Foto (C) Tadde Milito

Ciao Enrico, come stai?

Da oggi sicuramente meglio, non ce ne volere se rispondiamo per te. Hai ragione, non è possibile minimamente immaginare quanta sofferenza e rabbia può avere provato una persona, accusata ingiustamente di colpe non sue e scivolato nel libro del dimenticatoio nel nome del business.

ACCUSE LEGENDARIE – Ti hanno fatto soffrire due volte, e come tu anche Alice, tua compagna di abitacolo durante quella maledetta gara. Una gara che conoscevi bene e che, complice le condizioni meteorologiche difficili e la negligenza di alcuni, si è trasformata nel giro di un attimo dalla festa di tutti alla tragedia di pochi. La prima, scontata, per la perdita di Enrico: una persona che come noi che scriviamo o tu che corri condivideva la nostra stessa passione, fatta di sacrifici (economici, di tempo, di ore di attesa passate tra il gelo o nel caldo torrido a bordo PS) e di gioie nel veder passare quei bolidi anche solo per pochi istanti. La seconda, perchè sono state sparate ingiustamente sentenze ancora prima che venissero effettivamente appurati i fatti, tutto nel nome ed in difesa di un giocattolo che, almeno per alcuni, ormai si è rotto definitivamente.

In relazione alla dinamica dell’incidente, è stato sottolineato che si tratta di un errore di guida dell’equipaggio, anche se le conseguenze sono andate, per una tragica fatalità, aldilà anche delle pur severe misure di sicurezza adottate nel luogo del sinistro.”

GIUSTIZIA E’ FATTA! STAPPIAMO UNA PERONI… – La notizia che tutti noi aspettavamo, caro Enrico, è finalmente arrivata nella giornata di ieri. La posizione di Enrico Bonaso è stata definitivamente archiviata dal Commissario della legge della Repubblica di San Marino. L’autorità giudiziaria non ha infatti rilevato alcuna colpa a carico del pilota padovano, in quanto la perizia ha accertato che la sua guida è stata ineccepibile dato che ha attivato tutti i meccanismi di sicurezza al fine di evitare l’impatto. In quel punto, all’esterno di una curva, non dovevano esserci spettatori, mentre invece per un’incredibile errore umano qualcuno piazzò delle bandelle verdi e non rosse. Non c’è stato nessun errore del pilota, non c’è stata nessuna mancanza di lucidità come famose esperte hanno sostenuto a spada tratta fin dai primi momenti, bensì negligenza, il cui vero responsabile va ricercato nelle otto persone rinviate a giudizio: tre commissari di percorso, quattro componenti dell’equipaggio delle auto di sicurezza e il responsabile dell’allestimento della prova speciale.

“La responsabilità dell’incidente si può attribuire soprattutto alla scarsa lucidità del pilota Enrico Bonaso (..) che non ha minimamente impostato la curva a sinistra come avrebbe dovuto fare normalmente, considerata anche la sua esperienza rallystica”

Vi siete ritrovati di colpo catapultati in qualcosa più grande di voi e dal rimbalzo mediatico atipico, quasi stucchevole, vista la comprovata noncuranza dei principali mezzi di informazione nei confronti dei Rally e l’insistenza con la quale pregiate giornaliste di redazioni sportive nazionali hanno deciso di catalogarvi come carnefici. Pensieri evidentemente mossi da altri interessi e talmente frettolosi da essere, di fatto, successivamente smentiti dagli organi giudiziari, unici veramente in grado di avere voce in capitolo.

AMIKI MIEI… – Fa strano però pensare che sono state poche le redazioni che hanno veramente tentato di andare a fondo sulla vicenda: evidentemente è più facile elogiare la presenza di quasi tutti i Campioni del Mondo nell’edizione 2017 piuttosto che affrontare argomenti scomodi. Noi facciamo parte di quella lista, ma parliamoci chiaro: tutto questo non è un vanto per noi; non è di nostro interesse andare contro a manifestazioni che possono dare risalto al nostro sport, non è questo il nostro obiettivo e non lo sarà mai. Però ci ha fatto male e ci ha dato immenso fastidio vedere da parte di alcuni il più classico scarico di responsabilità nei confronti di coloro che già dai primi istanti era chiaro non avessero colpe. Laviamoci le mani, tanto il tempo aiuterà a dimenticare.

Ancora più di cattivo gusto il fatto che piloti plurititolati che hanno fatto la storia del rallysmo italiano abbiano rincarato la dose, salvo poi dover puntualizzare e correggere certe dichiarazioni dopo che il popolo dei rally è insorto nei loro confronti. Personaggi che hanno vissuto anche fasi molto più pericolose e tragiche, come l’epopea dei Gruppi B e la perdita in prima persona di un compagno di squadra: quel numero 4 al Tour de Corse 1986…

Ma non solo loro: anche padri di nove volte campioni del mondo di MotoGP hanno espresso pareri su quanto accaduto, seduti dal divano di casa in quanto ritirati dalla gara il giorno prima e non presenti sul luogo dell’incidente. Parole, soltanto parole, diceva Mina. Come se questi comportamenti non provocassero comunque un danno di immagine non indifferente sia personale che per tutto il movimento. Come si può paragonare questo sport come ad una immensa famiglia quando tutti, chi più chi meno, tentano di portare acqua al proprio mulino senza pensare al bene comune?

“SCUSA ENRICO, CI SIAMO SBAGLIATI”

Questa sopra è più o meno la frase che vorremmo ti fosse recapitata. Ora che puoi tornare finalmente a rivivere appieno la tua passione, ora che potrai ritornare sulle strade senza quell’etichetta da assassino che in tanti avevano accostato al tuo nome. Sarebbe un piccolo gesto, ma dal valore immenso. 

La redazione di Rally.it resta a disposizione di chi accusò Enrico Bonaso garantendo loro diritto di replica o di scusarsi nei confronti del diretto interessato. Ringraziamo inoltre l’Avvocato Carlo Covi per l’immenso lavoro da lui svolto e per essersi reso disponibile nei nostri confronti per aiutare a fare chiarezza sulla vicenda.

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