L’en plein Volkswagen trova la sua raffigurazione in uno dei rally dal contesto più suggestivo e affascinanti del WRC: c’è un contrasto straordinario tra il paesaggio bucolico e la realtà evoluta del WRC, che cozza con lo scenario brullo-collinare della Catalogna. Una regione fatta in chiaroscuro, una gara che ne rispecchia le condizioni: l’opposizione terra-asfalto, il cocktail in cui emergono e cadono specialisti di un fondo o dell’altro. Fra realtà moderna e tradizionale, fra vita cittadina e rurale, il gioco dei contrasti fa da padrone dell’evento il quale, come sempre accade, non è mai esclusivamente un appuntamento sportivo, bensì un apparato molto più articolato.
Sotto tale prospettiva, però, si evince invece il senso unitario, collettivo e organico del team Volkswagen, che comincia non solo più a raccogliere i frutti di un “unicum” come Ogier, bensì con una doppietta, che ne rivela finalmente un volto completo e non frammentato, la quale consegna un bis, dopo il titolo piloti anche il costruttori, meritato poiché diretto ritratto della fisionomia di una squadra, un principio spesso sfumato nell’era Loeb. Paradossalmente, con un leader di notevole portata, comincia a comporsi un’identità differente, meno personalista, per affrontare le nuove insidie del 2014.

CLASSIFICA DEI PROTAGONISTI

Sébastien Ogier & Volkswagen 10

E’ forse la vittoria più significativa dell’anno, è il successo della squadra, del leader, della vettura e dello scudiero Latvala. In Spagna è giocoforza terra di conquista dei tedeschi, non bastano le risorse “individuali”, bensì anche quelle collettive. E’ sufficiente notare che nella pratica solo il binomio franco-finlandese ha conquistato tutto, dall’asfalto alla terra. L’elemento collante è la Polo, che ha raggiunto i suoi picchi massimi di consistenza.. La vittoria è da antologia, uno di quei trionfi scolpiti sulla pietra, un classico del WRC moderno, che riesce a coniugare coraggio e fortuna. L’ampio dominio nella prima giornata, vanificato in seguito con una foratura, dal sapore preconizzante, aveva una sua coerenza. Ciò che non uccide rinforza e pertanto, il giorno successivo, su terra, mette insieme gli ingredienti per il recupero, non così “sciolto”, a causa della polvere. Ma alla fine, ad incidere il nome nel Palmares, c’è sempre Ogier. In un fine settimana di buon auspicio per la Germania sportiva, due storie sportive si intrecciano, in due mondi opposti, fra F1 e WRC: imbarazzante il vantaggio dei due “Sébastien”, esplicativo il dinamismo con cui avviene il recupero. Nell’insidia, si legge il vero valore e il vero coraggio. IPSE DIXIT

Jari-Matti Latvala 9

A completare il weekend da sogno non poteva mancare Latvala, è il tassello mancante in una stagione in ombra, la sua è una gara prima di tutto generosa, la prima doppietta nel giorno in cui Volkswagen vince il costruttori: prevale, come in Alsazia, il senso unitario di squadra. Gli eccessi vengono meno, con il prevalere dell’animo temperato del finnico, fra l’altro la porzione più redditizia: una concezione più pragmatica, fatta di consistenza e ricerca del risultato. Se su asfalto si impone da leader, la scelta ardita di compiere il ruolo del battistrada pare alquanto dubbia, ma indubbiamente originale. E sebbene la polvere sia il pungolo dei piloti per tutto il weekend, fra i mali minori, è risultata la ragione di minore “sofferenza”. La presenza massiccia di pietre non ha aiutato Latvala, il quale in seguito ha patito anche problemi inerenti la trazione. E’ una gara di cuore, ma non è ancora sufficiente per pareggiare i conti (con la sorte). ISTINTO (REPRESSO)

