Attesa, lunga, incomprensibile attesa. E silenzio. Un silenzio innaturale, pallido, rumoroso. Sulla prova speciale “Poggio Moiano” la gente è tanta, tutta assiepata lungo la tribuna naturale che porta al traguardo della prova; le persone, si sente, parlano con accenti diversi ma sono unite da una sola grande passione: è il popolo del rally. C’è voglia di festa, voglia di tremare al rumore di qualcosa che arriva e che ti cattura in un bagliore infinito. C’è voglia di vedere i grandi campioni, la loro precisione di guida, si sente nell’aria il desiderio di dire “Mamma mia dove ha messo le ruote Tizio !” “Si perché Caio, che traversi !” “Sempronio è sempre lui !” Ma non si vede nessuno. La montagna non ruggisce. Dubbi, domande, attraversano la testa degli appassionati. “E’ ormai passato un quarto d’ora” la constatazione di molti. Poi la notizia, che, come un virus, da flebile ed impossibile, diventa prima probabile e poi vera. “Hanno fermato la gara perché un pilota si è sentito male”. “Dalla direzione gara non dicono niente, aspettiamo” “Ma la zero è passata” “Aspetta, ascolta, arriva qualcuno”. Dubbi, incertezze, ma qualcosa, era evidente, non stava andando per il verso giusto. “Dice che li hanno fermati alla partenza della PS” “Speriamo non si qualcosa di grave”. Molti fanno per tornate alle loro auto, i commissari lasciano che le persone camminino su quello che doveva essere un asfalto di emozioni, poi rivelatosi via di fuga per un popolo silenzioso. Ancora il silenzio, nemico del rally. Perché alla fine in questo mondo se c’è rumore, le cose vanno per il verso giusto, mentre, se manca la sinfonia di qualcosa o le urla eccitate di qualcuno, allora i nervi si fanno tesi e la tranquillità è sinonimo di attesa, un’attesa snervante, che può portare ad un salutare sospiro di sollievo o, nella peggiore delle ipotesi, al buio più profondo della rassegnazione. La cronaca è nota e, come spesso accade per le vicende negative che riguardano la nostra passione, oggetto di indagine da parte di giornali, agenzie, riviste e telegiornali che normalmente non hanno alcun interesse giornalistico nel parlare di vittorie, sconfitte, uomini, donne o semplicemente di sport. Emanuele Garosci, torinese di 41 anni, ci ha lasciato in una limpida domenica di novembre. La sua vita di imprenditore illuminato, lungimirante e di ottimo pilota gentleman, si è spenta a bordo di una C4 WRC che lo stesso Emanuele ha avuto l’accortezza di parcheggiare per evitare conseguenze peggiori alla navigatrice Giancarla Guzzi e al numeroso pubblico. Un ultimo grande gesto di amore ed altruismo per il rally e la sua gente.

 

Alla famiglia Garosci e agli amici del pilota le condoglianze da parte di tutto lo staff di Rally.it

 

Di fronte al dramma umano gli organizzatori del Rally di Roma Capitale, in accordo con i piloti, hanno deciso di interrompere la gara in segno di rispetto per Garosci. In ogni caso la competizione può dirsi disputata per effetto dell’attribuzione di un tempo imposto lungo la prova speciale numero 3, luogo del tragico accaduto. Ciò ha permesso di stilare una classifica ufficiale, vinta da Tonino Di Cosimo, e di attribuire un punteggio dimezzato.

 

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