Trascorse le prime due tappe nel “Purgatorio” della classifica, arriva il primo attacco alla classifica da parte del team De Rooy: meglio battere il ferro finché è caldo. E’ chiaramente questa la strategia dell’olandese, consapevole che le ostilità con Kamaz non si sono affatto chiuse, momenti di difficoltà a parte.

Da questa prospettiva, non deve sorprendere la supremazia del team MAN-Eurol Veka: il binomio Stacey-Versluis vanta una storica competitività sul fondo sterrato, ma la vera cartina tornasole sarà rappresentata dalle prossime giornate, caratterizzate da più navigazione e più sabbia.
Nella tappa di oggi, però, la situazione è almeno in parte mutata: De Rooy ha assestato il suo colpo a Jujuy, il primo e non decisivo attacco che gli consentirà di partire domani in testa alla gara, assieme alle prime dieci moto in classifica ed alle prime dieci auto.

Tradotto: meno polvere, meno “corpo a corpo” con altri mezzi pesanti, ed un primo vero faccia a faccia con i rivali attuali. Domani prevarrà il più veloce dei cinque, perché calcoli non saranno né vantaggiosi né tantomeno praticabili. Le altre categorie avranno un passo gara più rapido, mentre fra i camion, la guida del piccolo drappello vale minuti, rappresenta il dividendo maggiore.

Se la cava comunque bene Peter Versluis, che ha reso la vita difficile a De Rooy, chiudendo ad appena diciassette secondi: una distanza simbolica, priva di valore, in una categoria dai gap terribilmente ampi. Il quadro è tutt’altro che ben bilanciato, ma nel frattempo la regolarità vale la testa della corsa.

Perde la leadership e poco altro Stacey: il minuto che lo separa oggi da De Rooy è poca cosa: l’olandese è quanto mai consapevole che lo spessore dei successi finora conseguiti è più formale che sostanziale. E’ ancora il tempo di prendere le misure.

Entro i due minuti conclude anche Federico Villagra con l’Iveco Powerstar, che dopo i MAN è il meglio piazzato nell’assoluta.

Spunta in quinta posizione, finalmente in risalita, Eduard Nikolaev: l’attenzione a non subire penalità nei tratti a velocità limitata -parrebbe la normalità, ma per ora così non è stato- inizia a produrre i suoi frutti. In una tappa con tracciato aperto, non ci si aspetta certo di vedere appena due Kamaz, perlopiù in ritardo. Le distrazioni degli avversari sono state sufficienti per colmare, almeno in parte, quel vuoto di prestazione che si è denotato all’inizio della Dakar. I 3’37, sommati ai 14’ subiti ieri, fanno quasi diciotto minuti. Un gap non confortante, ma neppure vicino alla soglia di non ritorno. Tempo e chilometri non mancano.

Lo sa bene Ayrat Mardeev, campione in carica, ieri riportato con 29’ minuti di ritardo dal GPS, che invece si è piazzato discretamente quarto. Il nono posto, a sei minuti, è abbastanza per rientrare nella soglia della top five a soli nove minuti. Uno scenario che lascia tutte le porte aperte, tanto più in vista della marathon, nella quale conterà anche la robustezza, punto forte per antonomasia dei russi.

E se Sotnikov e Karginov su Kamaz piangono, Loprais non ride: i primi due, confinati rispettivamente a 47’ e 30’, paiono sempre più allontanarsi dalle velleità di gloria, mentre il ceco, sebbene “si accontenti” di 15’, pare piuttosto ingessato, nonostante si sia presentato come asso nella manica del Team De Rooy. Indecifrabile, finora.

Copyright © Rally.it: puoi ripubblicare i contenuti di questo articolo solo parzialmente e solo inserendo un link al post originale.