Mikko Hirvonen 7

Il senso della modestia, ancora una volta, emerge, di fronte alla trasparente superiorità degli avversari: Hirvonen non è il pilota che trasmette emozioni, che tira fuori la prestazione dal cilindro, bensì un freddo, gelido calcolatore, che mette a punto ogni singola mossa. In Spagna, tuttavia, c’è ben poco da temporeggiare, la forbice fra chi detta il passo e il finlandese è così ampia da non apparire reale: c’è un’incapacità intrinseca e sostanziale nel liberarsi dalla zavorra della prudenza, nel prendere le redini e cercare ciò la vettura non può offrire. E’ una questione di feeling, ma quando il sedile scotta, il navigato dovrebbe sfoderare qualcosa di più, evitando di diventare un elemento dipendente dalle correnti. Il podio pare un bottino mediocre rispetto all’asticella di inizio 2013. OPPORTUNISTA

Thierry Neuville 7½

Da oltre un mese a secco di podi, l’assenza dal podio non logora e il “carburante” è tutt’altro che esaurito. L’energia propulsiva evidenziatasi negli ultimi mesi non si è dissipata, anzi, ha lanciato in via definitiva un protagonista del WRC odierno: non è la fiamma ardente che scema, bensì è il fuoco che “ondeggia” in modo continuo. Pertanto, emerge come passaggio intrinseco di un ciclo, anche una tornata di gare non del tutto redditizie: presentatosi con l’appeal del vincente, risulta ancora la punta del diamante in casa Ford, lamenta gravi carenze nel bilanciamento dell’assetto, non adattandosi prontamente ad un rally molto mutevole. Nella polvere, si disperdono anche le speranze per un podio, a causa di una foratura; ciò non impedisce al belga, con il consueto approccio pragmatico e concreto, di immagazzinare quindici punti, fondamentali in vista di un consolidamento della significativa seconda posizione in campionato. EFFICACE

Evgeniy Novikov 7

Il russo volante ha ritrovato parte dello smalto perso, riconquistando parte di quella serenità che lo aveva valorizzato nell’arco del 2012 e pur mancando la tempra, l’istinto migliore, il passaggio a habituè della top five è un segnale positivo, chiaro sintomo di una stabilizzazione: il pilota Ford è tornato a guardare, non con prepotenza, alle posizioni che contano, di considerevole prestigio. Spettacolare come di consueto, è in antitesi con il prototipo di pilota pagante; tuttavia, alcune doti non si barattano e in un’ottica complessiva, sono troppo eccessivi gli sbalzi umorali del tuttora giovane russo. Bisogna decidere da quale parte stare, giacché l’appellativo di grande promessa comincia a vaporizzarsi. AGRODOLCE

Mads Ostberg 6½

Blandito da tutti, da Matton a Wilson, innalzato sul pulpito dei mattatori del WRC post Loeb, chiude anche l’importante prova spagnola con più incognite da risolvere, una crisi profonda di risultati, che affonda le sue radici ad inizio stagione: un punto di non ritorno apparentemente superato, confermandosi competitivo sullo sterrato, crollando tuttavia sull’ostico asfalto, fin troppo in difficoltà e insufficiente sul piano della resa; su terra ritrova l’ancestrale tempra, ma ormai la preda è già stata agguantata, ad Ostberg resta solo il sesto posto e la magra consolazione di poter ripartire da alcuni discreti piazzamenti. Ma la parabola discendente non è ancora terminata. CRISI DI NERVI

Martin Prokop 6/7 e Hayden Paddon 6½

Abbandonata l’ormai proverbiale prudenza, finalmente si vede in Spagna un Prokop molto più spumeggiante e brioso su asfalto e su terra, si inserisce nel trenino di rincalzo, ma non a distanze eccessive; per la prima volta viene valorizzato da un corpo a corpo con il blasonato Paddon, presentatosi con gli allori della grande attesa, dell’investimento di Ford sulla ruggente novità. Aspettative in parte disattese, poiché pur portando a termine l’obiettivo traguardo, è mancata quella stilla, quell’eccesso, che aiutano a determinare lo spessore di un pilota. Siamo nell’ambito dell’apprendistato, ma ci sono importanti risorse nel serbatoio Ford. GIOVANI DA FORGIARE

CLASSIFICA WRC2

Robert Kubica 9

Vincere il titolo è un atto dovuto, è una certificazione di ingresso, quasi l’etichetta di uno status; è l’attestato di una consolidata fiducia nel momento di entrare nella sfera più alta, quella del WRC; il passaporto ad uno scenario completamente differente da quello di partenza, da quel rally delle Isole Canarie, nel quale, senza se e senza ma, diede il segnale di un rally che cambia, aperto anche ai non specialisti. Quel taglio profondamente innovatore si è espresso nel miglior modo in occasione dell’altra gara nazionale, in Catalogna, in cui ha risposto all’altro volto di Kubica, quello di marzo, più grezzo. Oggi il polacco riparte con la rincorsa ai vertici, in qualità di pilota formato, le cui abilità sono cucite in modo appropriato, tessute secondo un rigore armonioso, in ordine. SIGILLO

