A due mesi dal giorno in cui è stato svelato il percorso- drasticamente modificato- della Dakar, a Parigi l’ASO ha scelto di volare basso. Presentazione soft, pochi dettagli, poca voglia di esagerare. Le circostanze, d’altronde, sono tutt’altro che felici. E poi da domani i veicoli iniziano a imbarcarsi da Le Havre verso l’Argentina. E si inizierà a fare sul serio.
Lo snocciolamento dei dati –se vogliamo- è ormai pura prassi: l’arrivo di Marc Coma, quale direttore sportivo, potrà solo fare bene. E’ l’uomo giusto al posto giusto, che la gara l’ha vissuta fino ai suoi più recenti sviluppi.

Gli iscritti sono 354 di cui 143 moto, 46 quad, 110 auto e 55 camion. I numeri sulla bilancia, alla fine, sono sempre gli stessi: unica evidenza è il calo fra i camion, colmata dall’espansione degli iscritti fra i quad, specialità prettamente sudamericana.
La gara partirà il 2 gennaio 2016 con il palco di Buenos Aires e il briefing pre-gara. Qui, la prima novità. Si svolgerà infatti nei pressi della capitale un breve prologo che determinerà l’ordine di partenza della prima tappa, la già nota Rosario-Villa Carlos Paz, ideale per un “riscaldamento”, prima di un crescendo d’intensità che condurrà a percorsi decisamente più aspri.

Altro aspetto degno di nota riguarda gli orari di partenza, in quanto i distacchi fra le prime dieci moto ed i primi dieci camion classificati saranno di tre minuti, al posto dei canonici due. Se per le due ruote il fatto è di scarsa rilevanza, non lo è per i camion, dove la partita strategica è molto più articolata. Più collettiva, che individuale. Non sarebbero nuove a questa categoria giochi di squadra attuati per rallentare gli avversari. E chi in passato non ha avuto attorno una squadra robusta, ne ha pagato le conseguenze, anche in presenza di ottime prestazioni.

Alla fine, la tendenza della Dakar è quella. Oltre un quarto delle auto appartengono ai marchi X-Raid Mini, Toyota e Peugeot: i privati richiedono veicoli sempre più prestazionali, foraggiando sempre di più i factory team che vanno a formare veri e propri cartelli. Gli altri, evidentemente, ne restano isolati.
E fra i camion, la musica è la stessa. Kamaz continua con la sua formazione a quattro punte, di altissimo profilo. Ben tre Dakar divise fra tre piloti. Tutte raccolte dopo il 2012. E’ il dream team di Chagin.
Dall’altra parte c’è il team De Rooy-Iveco, che espande la sua formazione: con l’addio di Stacey, che va verso il team Veka MAN, lo squadrone si arma di tutto punto: entrano a farne parte tutti pezzi da novanta, fra i quali Villagra, il già citato Loprais e l’ex DAF Van Genutgen. E’ sempre più scontro fra giganti, esacerbato da una Dakar che continua a essere logorante.

Infine, è giusto ridimensionare quell’immagine che era uscita della Dakar dopo la presentazione settembrina: tappe che richiamano il WRC sì, meno navigazione anche, ma senza scadere nella caricatura. E qualcuno –lecitamente- aveva pensato a quelle tappe dell’anno scorso alquanto essenziali, mirabili per un rallysta, meno per un pilota di rally raid. Il finale della Dakar 2015 era distorto, nessuno potrebbe oggi negarlo. Col senno di poi. Pareva fosse impossibile tirare fuori qualcosa di più originale e duro per il finale in Argentina. E invece, con una giravolta, si sono quantomeno evitate tappe sprint, da flat-out, davvero troppo per un evento che raggiunto già velocità straordinarie. Riconoscendo così un ruolo di protagonisti anche a tutte le due ruote motrici che potranno fare la loro gara sui tratti più “rough”.

Scenario molto meno sfavorevole per Peugeot, insomma. Che avrà l’imperativo di massimizzare i risultati nella prima fase della gara, in particolar modo durante le due tappe Marathon attorno a Fiambalà, che sarà dominata dalla sabbia, nei giorni di mercoledì e giovedi 6 e 7 gennaio.

E qui emerge l’ultima novità, con l’idea –elaborata dal predecessore di Coma, Castera- di introdurre il regime di parco chiuso durante le due tappe, vietando qualsiasi intervento sui veicoli da parte dei piloti. Mischiando, fra l’altro, l’ordine di partenza della giornata successiva, in cui partiranno davanti i primi classificati delle singole categorie: dieci moto, dieci auto e cinque camion. Un tentativo di sperimentazione stuzzicante (che deve molto ad Argentina e Bolivia, senza i quali non ci sarebbe stato alcun riarrangiamento) probabilmente inevitabile per una Dakar che rischiava di attorcigliarsi su se stessa. E che si è riciclata bene, uscendone in forma smagliante. Nonostante il (discutibile) atteggiamento del Perù.

Programma della Dakar 2016
02/01: Podio e prologo a Buenos Aires
03/01: Buenos Aires – Villa Carlos Paz
04/01: Villa Carlos Paz – Termas de Río Hondo
05/01: Termas de Río Hondo – Jujuy
06/01: Jujuy – Jujuy
07/01: Jujuy – Uyuni
08/01: Uyuni – Uyuni
09/01: Uyuni – Salta
10/01: Giorno di riposo a Salta
11/01: Salta – Belén
12/01: Belén – Belén
13/01: Belén – La Rioja
14/01: La Rioja – San Juan
15/01: San Juan – Villa Carlos Paz
16/01: Villa Carlos Paz – Rosario

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