Sarà stata pure una tappa di undici chilometri, sarà valsa pressoché nulla in un rally raid con oltre quattromila chilometri di speciali. Sorprese, poi, non ce ne sono state fra i big, almeno non tali da ribaltare i pronostici. Ma certo non si è trattato di una prova da prendere sottogamba.

Fra le moto, infatti, un mezzo colpo di scena c’è stato: lo sa bene Paulo Goncalves, indicato fra i favoriti, che ha subito un problema meccanico e ha concluso cinquantesimo. Il distacco in sé, sopra il minuto, è irrilevante, ma la partenza in mezzo al gruppone renderà più complesso l’avvio della gara, specie se si considera che domani il secondo tratto sarà inadatto per i sorpassi. Recupero rinviato a lunedì.

La tappa è stata vinta da Joan Barreda Bort, l’altro dakariano che più volte ha accarezzato il sogno della vittoria, ma con un filotto di ritiri sul curriculum. E manca persino il podio. Con l’uscita di Coma, sul piano della prestazione pura è quasi il prediletto di questa edizione. Ma nei settori da navigazione le incognite sono molte.

A pari merito c’è Ruben Faria, mentre a tre secondi si piazza un altro portoghese, Helder Rodrigues su Yamaha.
Interessante, ma tutto da verificare nei prossimi giorni, è l’exploit di Adrien Van Beveren, debuttante francese con il Yamaha Junior Team. In ogni caso, il quarto tempo in una categoria molto selettiva ha un alto valore, sia se considerato per se stesso, sia in un’ottica funzionale. Partire fra i top driver è sempre prezioso, “didatticamente” parlando.

Seguono a ruota Metge, il locale Benavides, la prima KTM di Farres Guell, mentre più attardati sono i quotati Svitko e Viladoms, sempre su KTM, appena all’interno della top ten.
Per cercare altri nomi “pesanti”, bisogna scendere più indietro, con Casteu tredicesimo, Walkner quindicesimo e Toby Price, rivelazione del 2015, sedicesimo. Alain Duclos, con Sherco, è ventesimo, ad appena venti secondi.

Discrete le prove degli italiani: Botturi è undicesimo e non partirà con l’handicap degli anni precedenti, che lo hanno costretto a posizioni di partenza sfavorevoli.

Non male il debuttante proveniente dall’enduro, Cerutti, ventisettesimo a ventiquattro secondi e Paolo Ceci trentesimo.

Fra le auto, invece, la situazione è lievemente più incerta, benché l’incidenza della prova sia pressoché nulla: ad agguantare il primo posto è stato infatti Ten Brinke, pilota di già affermata esperienza. E se Sainz non ha esitato a infilarsi in seconda piazza, a tre secondi, stupisce il terzo posto di Xavi Pons –celebre per il background WRC- su Ford, le cui potenzialità, in una prova corta sì, ma tecnica, non erano date certo per scontate.
Nei prossimi giorni sarà da seguire quello che era stato classificato fra i binomi meno accreditati e convincenti.

Ai piedi dei primi tre classificati, si posizionano Al Attiyah, Dabrowski su Toyota e le due Mini di Roma e Hirvonen a sette secondi. Si piazza ottavo Giniel de Villiers, mentre le tre Peugeot di Peterhansel, Loeb e Despres sono a nove secondi, dalla nona all’undicesima posizione.
Se vogliamo, allora, al momento è un 1-0 per Hirvonen in una tappa da mondiale rally –più per la lunghezza che per le caratteristiche, in verità- sul pluricampione Loeb.

Simboli a parte, però, il “dividendo” più importante se lo prendono Sainz e Ten Brinke che potranno condurre con maggiore scioltezza la prima vera tappa, pensata apposta per sciogliere il ghiaccio. Inizieranno con qualche patema in più i compagni, che comunque avranno il vantaggio di iniziare con condizioni vantaggiose: la prima sezione, molto veloce, domani li aiuterà a guadagnare terreno.

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