Yazeed Al Rajhi 8

Robert Barrable 6/7

Elfyn Evans 8

Lorenzo Bertelli 7

Si convalida la già presunta bontà delle precedenti prove disputate su Fiesta RRC, con un debutto su R5 dal sapore amaro, ma non per questo opaco, anzi, rappresenta la definitiva affermazione dell’italiano ai vertici del WRC2 su terra, sul cui fondo ha duellato con rivali dal notevole calibro, non importa se i risultati tardano ad arrivare. Comincia ad insinuarsi fra gli sportivi italiani la concezione di un WRC come propulsore delle proprie risorse, una vetrina efficace, budget permettendo: per Bertelli, si tratta di un continuo affinamento. TREND POSITIVO

CLASSIFICA RITIRI

Dani Sordo 7/8

Dopo due podi consecutivi, permane l’affiatamento DS3-Sordo, che tuttavia non si traduce in un concreto risultato in gara: il ritiro in casa rappresenta sempre l’apogeo dell’insoddisfazione, quel senso di appagamento che deriva dal fatto che spesso i piloti non sono profeti in patria. C’è uno stimolo in più, ma anche una tensione emotiva verso il pubblico, un sovraccarico di energia che ha effetti aleatori. Il leitmotiv della gara è proprio il contrasto fra la fortezza Volkswagen e l’unico reduce, di epica memoria. Sordo combatte con il coltello fra i denti sull’asfalto, duellando alla pari con gli avversari, ma sullo sterrato prevale un senso di smarrimento e disorientamento, una lotta impari che lo ha costretto ad arrendersi. Con l’onore delle armi. TENACE

Andreas Mikkelsen 6

All’orizzonte, si intravedono tinte scure, plumbee, nonostante la probabile riconferma in seno alla Volkswagen, che ne offuscano il pur cristallino talento. L’ingresso brusco nel WRC, a dispetto di quanto speculato, è stato sofferto in termini rendimento: l’incessante comparazione con i team-mates, l’elogio di una vettura considerata la perla del WRC, sono le finezze, affilate per l’equilibrio di un pilota; ha già dimostrato di saper condurre al limite i propri mezzi con buoni riscontri, ma sul piano della concretezza, per il norvegese, la gara spagnola è un’altra casella vuota. Guai a fotocopiare nel 2014 la stagione corrente: sarebbe la quasi definitiva sconsacrazione del proprio bagaglio di “virtù corsaiole”.

Nasser Al Attiyah/Abdulaziz Al Kuwari/Khalid Al Qassimi 6

Le tigri dell’Asia che non ruggiscono: totalmente incolori e grandi assenti dell’evento sono Al Kuwari, Al Qassimi e Al Attiyah: guida funambolica a parte, mancano gli ingredienti, una forma unificante della prova, un tratto distintivo: anzi, considerando l’elevata professionalità dei due piloti, a dispetto del cliché circa i drivers arabi, risulta perfino naturale osservare che questa piccola minoranza tanto influente nel WRC, non ha mostrato alcun progresso. Avendo le briglie in mano di ben due squadre, appare quanto mai esemplare la loro posizione nella serie. A dimostrazione del fatto che, prima delle risorse, la formula magica del successo è ancora la cultura sportiva.

I movimenti di mercato 4

Bizzarro questo WRC che ricerca un po’ il glamour del mercato piloti F1 e non vuole spendersi nemmeno troppe in tali questioni. E’ la riproposizione di quel contrasto fra mondo rusticano e il paddock del WRC, che cerca di sfoggiare contemporaneamente lusso e sobrietà, a partire dall’hospitality faraonica di Citroen, passando per quella più essenziale della Volkswagen. Spunta così la foga, l’irresistibile frenesia delle breaking news, in un gioco della fune assai pericoloso fra Ford e Hyundai. E’ ciò di cui abbiamo veramente bisogno?