Ai fini della classifica, il risultato della tappa odierna potrebbe risultare solo un simbolo, un grido per riaffermare fieramente il proprio ruolo di protagonisti nella bilancia della Dakar; inevitabilmente, è anche questo lo spirito del rally raid, sebbene Al Attiyah e Despres non si possano certo definire degli “eroi del giorno”; tuttavia dopo un fine settimana buio, si ritorna a guardare avanti, con una fiducia non inconsueta. L’ottimismo è un’altra costola della Dakar e dunque, “ritornare al martello”, picchiando sul cronometro, dando testimonianza di un’inversione di tendenza, chiudendo la Dakar con il coltello fra i denti.

E’ indubbio, comunque, che questa sia la vigilia delle “tappe forti”, con l’arrivo ad Iquique di domani, che fa parte ormai della tradizione, inserita però in un quadro di maggiore complessità: ai vertici della classifica si risparmiano le risorse, mentre gli inseguitori incalzano, almeno per il podio.
Vince Al Attiyah fra le auto, pertanto, staccando di un minuto Peterhansel, mentre Sainz è a due minuti e mezzo. Si dilatano i distacchi a partire da Terranova, quarto, a quasi sette minuti, il quale, però, mette insieme oltre due minuti di vantaggio su De Villiers, che lo precede per un’inezia nella generale.
Il qatariano, a sua volta, guadagna tempo prezioso, da mettere in cascina, nel serbatoio dei minuti da portare in dote sulla sabbia, dove si parte con necessità differenti e, evidentemente, con tattiche altrettanto separate. Ne è consapevole Nani Roma, sesto dietro a Holowczyc, il quale perde otto minuti da Peterhansel, assottigliando un vantaggio prezioso; in compenso, i ventitré primi sono un discreto bagaglio per affrontare l’ultima e decisiva settimana, altre cinque tappe, con chilometraggi particolarmente significativi, in ben due occasioni superiori a quota seicento.
Proseguono le sofferenze per Gordon, oggi in ritardo di un’ora ed un quarto, con il suo Hummer-Gordini; spazio di outsider lasciato al russo Vasilyey, anche oggi nella top ten, così come Lavielle, che, con il Great Wall Haval, è saldamente nella top ten.

Le moto si muovono attorno al Salar d’Uyuni, in alcuni punti attraversato, a quote molto elevate, superiori ai 3500 metri di altezza dal livello del mare; la giornata di oggi si compone di sabbia, sterrato e, appunto, un breve settore di una salina, in direzione Calama.
Il team Yamaha France serra le fila e porta Despres in cima, per la prima volta quest’anno, tallonato a vista dagli spagnoli, con Barreda Bort e Marc Coma giunti entrambi a soli due minuti: la partita resta aperta, anche se il gap, fra il primo posto e l’ultimo gradino del podio, ammonta ad un’ora e mezza. Helder Rodrigues è quarto: lo scudiero di Barreda Bort dovrà sicuramente spingere per poter controllare le spalle allo spagnolo, così come Pain e Metge, su Yamaha, giunti rispettivamente quinto e sesto. Si accende, per il terzo posto, un duello intenso fra Viladoms, in data odierna decimo e Duclos, il quale oggi ha patito un problema tecnico, causa della sua mezz’ora di ritardo. Seppure a distanza, recupera il vincitore della tappa, il già citato Despres, nono e carico di motivazione per una rimonta da antologia. Settimo Van Niekerk e nono Przygonski, già ampiamente affermatisi nel corso della gara.

Fra i camion, difesa granitica di De Rooy, che resiste agli urti provocati dall’assalto dei Kamaz, ancora vincenti con la firma di Karginov –seconda vittoria nel corso dell’evento- che si instaura, in via ormai definitiva e stabile, come l’unica autorevole figura adatta a contrastare l’egemonia Iveco dell’olandese, secondo a cinque minuti.
La nuova munizione russa, Sotnikov, pilota di belle speranze, arriva terzo, a sette primi, davanti ad un Loprais in timida ripresa, il quale, dal suo canto, scalpita, poiché tutte le prossime tappe rappresentano la specialità del ceco e del suo Tatra, dotato di un sistema di sospensioni indipendenti, di cui abbiamo già parlato nel prologo pre-Dakar.
Nella generale, con una mezz’ora da recuperare, la terza piazza non è un miraggio, grazie anche ad un Nikolaev poco tonico, a quindici minuti ed ottavo, dietro anche a Shibalov. Nel mezzo, si inseriscono i due MAN di Versluis e Van Vliet, tagliati probabilmente fuori dalla volata per il podio.

Gara aperta, in conclusione, in tutte le sue componenti, a dimostrazione di come l’effetto voluto da ASO sia stato ottenuto, attraverso “l’iniezione” del fattore incertezza che ne ha cambiato il volto e la percezione. Non si rinuncia al grande progetto di una Dakar veloce, come del resto sono gli sterrati argentini, ma si ripudia un impianto che è estraneo alla sua natura, formato da tappe sprint, del tutto anomale: si sceglie la via dell’epos, della grande epopea, che resta l’ossatura più attuale ed apprezzata, da appassionati e piloti.

Copyright © Rally.it: puoi ripubblicare i contenuti di questo articolo solo parzialmente e solo inserendo un link al post originale.