Se ieri vi abbiamo tenuto compagnia con l’intervista di Paolo Andreucci, un altro protagonista del campionato italiano ha animato la puntata di martedì di Rock’n’Rally, trasmissione radiofonica in onda su Radio Village Network condotta da Luca Del Vitto.

Il campione italiano 2013 e portacolori Skoda Italia Umberto Scandola si è focalizzato sulla stagione appena conclusa, sul futuro del CIR e sulle recenti esperienze nel WRC. Vediamo insieme le sue parole.

Umberto, un bilancio della tua stagione tricolore? Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Penso sia stata una stagione al di sopra delle aspettative, per cui il bicchiere è decisamente mezzo pieno! Il nostro obiettivo di stagione non era il podio, ma è stato un campionato altalenante un po’ per tutti i protagonisti. Alla fine ci siamo ritrovati a lottare per il titolo fino all’ultima gara, una cosa che non ci saremmo mai aspettati. Non posso dire di non essere soddisfatto di ciò che abbiamo ottenuto.

Hai affrontato la stagione con i pneumatici D-Mack. Come ti sei trovato con queste coperture? Se tu avessi avuto delle gomme diverse, avresti vinto il titolo?

Non lo so se avrei vinto il titolo con dei pneumatici diversi. A limitarci quest’anno più delle gomme sono state le rotture: a Roma abbiamo rotto il cambio, mentre a San Marino dove potevamo lottare per la vittoria è stato un cerchio a tradirci. Per quanto riguarda D-Mack, si tratta di un prodotto molto performante su terra, sia in condizioni di fango che di terra battuta asciutta. Su asfalto invece c’è ancora del lavoro da fare, in particolare stiamo lavorando sulla mescola più dura ad alte temperature e su asfalti con tanto grip. Viceversa quando il grip è poco e le temperature sono basse, la gomma è ottima anche su asfalto.

Pensi che un giorno riuscirai a bissare il titolo vinto nel 2013 con la Skoda Fabia S2000?

Sarebbe molto bello! Con l’esperienza accumulata in questo 2018, nel 2019 la stagione potrebbe essere più semplice per noi. Ma non possiamo ancora parlare dei programmi futuri, molto per noi dipenderà dalle decisioni che prenderà la Federazione per le gare del CIR.

Quest’anno hai fatto delle apparizioni in alcune gare del WRC. Cosa ti hanno lasciato questi eventi?

Devo ringraziare uno dei nostri sponsor principali, presente come importatore in quelle nazioni, per aver partecipato a questi eventi. Tutto ciò mi ha permesso di confrontarmi con una realtà molto diversa di quella del CIR e mi ha fatto capire che il Campionato Italiano non è propedeutico al WRC. Nel tricolore mancano le gare su terra, e quelle che ci sono hanno caratteristiche differenti rispetto a quelle del mondiale, impedendo di preparare al meglio l’equipaggio per affrontare delle gare così difficili. Nel WRC l’80% delle gare è su terra, l’esatto opposto di quanto accade nel CIR. Non solo io ho questa opinione, ma anche altri piloti e addetti ai lavori.

Hai deciso di correre all’estero solo perchè lo sponsor ti ha datto l’opportunità o perchè avevi voglia di metterti in gioco nel mondiale?

Il 99% è dipeso dallo sponsor, però non ti nego che mi piace mettere il naso fuori dal Belpaese per misurarmi con diverse realtà, anche rischiando di prendere “legnate” non indifferenti. Al momento sono però legato con Skoda Italia, e Skoda Italia ha interesse commerciale a correre nel nostro territorio, per cui mi sarebbe impossibile imbastire un programma ad esempio nell’ERC senza un budget. Se ho risorse per correre all’estero, non mi tiro indietro e soprattutto mi piace confrontarmi con gli altri piloti.

Nella tua gioventù c’è anche un passato da pilota ufficiale Abarth. Eri un giovane di belle speranze ma sei stato utilizzato con il contagocce. Come mai secondo te fu fatta una scelta del genere? Cosa hai imparato da questa esperienza?

Non so perchè sono stato impiegato a mezzo servizio. Probabilmente il loro obiettivo era preparare e sostenere un giovane per un programma europeo o mondiale che però non è mai partito. Chi conosce FIAT sa che sono così: possono imbastire e cancellare programmi dal giorno alla notte in un batter d’occhio. Di sicuro da tutto questo mi sono portato a casa un ottimo bagaglio d’esperienza come ad esempio le metodologie di lavoro e la sensibilità nei test. Se non li avessi fatti in quel periodo e in quel contesto, oggi non potrei vantarmi di quella esperienza.

CIR 2019: l’idea iniziale parla di 8 gare, inserimento del Rally d’Italia Sardegna insieme al (probabile) Rally di Alba e l’eliminazione delle altre gare su terra. Scandola dice no: sarebbe meglio avere 4 gare su terra e 4 su asfalto. Ci spieghi la tua posizione?

Premetto che stimo molto le persone a capo della Federazione, che ritengo molto competenti ed intelligenti. Mi sto ponendo con loro con estremo rispetto per ciò che rappresentano e per quello che sono. C’è stato un incontro con il Presidente della Commissione Daniele Settimo, in cui ha detto di non aver mai dichiarato di voler togliere le gare su terra. Il regolamento è cambiato e nel 2019 si disputeranno 8 gare tra cui il Rally d’Italia Sardegna, ma non è mai stato scritto di voler eliminare gli eventi terra dal CIR. Ad esempio il calendario potrebbe essere costituito da 6 gare asfalto più Sardegna e un’altra gara su terra. A questo punto sono contento di aver capito male e va benissimo così.

Perchè esiste questo ostracismo nei confronti delle gare su terra?

Le gare su terra molte volte non corrispondono e non vogliono attenersi o fanno fatica ad attenersi ai format dei campionati italiani. La scusa principale è questa, ma io invito tutti ad analizzare anche le gare su asfalto: tutte seguono i criteri imposti? La realtà è che il CIR ha bisogno delle gare su terra per sfornare dei piloti che possano essere in grado di competere con il futuro Ogier o con Kalle Rovanpera.

Gare su terra perchè….

Perchè la terra è anche più vendibile e più spettacolare dal punto di vista mediatico. Se domandate a chiunque altro che segue il nostro sport, vedrete che tutti hanno la mia stessa opinione. Allora facciamolo! Non continuiamo ad attaccarci alle scuse come può essere il non rispetto del format richiesto dalle gare CIR. Bisogna sedersi e capire di cosa ha bisogno il nostro sport. Le strade sterrate in Italia non mancano e molte di quelle strade in passato sono state affrontate in gare ben più blasonate. Mi viene in mente il Tuscan, dove si percorrono prove speciali che in passato facevano parte del Sanremo mondiale. La Federazione deve intervenire aiutando gli organizzatori, è necessario un dialogo costruttivo che possa aiutarli, perchè in Italia abbiamo bisogno della terra!

Le malelingue diranno che questa tua posizione è dovuta al fatto che sei molto più competitivo su sterrato che su asfalto..

Non posso nascondermi, è palese che questa soluzione 4 asfalto + 4 terra mi porterebbe dei vantaggi, ma non è questo il fulcro del mio interesse. La Federazione non deve avvantaggiare nè me nè i miei avversari. Non sono l’unico pilota che può vincere su terra, come non sono l’unico che può vincere su asfalto. E’ giusto dare a tutti la stessa opportunità, sia dal punto di vista dello Scandola pilota che dello Scandola appassionato e amante di questo sport.

Copyright © Rally.it: puoi ripubblicare i contenuti di questo articolo solo parzialmente e solo inserendo un link al post originale.