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Giorgio Ferro, l’opinione: Messico e… polvere

Archiviata anche la terza gara del Mondiale Rally, in Messico, senza nessuna novità di rilievo se non il sancire ufficialmente che i campionati sono due: uno per i piloti Volkswagen e il secondo per tutti gli altri.

Non è che non lo immaginassimo, ma è ovvio che qualche speranza di vedere un campionato un po’ più combattuto ce l’avevamo anche. In fondo speravamo tutti che la Hyundai fosse al top fin da subito e che qualche giovane di belle speranze si inserisse nella lotta al vertice mettendo un po’ sotto pressione il campione del mondo ed il suo compagno.

Invece anche in Messico Ogier e Lattvala hanno dettato legge, letteralmente sorvolando i 400 km di sterrato e lasciando gli inseguitori nella polvere.

Quindi, dopo solo 3 gare troviamo la casa tedesca con quasi il doppio dei punti di Citroen, tre volte quelli di Ford e quattro volte quelli di Hyundai. Mondiale Costruttori finito e quello Piloti ridotto ad una lotta in famiglia. Punto.

E poi?

Poi non c’è molto altro da dire se non che solo Ostberg ha tentato di interpretare la parte di Speedy Gonzales, tra l’altro riuscendoci brillantemente per una tappa intera; le due speciali vinte (e mica 2 prove spettacolo…) sono state un gran bel segnale. L’avevamo già detto sia dopo Montecarlo che dopo il Rally di Svezia: il norvegese è sicuramente il pilota più interessante e performante tra quelli che partecipano “all’altro campionato”. Certo che le gare bisogna poi anche finirle e stavolta la “provetta” di 54 km della seconda tappa lo ha tradito; ma per lo meno è uscito andando forte, cercando di dare fastidio a quei due là davanti. Il giorno dopo ha ripreso il discorso rientrando in gara con la regola del super rally, anche se ovviamente rinunciando a qualsiasi ambizione di classifica. Gran bell’approccio alla gara, tenendo sempre presente che la sua Citroen è oggettivamente di un’altra categoria.

Poi cos’altro? Poi continua il bel percorso di crescita del giovane Evans, quarto al traguardo, con un buon passo, pochi errori e il merito di fregiarsi del “titolo” di miglior pilota Ford. E’ bravo il ragazzo, si era già capito: tenendo conto che queste prime 3 gare erano tutt’altro che facili per un esordiente, il gallese è arrivato sempre in fondo (tradito in Svezia solo all’ultima speciale per un’evidente calo di concentrazione, vabbè… capita) e con questo quarto posto dimostra tutta la sua consistenza.

E poi possiamo finalmente celebrare i primi punti della Hyundai, consistente edaffidabile, portata a podio da un Neuville che ha messo in pratica tutta la concentrazione che gli era mancata all’esordio a Montecarlo. E’ partito piano con qualche problema di set-up, poi ha via via acquisito un po’ di confidenza prendendosi “solo più” 7 decimi al chilometro; mica pochi ma per la Hyundai contava soprattutto vedere finalmente il traguardo e quindi va anche bene così. Va detto comunque che il team coreano si sta mostrando eccellente nello sbagliare la seconda guida; dopo la scadente prestazione di Hanninen teoricamente esperto di nevi svedesi, lo “specialista” di turno Atkinson, scelto proprio per la terra messicana, è stato inesistente. Avrà anche patito qualche problema tecnico all’inizio, ma prendere sistematicamente quasi due secondi al chilometro dai primi (e più di uno dal suo compagno di squadra “non specialista”…) non lascia molto spazio a ulteriori commenti. 

Poi direi basta, novità finite. Sì, perché non considero novità i ritiri di Hirvonen e Meeke. E il doppio capottamento di Kubica non ci può certo stupire…

E’ antipatico e sconveniente auto-citarsi, ma ne avevamo abbondantemente parlato proprio qui, prima ancora che iniziasse la stagione ( fenomeno Kubica ). Quindi mi limito solo a ribadirlo: sarebbe stato molto meglio se il polacco fosse ritornato alle gare su circuito. Punto.

Nel salutare con piacere l’arrivo al traguardo di Max Rendina con la sua Mitsubishi, concludo con un paio di considerazioni.

El Chocolate, 44 km… Otates, 54 km… Guanajuatito, 56 km… Basta un passaggio su queste tre speciali per fare una gara di Campionato Italiano, tra l’altro pure spalmata su due giorni. E non aggiungo altro…

Ventinove partenti in una gara di Mondiale (e 23 all’arrivo) sono un pessimo segnale; se non ci fosse la regola del super rally, che tra l’altro non mi è mai piaciuta, a partire dal secondo giorno ci sarebbero state ben poche vetture sulle strade. Preciso che le vetture erano 27 anche l’anno scorso, per cui forse è proprio il Messico in sé ad essere poco appetibile. Comunque, a tal proposito, ho avuto modo di leggere (e condividere) le perplessità di Bruno Famin, responsabile di Peugeot Sport, sul futuro del WRC e sull’opportunità di un loro prossimo rientro. Non so se, come dice Bruno, sarebbe meglio puntare in futuro a vetture come le R5; di sicuro sarebbe auspicabile un calendario più appetibile alle esigenze di marketing dei costruttori. E soprattutto un miglior compattamento degli eventi, che ormai sono tutti distribuiti sui quattro giorni (escluso ricognizioni, verifiche ecc.), porterebbe una sana e vera riduzione di costi. Temi che, se gli iscritti continuassero ad essere così pochi anche nelle prossime gare, converrà affrontare al più presto, non solo per attrarre nuovi competitors ma anche per evitare che qualche grande costruttore oggi presente cambi idea…

Dal Blog di Giorgio Ferro

Giorgio Ferro

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