Anche la tappa odierna è all’insegna dell’ennesima sorpresa: non tanto per la natura intrinseca della prova, transitoria, una sorta di fiume da traghettare verso la pausa, bramata dai piloti, bensì per la mannaia della penalità, che ha plasmato la classifica in modo drastico. Una vera mannaia quella della direzione gara, artefice di un rimpasto di significative proporzioni. Nel dramma, comunque, di una giornata in cui viene dichiarata la morte di due giornalisti argentini, oltre che di Eric Palante, motociclista, ritrovato solo nella mattinata, morte causata, probabilmente dall’ipertermia. Fatti inaccettabili, tuttora inspiegabili, che vanno a comporre quell’ombra sulla gara che ne lacera la coesione, oltre che tutto il tessuto sportivo. L’imperativo della sicurezza deve restare centrale e prioritario, sopra qualsiasi altra ragione.

Per quanto concerne invece la categoria moto, dobbiamo segnalare la vittoria di Alain Duclos: il francese, esperto e veterano della Dakar, è stato il “condottiero” di giornata: dopo il bizzarro episodio, nel quale aveva erroneamente indicato la strada a Marc Coma, il quale, volpe dell’espediente, ne ha approfittato, andando a recuperare e senza perdere troppo terreno in seguito ad un errore di navigazione. Le gioie, fino ad ora mancate al francese su Sherco, iniziano una fase in cui germogliano, dopo aver ampiamente seminato, a dispetto di numerosi rivali. Il terzo posto, oltre che la vittoria di tappa sono una merita ricompensa ad un motociclista concreto, pratico, insomma, pragmatico.

Segue lo spagnolo Coma, il quale racimola ancora un minuto su Barreda Bort, in giornata quarto, mentre terzo è l’exploiter Metge. In fumo finiscono invece le ambizioni di Cyril Despres e Francisco Lopez, l’uno vittima di una Yamaha tutt’altro che affidabile, l’altro della propria irruenza. Il francese lo sapeva, il cambiamento di team che non si sarebbe rivelato affatto leggero o momentaneo: la moto giapponese, sulla base di esperienze empiriche, non è nuova a “pugnalate alle spalle”, a tradimenti evidentemente letali. Inoltre, è pervenuta una penalità di un’ora, per aver saltato un punto di controllo, il WP17. Consapevolmente, considerata l’esigua autonomia delle moto: come vedremo in seguito, ad ogni modo, non è stato l’unico fra i “big” la cui performance è stata danneggiata da una sanzione. Ritiro, ieri, per Paulo Goncalves, a causa di un principio di incendio sulla sua moto: strada spianata, considerando anche il ritiro di Faria, per gli outsiders, specie in un frangente nel quale i piloti dell’apice della classifica mantengono un’andatura temporeggiatrice, in vista della sabbia del Cile.
Sottolineiamo anche l’ottimo ventiduesimo posto di Paolo Ceci, unico, in seguito ad una carneficina di italiani nelle tappe precedenti, a mantenersi nelle posizioni di vertice. Assidua presenza, pur in presenza di inconvenienti, ha messo in luce una preziosa regolarità, coniugata con saldezza e tenacia.

Fra le auto, viene convalidato questo trend, se non gonfiato, con una politica del risparmio che ha favorito la Mini, in un terzetto solido e robusto che ha dettato le linee guida, facendo propria una tattica in cui è stata impressa e tradotta la propria forza di squadra, principale risorsa da sfruttare in contrasto a coloro che corrono in solitaria: troppo presto per lanciarsi in funambolici giudizi, ma risulta certo che questa bilancia intestina, prima o poi, sia destinata a spezzarsi. Le rivalità interne, ad ogni modo, sono assolutamente trasparenti, con Nani Roma attento a conservare la propria leadership, sesto a sei minuti, dietro a Sainz, praticamente eguagliato e ad un magistrale de Villiers che risale la china con ardore e genuino impegno. Si compone dunque un terzetto Mini formato da Terranova, Al Attiyah e Peterhansel, che conduce sul qatariano con tre minuti di vantaggio; l’occasione ideale per limare un gap macroscopico, preparandosi per ribaltare, la prossima settimana, le sorti di un rally che, fino ad ora, ha marciato in suo sfavore, fra qualche ingenuità ed eccesso. Non deve dimenticare, a tal proposito, il lettore, il collegamento posto fra moto ed auto, ad inizio di ciascun paragrafo, rappresentato dalle penalità. Elemento conduttore fra due categorie opposte, radicalmente discordanti sui piani della competizione, ha condannato Carlos Sainz ad un’ulteriore ora di distacco; legge valida anche per Al Attiyah, che ha saltato un WP ed è attualmente quinto ad un’ora e venti minuti dall’apice.
Da notare ancora la “sopravvivenza” della Panda di Verzeletti, tuttora in gara, in una disputa da “survival” che ha condotto l’equipaggio italiano fino alla settantaseiesima piazza, fra contrattempi e i limiti estremi del cronometro da rispettare.

Fra i camion, infine, passerella regolare in altura, con appena centocinquanta chilometri da percorrere, “filati” in appena un’ora di gara: giornata non sofferta, adatta ed appropriata per gli “eroi di giornata”, fra i quali Versluis e Van Vliet, i quali, dopo aver pagato disavventure tecniche, ma anche di altra natura, riportano in alto il MAN, che, dopo anni trascorsi da comprimario, gioca le sue carte, rivendicando una storia di gloria ed orgoglio nel rally raid pluridecennale. Karginov raccoglie ancora qualche minuto su De Rooy, mentre Stacey guadagna e risale in quarta posizione.

Il prossimo appuntamento è fissato a domenica 12 gennaio, con la tappa boliviana attraverso il Salar d’Uyuni.

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