Era il 10 Ottobre 1981 quando la francese Michèle Mouton e l’italiana Fabrizia Pons vinsero il Rallye di Sanremo, prova valida per il campionato del mondo. Per la prima volta una donna, in questo caso un equipaggio femminile, vinceva una gara del mondiale.

Fu sconvolgente? Diremmo di no…anzi fu quasi scontato, la Mouton era tra qui equipaggi di punta dello squadrone Audi e la vittoria era nell’aria, infatti nell’anno seguente le gare vinte salirono a 4 con Portogallo, Acropoli e Brasile e la portarono a diventare vice campionessa mondiale.

Ma come mai nei Rally, a differenza di molti altri sport, la presenza femminile è sempre stata presa in considerazione e accettata ? Una parziale risposta può essere data dal fatto che i Rally nacquero e si svilupparono in special modo in quei paesi nordici (Scandinavia e Gran Bretagna) dove la donna aveva maggior emancipazione rispetto ad altri paesi?

Non sappiamo se sia corretto scriverlo ma parte del merito va ascritto a Pat Moss, sorella del celebre Stirling (pilota di F1) ed in seguito moglie di Erik Carlsson asso svedese dei Rally. Patricia Ann Moss iniziò a correre (e vincere) sin dagli anni 50. Nel 1960 vince una Liegi-Roma-Liegi, nel 1962 il Rally del Tulipano in Olanda ed il Baden Deutschland Rallye in Germania, nel 1969 su Lancia Fulvia vince il Rally del Sestriere in Italia. Pluricampionessa europea femminile quando i Rally erano praticati solo nel vecchio continente. Pat Moss dunque vera e propria icona rallystica dei decenni 50/60 e primi anni 70 quando passa il testimone a Michele Mouton. La francese fa ancora meglio e nel 1977 vince il Rally di Spagna valido per il campionato europeo, l’anno successivo l’impegnativo Tour de France ed il famoso Lyon Charbonnieres di campionato francese, sino alle 4 gare del mondiale già menzionate. Nel 1986 fa il campionato tedesco, vince 6 gare e si laurea campionessa nazionale di Germania, concludendo la sua prestigiosa carriera. Il Rally al femminile con la Mouton è sdoganato ed in Italia?

Anche l’Italia ha sempre dato grandi piloti dal gentil sesso, dalla triestina Donatella Tominz, che furoreggia agli inizi degli anni “70 compiendo l’impresa nel 1973 di vincere lo Yu Rally nel pieno regime Yugoslavo ad Anna Cambiaghi, siamo passati da Antonella Mandelli alla ligure Patrizia Sciascia, da Isabella Bignardi eall’elbana Paola De Martini senza dimenticare Prisca Taruffi, Luisa Zumelli, Pierangela Riva, Enrica Munaretto, “Micky”, Maurizia Baresi, Paola Alberi, Patricia Pilchard, Chantal Galli e la stessa Fabrizia Pons, forte anche al volante.

Senza voler scordare le navigatrici, in questo caso impossibile ricordarle tutte ma per loro possiamo nominare la pluricampionessa Anna Andreussi e ci pare che le possa rappresentare tutte.

Abbiamo contattato alcune di loro e ci hanno confermato che non è mai accaduto un episodio di discriminazione in quanto “Donne al volante”, alcune ci confidano che i problemi maggiori li hanno avuti con le altre “donne al volante”.

Eppure nonostante nei Rally il 2%-4% è composto da equipaggi interamente femminili, mentre le navigatrici arrivano addirittura ad occupare il 20%-30% degli elenchi, in Italia non eccelliamo per equità.  Secondo il Global Gender Gap Index 2017 (World Economic Forum) che misura il divario di genere su 4 dimensioni: economia, salute, istruzione e politica.
L’Italia è tra i paesi che hanno registrato una performance peggiore: crolla in classifica di ben 32 posizioni passando all’82° posto su 144 Paesi (nel 2006, anno della creazione dell’indice, eravamo al 77° posto); siamo dietro a Paesi come Burundi, Bolivia, Mozambico, Kazakistan, Mongolia, Uruguay, Uganda, Perù.
Secondo il World Economic Forum, il 61,5% delle lavoratrici italiane non viene pagata adeguatamente, contro il 22,9% degli uomini.

Ed è per questo che Rally.it darà spazio alla partecipazione di un equipaggio italiano e tutto al femminile al Put Foot Rally, un rally non competitivo di 18 giorni nell’Africa più pura e selvaggia, che mette alla prova il coraggio e la resistenza dei partecipanti in un’avventura epica, composta da sfide stimolanti e dall’incredibile opportunità di incontrare e assaporare culture, tradizioni e linguaggi diversi.

Protagoniste le Pink Mambas ovvero Daniela Balin, Cristina Lochis, Nazzara Pederzani e Valentina Prati che correranno a sostegno dei progetti di Cesvi Onlus. Nei prossimi giorni scoprirete con Noi di cosa si tratta.

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