–Categoria auto—

Che nessuno finga di stupirsi: di un Loeb coriaceo, coraggioso e pure affamato di successi se ne è parlato molto. E, se vogliamo, un giorno sottotono è sempre nella norma. Quel che è certo è che il duo composto da Sainz e Peterhansel non è si è fatto sfuggire l’occasione, che, proverbialmente, fa l’uomo ladro.

E’ un fatto ricorsivo: alla prima debolezza, “Mr.Dakar” ne ha approfittato. Quasi a voler testimoniare che, tutto sommato, Loeb non è affatto sottovalutato. Eppure, fra lunedì e mercoledi, opportunità per metterlo in difficoltà ce ne saranno. E invece Peterhansel ha corso al massimo e si è preso tappa e leadership.

E’ la classica situazione modello per la quale da inseguitori si diventa lepri. Stephane Peterhansel non ha aspettato, ha dettato un ritmo terribilmente distruttivo e ha concluso con ben 8’15” di vantaggio sul connazionale.

Unico a inseguirlo, resta Carlos Sainz, ad appena 17”, che di buone ragioni per essere appagato ne ha diverse: in un solo giorno, ha più che dimezzato il suo gap, dopo averci provato, senza successo, per diverse tappe di fila.

E dietro? Il vuoto, un’ampia terra di nessuno oggi “violata” dall’eccellente Al Rajhi, su Toyota: gli aspirati soffrono in altura, ma il saudita, come l’anno scorso, è riuscito a metterci “del suo”, quei secondi che invece sono mancati a De Villiers.

Quell’esile vantaggio su Loeb, che ha chiuso quarto, di poco meno di un minuto, ha se non altro un significato simbolico di non poco conto. Il saudita incassa oggi il titolo di primo “degli altri” (e non solo, evidentemente) e capitalizza recuperando molto spazio in classifica. Peccato, tuttavia, che il danno sia già stato fatto e che il podio sia davvero molto lontano.

E in effetti i compagni di marca non sono riusciti a raccattare grandi energie per sfidare le Peugeot: non sono i quindici minuti subiti da De Villiers, nono nella tappa di oggi, le cui ambizioni di podio si fanno sempre più sottili, non sono i cali prestazionali di Poulter e Vasilyev a deludere, ma l’ennesimo piazzamento nella top five di Al Attiyah.
Gli appena 15’ di distacco nell’assoluta sono ragione di vanto, ma dall’altro canto il qatariota non è riuscito a sfruttare la ghiotta chance lasciata sul terreno da Loeb, al punto da ritrovarsi immediatamente alle spalle, per la prima volta dall’inizio della Dakar, i compagni Roma e Terranova, a 11’ e 13’, sostanzialmente mai sul pezzo finora.

Non è stata una giornata di grande gloria neppure per Mikko Hirvonen, che ha chiuso regolare ottavo, posizione che continua a valere un sesto posto nell’assoluta ed un avvicinamento alla top five, i cui margini sono difesi –senza troppa convinzione- da De Villiers.

–Categoria camion—

Altra giornata al fulmicotone nella categoria dei camion: ennesimo tête-à-tête fra i due contendenti di giornata, scontro al minuto con colpo di scena finale. Un copione tanto frequente in questa Dakar quanto insolito per una categoria come quella dei camion, la più incerta del 2016. Escluso il ritiro di Ales Loprais, i big sono tutti in gara e la coppia di MAN in testa alla gara continua a fare il gioco del martello.

Ci ha provato ancora una volta l’ermetico De Rooy, che si prende la seconda piazza, brutalmente privato del successo da Hans Stacey nel finale, per non più di sette secondi.

La sfida “tutta in famiglia”, finora non particolarmente affilata, quest’anno si svolge da due fronti differenti: se il pilota dell’Iveco è apparso fino a ieri incerto su che gara condurre, a metà fra il guardarsi le spalle e attaccare, poi ha deciso di svelare la tattica: “la gara si fa sulle dune”, ha detto, lapidario come sempre.

