Dakar 2017: Peugeot e il fronte Toyota che non ti aspetti

E alla fine la notizia dell’arrivo del nuovo squadrone in funzione anti-Peugeot è arrivata, un po’ a sorpresa, a dirla tutta. Anche perché la prima mossa avrebbe dovuto farla X-Raid, che dopo aver accolto da un lato Yazeed Al Rajhi e abbandonato dall’altro Nani Roma, si è trovata sguarnita sul fronte tecnico. Il Palmares è di quelli che fanno (quasi) leggenda, ma -come tutte le grandi storie di successo- i cicli sportivi non hanno vita lunga.

E il momento propizio per cambiare pagina lo aveva anche trovato Sven Quandt, team manager di X Raid: la Dakar 2016 doveva dare credibilità e autorevolezza al progetto due ruote motrici, ormai iniziato più di due anni fa. Ma quel responso non solo non è venuto; è caduta bensì un’altra tegola sulla squadra, abbandonata ex abrupto dal driver e star Guerlain Chicherit senza troppe riserve. Ripreso -con netto ritardo- lo sviluppo tramite l’appoggio di Jutta Kleinschmidt, i tempi si sono fatti stretti. Forse troppo, per adeguare il muletto ad una piattaforma definitiva. E la soluzione, sempre più paventata nell’ambiente, sarà probabilmente quella di rimandare tutto al 2018.

Strada spianata per Peugeot?
Detta così, con un percorso come quello del 2017 che avrà un’altitudine media superiore ai 2000m, parrebbe proprio vero per il team PH Sport, che ha rilevato le vetture dal team ufficiale.
Se non fosse per il fatto che -ribadiamo, a sorpresa- la Toyota ha rimescolato le carte e -conscia del proprio capitale umano- ha lanciato una nuova vettura, due ruote motrici, nient’altro che un adattamento dell’Hilux 4×4 usato finora. E’ una rivelazione che ha un doppio valore, che mostra tutte le ambizioni del team sudafricano, perché conferma anche quel binomio Al-Attiyah-Toyota che nel Cross Country ha conquistato tutto il conquistabile. E che tanto scontato non era, nonostante i successi.

In molti avevano parlato di ripiego, così come accaduto due anni fa, proprio per disputare delle prove del Cross Country. Vuoi perché la Peugeot ha già schierato la sua squadra perfetta, vuoi per i risultati convincenti, dal filotto ne è uscito un duetto motivato, che ha aperto un fronte decisivo. Congiungendo le proprie strade, of course. Altro che scacchiere secondario: il qatariano ha mosso il baricentro del rally raid e Toyota non si è fatta trovare impreparata. Dispiegando, anche quest’anno, il favoritissimo De Villiers e l’outsider Poulter.

“L’artificio” concesso dal regolamento lo conoscono bene gli appassionati di rally raid: l’adozione di due sole ruote motrici consente di ridurre il peso del mezzo drasticamente, che è effettivamente è stato ridotto di ben 600 kg, mettendo da parte il principale tallone d’Achille del veicolo giapponese. Il motore, un tradizionale ma sempreverde V8 5.0 litri a benzina aspirato, ha una flangia di 38mm, che porterà l’Hilux sullo stesso piano dei rivali, dopo aver montato per diversi anni un restrittore di due mm più stretto. L’engine bay è stato spostato al centro (per ovvie ragioni di bilanciamento pesi e per lo spostamento della trazione); la configurazione è di tipo longitudinale.

Se l’insistenza sul motore a benzina aspirato è una filosofia in controtendenza con quella dei rivali, che hanno optato per il turbodiesel, appare invece evidente l’adozione di un altro dei vantaggi caratteristici consentiti dal regolamento. L’incremento dell’escursione della sospensione, il sistema automatico di sgonfiaggio degli pneumatici e l’incremento del diametro della ruota fino a 940 mm completano la svolta adottata dai giapponesi, perlopiù inevitabile a seguito dell’eccellente lavoro svolto da Peugeot.
Apprezzabile nella foto è anche la nuova sagomatura dei passaruota (in funzione dell’escursione delle sospensioni) e di tutti i lamierati esterni, a seguito del nuovo alloggiamento del motore: a differenza dei concorrenti di Velizy, l’ampiezza del telaio giapponese non ha costretto i tecnici ad un packaging estremo.

Giovanni Filograsso

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Giovanni Filograsso

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