento consolidato. I valori attuali non consentono di rimescolare un potere fin troppo radicato, il congelamento dello sviluppo delle vetture concorrerà in tal senso e solo una “forza esterna” potrà riaccendere un WRC “disorientato”, che non conosce la strada da percorrere. Sara Hyundai a smuovere tale equilibrio?

 

CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI

Sébastien Ogier 10

Non vorremmo ripetere l’antifona di quell’era che ormai si sta insinuando, in modo sempre più radicato, filofrancese. Una stagione della continuità inaugurata da Loeb, con nove titoli consecutivi, la cui staffetta è stata opportunamente colta da Ogier: si consumano parole, immagini, metafore. E’ l’arte del dominio di ghiaccio, che non trasmette, non suscita alcun effetto, il logorio ripetitivo della catena di successi, sembrerebbe perfino paradossale, in uno sport come il WRC, che prima è il composto di numerosi altri fattori. Se nel 2011 venne accusato di immaturità, ogni gara del 2013 risulta una perla, un motto, una sentenza in coerente risposta. Il Rally del Galles è invece, come accade spesso, la sintesi perfetta di un campionato, è la raccolta più efficace: un dominio iniziato nella PS1 e terminato solo all’arrivo. E’ il prototipo del campione poliedrico, sul fondo sterrato che muta in modo variabile. E’ come una pellicola il rally del Galles, che racchiude, nella sua endemicità, diverse frazioni del titolo di Ogier, mai reticente, bensì determinato, preciso e indomito. Senza dimenticare che questo momento di gloria potrebbe essere tanto effimero quanto duraturo; ma gli ingredienti per alimentare il successo nei prossimi anni ci sono tutti. ECCELSO

Jari Matti Latvala 8½

Non c’è storia, la gara di cui ha vinto le ultime due edizioni, il rally viscido per antonomasia, di cui Latvala è storicamente il miglior interprete, la lettura forzata del tracciato, da fantasista qual è, sono tutti elementi del repertorio del finlandese, evidentemente venuti meno a seguito del prepotente ingresso di Ogier. Virtù notevoli, quelle di Latvala, che fa della ricerca del limite e dell’estremo una dottrina di guida; tuttavia di fronte al potere soverchiante del francese, sfumano tutte quelle posizioni acquisite, prestabilite, dei cliché e delle etichette consuete assolutamente appartenenti al passato. Finalmente a proprio agio, il vice campione del 2010 “le prova tutte”, cerca il coup de theatre, ma l’effetto-molla, per mettere pressione su Ogier, non ha alcun effetto. Resta nel pantheon, ma fortemente ridimensionato. RIDIMENSIONATO

Thierry Neuville 8

Fresco vicecampione, terzo, chiude la stagione in modo consapevole, dando continuità ad un percorso di grande concretezza, per non dire pragmatismo: da maggio sempre nella top four, ben sei podi e performances consistenti. Il terzo posto, il podio, non poteva che essere l’atto di gratitudine a Ford, un gesto di tensione al team, che lo ha allevato nella fase decisiva della sua carriera. Il Rally del Galles è dunque la cerniera, lo spartiacque fra due momenti precisi, perché il 2014 potrà definire integralmente la statura sportiva del belga, innalzandolo al ruolo di anti-Ogier, con la vettura che si pone altrettanto in tale ruolo. La sua prova è matura, completa, non del tutto brillante, ma sicuramente lineare: il passo giusto per assicurare e blindare un secondo posto nella generale dal forte valore simbolico. RINCORSA

Mads Ostberg 7

Il funambolico norvegese conclude un anno buio, l’annus horribilis per una carriera di alti e bassi. Mancano le motivazioni, le energie a fine anno sono quasi del tutto esaurite, il bottino di appena tre podi e qualche discreto piazzamento sono insufficienti per colui che era stato descritto come un “predestinato”, elevato al titolo di principale sfidante dello squadrone Volkswagen: speranze, vivacità e vigore sfumate e il Rally del Galles ne è la perfetta esemplificazione. Lontano, quarto, funge da osservatore, da spettatore della disputa, della partita fra i nuovi big acquisiti, dai quali è uscito in modo fulmineo. Le anomalie dello sport odierno prevedono anche repentini cambiamenti; per Ostberg, forse, servono nuovi stimoli. DIREZIONE CITROEN?

Andreas Mikkelsen 7

Quinto, chiude il secondo cerchio della classifica, in modo tenace lotta con gli agili rivali di casa Ford, Novikov e Ostberg, nel tentativo di dare spessore e un rilievo ancora più prestigioso all’ultimo evento dell’anno: l’atteggiamento fiero è un carattere ereditario, conserva e preserva quell’immagine del Mikkelsen vincente dell’IRC. Rivelando lo stesso istinto, a volte distruttivo, che affiora negli eventi più aspri, mettendo in mostra buone capacità di adattamento al fondo. Il pilota, appare evidente, è ancora all’interno di una fase di apprendimento, manca ancora la dimensione del driver completo, ma l’apertura verso tale fisionomia, da pilota di alta classifica, è un primo segnale positivo. Un quinto posto più consistente, da discreto exploiter più fiducioso delle proprie risorse. EFFICACE

Martin Prokop e Dani Sordo 6½

Prokop tira le somme in Gran Bretagna, con un sesto posto frutto dell’ormai notoria linearità: il distacco resta sempre consistente, pesante, ma degna di nota è la resistenza convinta, di ferro, alla scalata, neppure troppo disinvolta, di Sordo, il quale porta al traguardo l’unica Citroen superstite, a discapito di un ritmo gara irregolare, dettato piuttosto dalla necessità di raggiungere un posto fra i punti. Il paradigma della formica, del raccogliere modeste quantità di punti, un principio di conservazione ben condiviso dai due piloti, un procedimento che si ripete, un meccanismo ormai ben radicato; ma è la strategia giusta per mettersi in evidenza?

