–Categoria auto–

Si sa, due indizi non fanno una prova e difatti nessuno oserebbe appioppare alcuna responsabilità a Loeb
: il nove volte campione del mondo è in forma, basta questo. Il francese aveva bisogno della controprova, e se l’è presa, senza indugiare. Il piccolo vantaggio costruito ieri, si dilata leggermente fino a 5’ su De Villiers, nuovamente l’altro protagonista di giornata.
Restano tuttavia differenze minime, tanto più se si considera che l’approccio “soft” alla gara è lo schema d’attacco dei piloti più titolati, i veterani.

Sulla prestazione pura, nessuno ha da ridire: l’altra doppietta Peugeot è sintomatica, non esprime una vera e propria causa, ma testimonia il grande passo in avanti dei francesi: nel corso di due tappe essenzialmente tecniche, le modifiche di telaio –lì si è concentrato l’intervento correttivo- si sono fatte sentire.

Il nove volte iridato non è scappato via fin da subito e pur intestandosi tutti i parziali, il colpo di reni è arrivato –come nella giornata di ieri- nel finale.

Buona è stata anche la giornata di Carlos Sainz, secondo, che risale la china fino alla decima posizione, portandosi ad un margine assolutamente non preoccupante di dodici minuti.
La gara “degli altri”, degli incalzatori, si chiude con note altrettanto incoraggianti: Al Attiyah, su Mini, finisce a 1’25” e rimonta in classifica; i sei minuti dalla vetta rappresentano tanto quantitativamente che qualitativamente poco, pochino, quasi nulla.

E infine il sempre ambiguo De Villiers, che non si capisce mai a che gioco stia giocando, si piazza ancora lì, ad un tiro di schioppo dalle Peugeot e comincia a mandare segnali davvero tanto interessanti quanto temibili per la concorrenza. Il secondo posto in classifica assoluta, con un Loeb ancora tutto da decifrare in vista delle tappe di navigazione, è davvero confortante per il sudafricano.

Continua nella sua regolare progressione Mikko Hirvonen, che si sarà pure chiesto quando arriverà il momento della rivincita sul campione francese: la sua andatura, più tranquilla, è comunque fruttuosa, con il quarto posto che è lì a dimostrarlo.

Non osa nemmeno “Mr. Dakar”, Stephane Peterhansel, che da parecchio tempo ha imparato a disdegnare, con lo snobismo peculiare di chi la sa lunga, i successi di tappa in favore di una maggiore costanza. Finisce così che in una forchetta di poco più di un minuto si trovino i tre veri pretendenti al successo, quasi a voler testimoniare che lo schema “comportamentale” è all’incirca lo stesso.

Le Toyota di Poulter, Ten Brinke e Al Rajhi vanno a formare un terzetto nelle retrovie stuzzicante, almeno come “outsiders”, specie considerando che il saudita, dopo la stoica gara del 2015, finora ha tutt’altro che ben figurato.

Un discreto Despres chiude la top ten a 6’ nella tappa di oggi, mentre continua la triste e dimessa gara di Roma e Terranova, entrambi fuori dalla top ten, nella mischia di piloti privati: una condizione difficilmente spiegabile, che però ha evidenti riflessi sugli equilibri di squadra, le cui “sorti” sono affidate ormai completamente al binomio Al Attiyah-Hirvonen. Chi l’avrebbe detto, sussurrerà qualcuno furbescamente nel paddock.

–Categoria camion—

Altra pioggia, altra giornata da dimenticare per i camion: percorso modificato in fretta e furia, gara bloccata per un passaggio scavato e non attraversabile da mezzi pesanti. Non c’è pace nemmeno per Kamaz Master, il team russo partito con i galloni dei favoritissimi, costretto ancora una volta a disputare una tappa disastrosa, senza giri di parole.

E’ il prezzo da pagare, un’imposta salata per chi temporeggia: i russi sono partiti particolarmente arretrati, venti minuti oltre i MAN e gli Iveco in testa, dopo una giornata, quella di ieri, trascorsa ad un ‘andatura rilassata. Il temporale ha reso molto più impervie le strade per gli inseguitori, con esiti foschi per diversi concorrenti.

Succede cosi che il ceco Kolomy, ieri quarto ma poi penalizzato di ben 10’ per aver violato il limite di 90 km/h in una zona a velocità controllata, è andato a prendersi il successo di tappa, riportandosi in sesta posizione assoluta con il Tatra T815, le cui doti emergeranno ben presto in vista della sabbia.

Ha continuato a spingere uno Stacey sempre più fiero del suo “ritorno a casa”, sul MAN che lo aveva condotto al successo nel 2007, arrivato con diciassette secondi di distacco appena dal ceco. Positiva la giornata di Villagra, che adesso si ritrova a poco più di un minuto e mezzo dalla vetta, battendo i team mates in territori a lui cari (e favorevoli).

Più staccato, a quasi due minuti, c’è Peter Versluis, in classifica invece saldamente secondo, mentre il connazionale Van Genugten mostra nuovamente un passo notevole, portandosi in quinta posizione di giornata e assoluta.

“Solo” settimo è De Rooy, a quattro minuti e mezzo, in una fase della gara quanto mai incerta e inaspettata: in pochi credevano al progetto MAN, ma ancora meno pensavano ad una così importante debacle in casa Kamaz.

Detto infatti dei piazzamenti dei rivali di Iveco, con Loprais nono, Nikolaev, senza dubbio il più titolato delle quattro punte, è quattordicesimo a dodici minuti, mentre in classifica è ottavo a 15’.

Molto più arretrati gli altri: Sotnikov è dodicesimo a 26’, Mardeev e Karginov affondano a 29’. Quasi per uno scherzo della sorte, l’unica magra consolazione è l’aver evitato penalità nella giornata di ieri. E fare la marathon stage nell’ammucchiata di gentleman drivers, è una delle situazioni più spiacevoli: si sa che la categoria camion è una di quelle in cui i team non risparmiano strumenti e trucchi crudeli, cinismo e a volta perfino un’aggressività ai limiti del regolamento. Tanto più se ci sono regolamenti di conto in sospeso.

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