Il dilemma –quando ci si ritira con la leadership in tasca- è all’incirca sempre lo stesso: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
E’ il quesito naturale, spontaneo, che affiora banalmente da un Rally Marocco mai così interessante da molti anni. Che fosse la “cartina tornasole” migliore in vista della Dakar, non lo scopriamo di certo oggi. Ma il numero di partecipanti, folto quantitativamente e qualitativamente, ha alzato sensibilmente il livello dell’evento, a dispetto del fatto che il tracciato di quest’anno è assai meno rappresentativo di quella che sarà la Dakar stessa. E non per caso, si riparte verso il Sudamerica con molti più punti interrogativi di prima.
Prima ragione, su tutte le altre, è stato l’addio di Sainz alla carovana nella giornata di ieri. Che ha riaperto le discussioni sulla (ridotta) affidabilità della 2008 DKR. Ma andiamo con ordine.

Nella tappa inaugurale –sinuosa e molto rallistica- Mini e Toyota avevano fatto man bassa della top five, con Al Rajhi in testa seguito da un drappello in cui era inclusa la Mini di Al Attiyah a poco più di mezzo minuto. A ruota seguiva Sainz, a quasi due minuti, mentre Loeb, dopo parziali interessanti, è caduto nel primo inconveniente tecnico.
Il resto è tutta storia Peugeot. Anzi, di Sainz, perché pur distinguendosi, Loeb ed il celebre copilota Elena hanno sofferto –come prevedibile- delle mille pieghe interpretative che richiede un rally raid. Non basta l’arguzia, evidentemente, che pure è emersa oggi con un terzo tempo assoluto. Non basta il genio, che di occasioni alla Dakar ne avrà per mettersi in mostra. Ci vuole tempo, da lì non si scappa.

Dall’altro parte del box, infatti, c’era quel “Matador” che si è costruito in tante Dakar, a suo agio sul mezzo e su tappe non troppo lunghe. Nel puro flat out, è ancora al top: due tappe conquistate, le più dure, ben sei minuti nel carniere e garanzie interessanti sul ritmo gara. Poi il terremoto che sconvolto la classifica: poco dopo il CP1 lo spagnolo si ritira per avaria e la leadership passa in mano ad Al Attiyah, che oggi si è limitato a condurre la sua Mini X-Raid al termine. Il qatariota si prende tutto il bottino, poiché oltre a vincere il prestigioso rally, chiude matematicamente la partita del FIA Cross Country Cup, avendo concluso il rivale Vasilyev alle sue spalle. Sull’ultimo gradino del podio Yazeed al Rajhi.

Fra gli outsider, giusto anche citare Mikko Hirvonen, che negli unici due rally raid a cui ha preso parte ha concluso nella top five, con parziali veramente degni di nota. Facili (e scontati) i raffronti con lo storico rivale alsaziano. Ma sono vani: dietro c’è molta più preparazione, c’è un veterano della navigazione (Perin) un veicolo ben collaudato e versatile, oltre che (relativamente) più guidabile, vista le peculiarità di un motore L6 che ormai è allo stato dell’arte. E di natura già bilanciato.
Resta, dunque, il peso specifico di una gara che non predice nulla di una Dakar che sarà totalmente diversa. E fa invece il vate per X Raid: non si possono più fare step evolutivi della Mini, ceteris paribus. L’unica strada possibile è quella già intrapresa dai francesi, che nel medio termine avranno ragione degli avversari. Non subito, appunto: a Velizy avevano messo le mani avanti. Troppo presto.

Lasciati i miraggi da parte, a stabilire se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto saranno le due settimane di test di Peugeot Sport in Africa: dopo non ci sarà più tempo. La prestazione assoluta è indiscutibilmente progredita, gli interventi sul telaio hanno –come da previsione- ottimizzato le peculiarità di dinamica del veicolo.

Classifica generale del Rally del Marocco

1. Al-Attiyah/Baumel – Mini – 14.18’18”
2. Vasilyev/Zhiltsov – Toyota – +16’45”
3. Al-Rajhi/Gottschalk – Toyota – +17’14”
4. De Villiers/von Zitzewitz – Toyota – +19’22″
5. Hirvonen/Perin – Mini – +31’11”
6. Poulter/Howie – Toyota – +31’22”
7. Hunt/Schulz- Mini – +1.00‘14″
8. Malysz/Panseri -Mini – +1.06’22”
9. Ten Brinke/Colsoul- Toyota- +1.19’20”
10. Sazonov-Moroz – Hummer – +1.27’01”

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