Prosegue categorica la marcia della Mini nella 7^ tappa, che piazza questa volta Terranova in cima e prosegue il suo dominio incontrastato. C’è un però, un aspetto in leggero rilievo da sottolineare, quei piccoli imprevisti che vanno sempre calcolati in un conteggio di una Dakar. Per Al Attiyah è stata una di quelle tappe “così-così” che non ti aspetti.

Fra mal di testa e vomito, il qatariota ha sofferto nella giornata odierna, abbassando la “pace”, ma del resto gli inconvenienti dell’altitudine sono stati condivisi anche da altri concorrenti; così l’argentino Terranova, escluso da ambizioni da classifica, ha spinto al massimo sfruttando anche un’andatura dei rivali “bassina” per via della tappa marathon –ovvero l’assenza totale di assistenza- e che ha costretto numerosi equipaggi ad essere alquanto guardinghi.
Sorprende ancora Al Rajhi, secondo, che abbassa sensibilmente il gap in classifica, ma anche Ten Brinke, terzo di giornata e saldamente quinto nell’assoluta. Sesto è invece De Villiers a poco meno di sette minuti dalla vetta, che ne racimola tre su Al Attiyah e si porta ad appena otto nella generale. Risale in ottava posizione Stephane Peterhansel, condottiero solitario della casa del leone. Nella giornata di domani –ma per la verità anche nella prossima, durissima settimana- affiorerà la qualità dell’assistenza svolta in persona dai piloti e la tenuta dei veicoli, oltre che quella fisica, naturalmente.
Da sottolineare che la partenza sarà in linea domani: ogni dieci minuti partirà una fila di dieci vetture, il che non accadeva dal 2003, quando l’esperimento causò non poche problematiche, a partire dalla sicurezza. Ne gioverà, dal suo canto, la combattività. Da segnare, insomma, la tappa di domani sul calendario per spettacolarità e per l’alta propensione a colpi di scena della prova. E perché no, anche il 13 gennaio, quando si attraverserà il Deserto dell’Atacama, con una tappa lunga 451 km.

Fra i camion, invece, il colpo di scena è già realtà compiuta: il leader incontrastato Eduard Nikolaev ha perso oltre un’ora fra il CP4 e CP5 per motivi ancora ignoti, ma di grande impatto sul destino di quest’edizione. Il russo è distante oltre quarantaquattro minuti dalla vetta: non un’eternità fra i camion, ma che lo costringerà a forzare quotidianamente il ritmo per conservare ancora qualche quotazione valida per il successo finale.
Chi sorride allora è Ales Loprais, il quale, dopo una giornata plumbea, si riscatta con un coup de theatre e vince la tappa odierna, guadagnando sul leader oltre otto minuti: il podio, benché distante, è ancora aperto a stravolgimenti.
Chi, allora, ne ha veramente approfittato del rimescolamento?
Sicuramente Ayrat Mardeev, che mette da parte ventidue minuti preziosissimi su Karginov, che senza alcun dubbio metterà alla frusta il suo Kamaz solo a partire dalla prossima settimana. E proverà a vincere, anche se la forma non è quella del 2014.
Si mangia le mani certamente Gerard De Rooy, che dopo la rottura del ponte posteriore tre giorni orsono ha perso qualsiasi velleità di classifica. Considerati i problemi sofferti dai Kamaz negli ultimi giorni e valutato l’ottimo ritmo mantenuto oggi, secondo assoluto, il primo posto sarebbe risultato almeno alla sua portata. Certamente non ci sarebbe quel poker Kamaz che suona come uno schiaffo –e pure sonoro- a quel destino imperscrutabile del team De Rooy quale “anti-Kamaz”. Anche perché Stacey, ancora una volta, ha chiuso con un ritardo pesante, che sembra allontanarlo dal podio…

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