Mancano ancora soltanto due giorni alla fine di questo 10° Panda Raid. Tanto sudore è stato versato in questi giorni, ed ormai una settimana è passata. Ma chi pensa che sia solo una passeggiata si sbaglia di grosso. Infatti i piloti se la devono vedere con fango densissimo causato da una melma primordiale, formata da laghi asciutti e sabbia finissima nonchè soffice del deserto. Come abbiamo constatato gli iscritti sono stati tanti, ma anche i ritiri non sono stati da meno. I nostri italiani procedono benissimo, gustandosi i loro mezzi, i panorami e il fantastico clima motoristico che fa da cornice. Le parole d’ordine di questi giorni sono: gas aperto, concentrazione e soprattutto vista sopraffina.

Non mi vedrete mai più! Questo è sicuramente il pensiero di tantissimi equipaggi in corsa. Ma come sappiamo tutti, come alla Dakar, l’anno successivo saranno di nuovo tutti sul palco di partenza del circuito di Jarama. La tappa numero tre è partita dal campo base di Errachidia, grande cittadina, da attraversare prima di lanciarsi nelle grinfie del deserto. La meta è Merzouga, che non è stata affatto facile raggiungere. I chilometri da percorrere sono stati 212, con cambi di scenario repentini. Dalla civilizzazione, si passa a villaggi berberi, con case costruite con l’argilla: un paesaggio suggestivo ma che non deve far perdere la concentrazione. Infatti oltre alle piste strette, era presente in gran quantità fango scivoloso. In questa prima parte si è formata una grande trialera, dove a soffrire di più sono state le Panda a due ruote motrici. Subito dopo questa tranche, è apparsa la sabbia. Dune da affrontare con decisione, ma anche cautela, poichè dopo la salita vi è una grande discesa. Pala alla mano, guide sotto le ruote e si spinge per portare avanti la vettura. Finita la sabbia, i piloti hanno potuto dare gas su una grande piana.

La navigazione ha giocato un ruolo importante in questi giorni

Sicuramente un bel banco prova per le vetture. Si sono registrate medie sopra i 100 km/h in questo tratto. Altra difficoltà della tappa è stata la navigazione: c’è chi ha trovato immediatamente la strada, chi si è perso e chi invece ha fatto affidamento alla Panda che lo precedeva. Alla fine della tappa sono arrivati tutti sani e salvi, così come Andrea Gaggia e Marco Dal Mas, poi Enrico Bonaso insieme a Igor Marconato. Procedono alla grande in questa avventura.

Una scalata importante.  Altri 244 chilometri da percorrere nella tappa numero quattro. Molta sabbia e pietre di dimensione discreta. Infatti dopo essere ripartiti da Mezouga, i concorrenti hanno attraversato la città di Risanni, per poi abbandonarsi alle ampie vallate di sabbia, con ovviamente pala e rampe alla mano. Le sospensioni sono state messe a dura prova, con una sezione rocciosa piuttosto difficoltosa da attraversare. Altri sei chilometri di piana, dove anche Andrea Gaggia ha potuto testare il 1.2L montato sulla propria Panda.

A tutto gas nelle grandi piane!

Proprio sul finale l’organizzazione ha inserito un percorso, che prevedeva il transito da una vecchia miniera di pietra per poi far arrampicare i piloti su un’enorme duna di sabbia, dove la vista è stata mozzafiato, tanto quanto scendere da quest’ultima. Alla fine della discesa, i piloti hanno trovato il campo base, di Tafroute.

Ancora pochi chilometri attendono i piloti; Andrea Gaggia, navigato da Marco Dal Mas procede in 306^ posizione, mentre Enrico Bonaso e Igor Marconato procedono in 134^ piazza. Forza ragazzi!

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