Dal 31 dicembre i piloti si sono impegnati a fondo per queste maestose tredici tappe, fatte di sogni, speranze ma anche tanto lavoro e dedizione. Per partecipare ad eventi di questo genere bisogna avere grande passione prima di tutto, dove nei momenti più bui e di sconforto può venirti in soccorso per portarti avanti fino alla linea del traguardo. E’ chiaro che i piloti ufficiali puntano al successo, come è giusto che sia, ma è corretto guardare anche quei piloti che corrono per dimostrare in primis a se stessi che possono concludere questa sfida. Come dissi tempo fa i veri eroi di queste estenuanti gare, sono i privati. Chiudere tappe a orari improbabili, niente sonno per giorni di fila per poi addentrarsi nel deserto ad affrontare centinaia di chilometri tra le dune. Voi direte: c’è il giorno di riposo e poi, chi gliel’ha fatto fare? Beh la cosa interessante è che tutti, e dico tutti, i piloti una volta terminata la corsa non vedono l’ora di prendere parte all’edizione successiva. Il riposo per loro non esiste, dato che spesso viene usato per rimettere in sesto il proprio mezzo.

Questa grande dedizione abbiamo potuto vederla in Alessandro Botturi; sempre sgomitante con il gas aperto nelle difficili prove del Campionato Enduro ed ora qui a farsi strada tra i Raid. Il pilota di Lumezzane ha realizzato il sogno di vincere l’Africa Eco Race, dedicando la vittoria alla mamma, scomparsa pochi mesi fa. Ciò che particolareggia anche queste sfide è la grande umanità che si crea, e ottimi rapporti di amicizia nonostante non si parli nemmeno la stessa lingua. E’ stato così con il grande avversario Par Anders Ullevalseter, che dopo aver battagliato con il due volte campione della Sei Giorni Enduro per ben tredici giorni di fila, deve riporre le armi e chiudere la corsa al 2° posto. Emozionante l’abbraccio tra i due, segno di un grande rispetto reciproco. Grande onore anche per Simone Agazzi che chiude l’AER 2019 in 3^ posizione assoluta; ben tre marchi diversi nelle prime tre posizioni. Al 4° posto Felix Jensen che deve arrendersi agli attacchi del nostro Simone. Cipollone chiude 7°, con alle spalle in un rimonta all’ultimo, Franco Picco al 10° posto. Anche Maurizio Cecconi scala una posizione proprio sul finale, chiudendo in 12^ piazza. Valdimiro Brezzi porta fino in fondo l’unica Beta in corsa, con un meraviglioso 20° posto. A susseguirsi Paolo Caprioni (31°), Stefano Rampolla (33°), Vincenzo Tracanzan (34°), Enrico Peronato (36°), Gianni Moretto (38°) e Giampietro Dal Ben (39°).

Tra le auto è il mitico Jean Pierre Strugo, classe 1946, a vincere l’AER 2019. Con un vantaggio strepitoso di 1.22 ore sul compagno Gerard. A chiudere il podio Julien, staccato di appena altri 20 minuti. Fantastica tripletta perciò per il team MD, che ha schierato una flotta di Optimus riuscendo a portarne quattro fino alla linea del traguardo. Fromont, con il suo VW Tarek chiude la corsa al 4° posto; senza la penalità di 30 minuti inflittagli forse sarebbe riuscito ad accaparrarsi il terzo gradino del podio. Jacinto trionfa tra i camion con il suo Man, a discapito del tre volte campione Tomecek, che chiude al 6° posto per colpa di una frizione rotta nelle prime battute di gara. Secondo posto per Essers con il secondo Man mentre a chiudere il podio ci pensa Elfrink con il Mercedes. Titov porta il Ford Raptor F150 in vetta alla classe T2, tenendo testa all’Isuzu di Kenjhiro Shinozuka. Rossi e Marcon riescono a terminare la corsa al 31° posto; un’edizione davvero dura per l’equipaggio che ha avuto problemi alla vettura sin dai primi giorni. Ma la tenacia ha ripagato, grazie anche all’aiuto dei ragazzi dell’assistenza. Ceci Paolo e Bioli Sara chiudo con il loro SXS Polaris in 36^ posizione assoluta.

Ci diamo appuntamento a dicembre 2020, con una nuova edizione dell’Africa Eco Race. E chissà magari qualche nome nuovo potrà comparire…

CLASSIFICA FINALE

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