Ma in quel momento i Kamaz ci saranno: in fin dei conti, i tiratissimi distacchi emersi finora, hanno un qualcosa di ingannevole. Certo è che il terzo posto a 1’15” di Versluis da’ una connotazione maggiormente positiva alla giornata dei MAN, mentre l’ambigua condotta dei Kamaz si traduce in un terzetto di piazzamenti, dalla quarta alla sesta posizione, rispettivamente da parte di Nikolaev, Sotnikov e Karginov, con un distacco che va dai due ai tre minuti. Leggermente più attardato Ayrat Mardeev, a 3’38”. C’è molto di arcano in questo celarsi, ma d’altronde il segnale mandato ieri da Nikolaev è molto chiaro: i russi hanno energie per recuperare. E di fatti impronosticabili ne possono ancora accadere molti.

–Categoria moto—

La sesta tappa segna il primo e vero spartiacque della Dakar: i “botta e risposta” tra KTM e Honda dei giorni scorsi paiono scaramucce a confronto con gli scenari che si vanno ad aprire a partire da domani.

C’è da dire che Toby Price ha assestato un altro colpo d’ala in un’altra tappa da navigazione, perlopiù la più lunga di tutta la Dakar. Il passaggio attraverso il Salar d’Uyuni –deleterio per le componenti meccaniche- e l’altitudine hanno fatto il resto: sono stati numerosi i ritiri di amatori nei giorni scorsi, effettivamente.

L’australiano però non è riuscito ad aprire un vero e proprio solco: ha messo insieme poco più di un minuto sul rinato team mate Walkner e 1’12” sull’ultimo reduce Honda Paulo Goncalves, a cui restano appena trentacinque secondi nella generale sull’ufficiale KTM. Non è bastata una prima parte all’attacco per il portoghese: prima della salita verso il CP3, nei cui pressi è stata posta l’area di rifornimento, Price si è preso la testa della tappa e non l’ha più mollata.

Totalmente diverso il “sentiment” predominante in casa Honda: l’eccellente inizio di giornata, con quattro Honda su cinque inseritesi nella top five, ha subito la prima svolta con un problema di motore per Joan Barreda Bort, dopotutto la vera punta di diamante di casa Honda, già tradito gli anni scorsi da problemi analoghi. I primi tentativi di riparazione, vani, hanno costretto Paolo Ceci a trainare il compagno fino al traguardo. Gap irrimediabile e altra Dakar compromessa per i due ufficiali.

Di vittime nelle zone alte della classifica ce ne sono state diverse: si ritira Ruben Faria, ieri ottavo assoluto e Jakes, lo slovacco di KTM, che ieri aveva chiuso nono.

Solo quarto e staccato Svitko, a quasi 5’, che vale pure un’uscita dalla zona podio: in realtà lo slovacco ha condotto una seconda fase di tappa straordinaria, con quasi tre minuti guadagnati su Price, ma qualsiasi errore, anche di misura, si paga ancora caro. Le carte restanti da giocare, si spenderanno a metà della prossima settimana. Per ora, è solo un prendere o lasciare.

E’ stata invece una giornata di vero e proprio risveglio per gli Yamaha, più a proprio agio sulla prova: Helder Rodrigues segna un quinto posto sintomatico del buon recupero dei giapponesi, a 5’ dalla testa, mentre conclude una prima giornata pulita anche Alessandro Botturi: l’italiano è nono a 9’19” e nonostante i problemi fisici, si avvia verso una seconda settimana potenzialmente più favorevole da una posizione più coerente alle prestazione del lombardo. Ottimi anche i parziali iniziali, paragonabili a quelli dei rivali di KTM.

Più che soddisfacente anche la giornata degli Husqvarna –ritiro di Faria a parte- sancita dalla costanza di Quintanilla, anche oggi sesto e da Arana, a 8’. Ottavo lo statunitense Brabec, che risale in ottava posizione.

L’attenzione che si era concentrata su Meo, campione enduro, e Kevin Benavides, si è invece un po’ sgonfiata: il francese ha avuto un inizio difficile di tappa, mentre l’argentino, dopo ottimi parziali nella prima parte del percorso, ha esasperato la drammaticità di una giornata per Honda che non può che essere definita nera. Termineranno rispettivamente tredicesimo e diciassettesimo.

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