Mentre si conclude il Croatia Rally, vinto da Nicola Tonetti, in Egitto si proclama il “nuovo faraone”, Yazeed Al Rajhi: il saudita abbraccia una specialità particolarmente congeniale ad Al-Attiyah, diventando “l’alter ego” del vincitore della Dakar 2011 nei percorsi “survival”, dopo aver incarnato un approccio molto più flemmatico e calcolato rispetto al qatarino. Un calcolo esatto, maniacale, che si oppone invece all’ideale aggressivo e coriaceo di Al Attiyah. Si tratta, tuttavia, di una singola tessera di quello che è il puzzle della stagione in corso, poiché il confronto fra i due arabi si rinnova regolarmente, si ripropone attraverso nuove forme e strade che arricchiscono il valore creativo della sfida.
Da un lato, Al Rajhi, in coppia con il noto Timo Gottschalk, particolarmente pimpante, va a scalzare la posizione di predominio di Al Attiyah fra i rally raid, mentre quest’ultimo, lo specialista dell’endurance e della durata, paradossalmente ha impoverito le certezze del primo nel WRC2. Un curioso spaccato di come due carriere si possano muovere in direzioni differenti, circolari, una sorta di “scambio del trono”.
Lo scettro, ad ogni modo, in questa occasione, spetta al saudita, che aveva raccolto l’agevole vantaggio di una decina di minuti a inizio gara e l’ha lasciato assottigliare fino a quota cinque. Dietro alla dualistica coppia araba, si colloca un ottimo Van Loon su Mini, andando a comporre un terzetto che ha fame di successi e guarda, spavaldamente, alla Dakar 2015.
Scivola indietro Dabrowski, su Toyota Hilux, dopo aver rotto l’albero di trasmissione, ma le spie luminose sono positive, specie in vista dei test pre-Dakar; quarto si conferma Vasilyev, fra i rimpianti per un podio sfumato nella giornata di ieri.
Nella categoria moto vince Salvatierra, già brillante all’edizione 2014 della Dakar su Speedbrain, mentre nella categoria quad si riconferma Rafal Sonik.

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