CLASSIFICA DEI RITIRATI-SENZA VOTO

Robert Kubica s.v.

Il debutto di Kubica nel WRC che conta ha indubbiamente destabilizzato alcune certezze, alcuni tabù, rispetto al rapporto pista-prova speciale. Un cliché, una posizione assodata in realtà già vaporizzatasi nel tempo, eppure il polacco si è fatto portare di una visione del rally ancor meno specialistica, settoriale. Una crescita nel settore del rally, fra l’altro, in un certo qual modo, causale e casuale, poiché una serie di fattori hanno permesso una combinazione che ha determinato la carriera di Kubica. L’approdo nell’ERC, il successo nel WRC2, sono aspetti ineludibili in tal senso, ne hanno rivelato l’essenza; si deduce, pertanto, che la “levatrice”, Citroen, ha stimolato la nascita di un altro talento, fuori dagli schemi tradizionale.
Il Rally del Galles, dunque, si impone come lo spartiacque fra due precisi intervalli temporali, non è la definitiva consacrazione di Kubica nel novero dei grandi protagonisti, ma ne afferma il coraggio e le virtù. Perché l’esperienza intrapresa non ha appunto precedenti. E più pragmaticamente, osserviamo che i primi segnali sono marcatamente positivi. Una fusione di tribolazioni, incidenti, osservazioni e speranze, che si addensano in un nucleo di energie: è la forza di cui Kubica si fa portatore, quella del dilettantismo che si fa arte. ASCESA NELL’OLIMPO

Mikko Hirvonen s.v.

Diametralmente, Hirvonen corre in direzione inversa, guarda verso Ford e chiude in fretta una gara segnata da un errore nella lettura di una nota; tempi di vacche magre, si potrebbe osservare, da otto anni Hirvonen non interrompeva la catena dei suoi successi nel WRC, ovvero dall’inizio stesso della sua carriera. Riflesso, d’altronde, di una stagione povera di tempra, poco aperta al duello, discontinua e frammentaria; in sintesi, priva di linearità, il colpo in canna del finlandese negli ultimi due anni. E’ il registro ad essere sbagliato, una prima guida doveva portare al logorio Ogier, mentre il finlandese ha fin da subito abbandonato il proprio ruolo di prima guida, cedendo piuttosto ad un frivolo e fallace confronto interno alla squadra. La resa dei conti interna alla squadra, d’altra parte, è prossima.

CLASSIFICA WRC2

Elfyn Evans 9

E alla fine la bramata e invocata vittoria è arrivata, di fronte al proprio pubblico, certamente non agevolata da un parco piloti agguerrito, ricco di spunti di interesse e sicuramente lanciato per mettersi in evidenza in ottica 2014. E’ stato il punto di raccolta di frammenti di sport fra passato e presente, fra piloti che germogliano e nomi noti, fra cui Mark Higgins. Ad ogni modo, il fango è l’arma del gallese, è il terreno di caccia preferito ed Evans, promesso pilota del WRC nel 2014, necessitava di stimoli per ravvivare una stagione fra importanti flash e alcune prestazioni opache. E’ un dominio a senso unico, oculato, condotta con una dose di rischio, senza peccare di inesperienza, ed un’attenzione animata da una concorrenza non affatto scontata.


Jari Ketomaa 8

Mark Higgins e Thomas Cave 8

Due prodotti ottimi della scuola inglese, uno proveniente dall’Isola di Man, l’altro gallese. In un WRC che soffre l’assenza “british”, sono i due rami della scuola britannica, da un lato evaporati e dall’altro irrobustiti dalla presenza di un promettente giovane, Cave, il quale ha abbandonato l’esperienza delle due ruote motrici, lanciandosi nel più angusto sentiero del WRC2; una prova di importante validità, una cartina tornasole in due situazioni agli antipodi per storie e percorsi sportivi. Se può risultare un rilancio, si considerino questi piloti come interessanti sfidanti per il titolo WRC2 del 2014, che si annuncia più aperto e combattuto.

Evyind Brynildsen 7½

La troupe italiana in Galles 7

In una congiuntura così complessa per il motorsport nostrano, non può che risultare una piacevole sorpresa constatare la massiccia presenza italiana in gara, tredici, fra cui spiccano gli iscritti al WRC2, i Tempestini, ma sono degni di nota anche le altre presenze, fra cui Hoelbling, Smiderle e i navigatori, Ferrara e Arena, l’uno protagonista con Kubica, l’altro confermata presenza nello scenario del rally in qualità di veterano. Si conferma pertano il ruolo del WRC Galles, centro, fulcro di un’intensa e convulsa attività motoristica. E’ il fascino del fango (WRC Galles, voto 8), delle prove classiche e tradizionali irrinunciabili nella forgiatura di un repertorio tecnico, dell’attrazione mistica verso uno dei cuori pulsati del rally europeo. E la partecipazione degli italiani non può che contribuire a svoltare, a cambiare pagina.