Account, tag, hashtag, share sono solo alcuni termini “tecnologici” oramai sdoganati e conosciuti dalla maggior parte degli utenti Internet.
Probabilmente qualche anno fa se nominavi la parola cookie ti davano al massimo un biscottino, oggi invece ci districhiamo con termini inglesi e codici alfanumerici come se fosse la cosa più semplice al mondo.
Chi non ha un computer? Oggi si comunica con il pc o lo smartphone (ecco un altro termine) in sostituzione di: giornali, radio, posta, buona parte della tv, navigatori satellitari, orologi e molto altro ancora.
Anche nel mondo dei rally l’evoluzione tecnologica ha aiutato tantissimo, puoi seguire la maggior parte degli eventi “in diretta” grazie ad alcuni servizi di cronometraggio, sono nati molti siti web (più o meno attendibili sta al lettore giudicarlo) e puoi seguire i campioni (e non solo) grazie alla loro presenza sui social.

Eccoci arrivati, tutti i grandi campioni Rally sono ben presenti sui social network, chi c’è arrivato molto tempo fa chi dopo, chi predilige Twitter, chi Facebook ma la loro presenza è affermata. Noi siamo andati a curiosare i tre social più famosi: Facebook, Instagram e Twitter per vedere chi è il pilota del WRC più “Social”, come si comportano e come si aggiornano. Naturalmente quasi tutti hanno una o più persone che si occupano dei loro profili e li seguono “live” durante le gare, tenendo noi “fans” aggiornati.

Facebook è uno dei social più apprezzati dai campioni, in questa speciale classifica Ogier è leader con i suoi 320mila fan, seguito da Paddon (310k) e Mikkelsen (260k), bene anche Sordo (250k) e Latvala (233k). Il campione del mondo aggiorna soprattutto durante la gara e si occupa principalmente della sua attività di pilota. Hayden Paddon invece è il pilota più genuino, spesso è lui in prima persona a postare foto e video ed è disponibile per domande a cui risponde in diretta in determinate ore della settimana. Mikkelsen tende a mettere articoli o interviste che lo riguardano ma per ora non ha aggiornato le immagini del suo profilo dove compare ancora la vecchia Polo WRC. Come avete visto tre modi completamente diversi di porsi.

Saltiamo a Twitter dove è ancora Ogier a comandare con 108mila follower, vicinissimo lo spagnolo Sordo (107k) e terzo Latvala (87k). Anche in questo caso Ogier predilige mettere le classifiche dopo ogni speciale ma vi sono alcuni retweet di M-Sport, degli organizzatori del rally di turno e della moglie Andrea Kaiser. Anche lo spagnolo Dani Sordo, mette i tempi delle prove in diretta ma usa anche foto e commenti nel pre gara. Latvala, reduce dalla vittoria svedese, ha usato molti retweet e ringraziamenti ai fans.

Intagram è il più recente: Il podio è composto da Sordo (78k), Mikkelsen e Latvala (77k). Essendo un social di immagini non vi sono grandi differenze tra pilota e pilota, Mikkelsen mette anche molto foto extra Rally. Ogier è sbarcato da poco su Instagram, vi consigliamo di seguire il profilo verificato e non quello fake.

Facendo una conta generale la leadership dei pilota più Social va allo spagnolo Dani Sordo, con un totale cumulativo di 435mila follower, segue Ogier con 428mila, Latvala (396k), Mikkelsen (394k), Paddon (388k).

Ma la presenza sui social è solo un modo per interfacciarsi meglio con i fan da parte dei piloti meglio affermati o può essere anche un aiuto per poter emergere nel mondo delle competizioni?
La risposta è sì. Una massiccia e costante presenza, insieme a molti contatti attivi e interessati, può aumentare la possibilità di sponsorizzazioni, derivante da una maggiore esposizione (ciò che uno sponsor cerca in definitva). Va da se che il quasi mezzo milione di follower dello spagnolo Sordo aumentano la popolarità e i contatti importanti.

Non solo serve avere una propria pagina sui social ma occorre aggiornarla, altrimenti la presenza sarebbe dannosa. Una pagina non aggiornata è il peggior biglietto da visita mentre un seguito più nutrito e attivo, che magari a sua volta condivide immagini e contenuti relativi ad un equipaggio, può essere un aiuto importante per un pilota. Certo, non è la soluzione definitiva, ci mancherebbe, ma assicurare un certo livello di visibilità può porre sicuramente un pilota in una posizione più avvantaggiata, e di sicuro, male non fa.

Alberto Latu / Marco Bonini

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