E’ terminata da diversi giorni l’Africa Eco Race, così come la Dakar. Nella prima abbiamo assistito ad un trionfale arrivo di nostri connazionali, tra questi Stefano Rossi, navigato da Alberto Marcon. Ormai siamo abituati a vedere il suo fantastico Nissan Patrol tra le dune del deserto, ha per la seconda volta condotto l’imponente mezzo giapponese. Come sappiamo sono stati tredici giorni durissimi, impegnativi sin dal primo giorno. Infatti l’equipaggio italiano non ha avuto vita facile. Ma non stiamo qui a ripercorrere tutta l’avventura eseguita da Stefano e Alberto, perchè ci hanno pensato loro. Di seguito troverete un fantastico racconto scritto dall’equipaggio italiano che ha finito la corsa, con tanta passione, determinazione e tenacia. Da leggere tutto d’un fiato e assaporare ogni singola parola estratta dal deserto africano. Buona Lettura!

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“Un anno sembra un periodo di tempo molto lungo, ma quando hai una professione, il consulente del lavoro, impegnativa e una passione ancora più tosta, un anno diventa un lasso di tempo molto breve, fra contattare sponsor, preparare la macchina, fare la logistica di una delle gare più belle del mondo, la indimenticabile Parigi-Dakar, oggi Africa Eco Race. Per me, che da bambino giocavo con i modellini del Camel Trophy, e che da 25 anni inseguo la mia passione nel fuoristrada, prima come pilota, poi, pur di rimanere nello sport che amo, come navigatore, avere la possibilità lo scorso anno di partecipare per la prima volta come pilota a questa gara durissima e prestigiosa, è davvero la realizzazione di un sogno! Ed eccoci qui, dopo un anno, appunto, di nuovo al palco di partenza, con un nuovo navigatore al fianco e con il Patrol che già anno scorso mi ha portato a Dakar, l’emozione è sempre quella della prima volta, in questa cornice incredibile a Monaco, fra il pubblico, i fotografi, gli amici che sono venuti a farci un saluto, e soprattutto la consapevolezza che anche quest’anno siamo qui, allo start, chissà cosa ci riserverà la gara, è lunga, difficile, piena di insidie, sia di guida che di navigazione, saranno ritmi massacranti, docce fredde, arrivi al bivacco non sempre scontati, e questi pensieri mi accompagnano anche sul traghetto, fra una parola e l’altra con il team, abbiamo fatto tutto il possibile alla macchina? Il camion assistenza quest’anno avrà di nuovo problemi? Dai, abbiamo fatto tutto il possibile, non resta che giocarsela! Fra il briefing, un po’ di riposo, perché chissà poi quando capiterà di poterlo fare, due chiacchiere siamo finalmente a Nador, l’adrenalina sale alle stelle, inizia la gara, si parte! In abitacolo c’è da prendere confidenza, ma la grande stima reciproca è già un grande incentivo, i ragazzi dell’assistenza sono eccezionali e pieni di risorse, lo hanno già dimostrato, ci diamo appuntamento al primo bivacco e via …… entriamo in un turbine che durerà 13 giorni, compreso uno indispensabile di riposo, per uomini e mezzi, 6500 km di cui l’80% di prove speciali, attraverso Marocco, Mauritania e Senegal, troveremo piste, sabbia, fesh-fesh, rocce, dune sontuose, Metge ci ha promesso una navigazione difficile e subito capiamo che non scherzava, ci sono Cap Masque, Speed Limit, waypoint in posti che non ti immagini, e mentre riprendi confidenza con il mezzo, gli chiedi di comportarsi bene, di farti divertire, di avere le carte in mano per fare una buona gara; ma si sa tutta la preparazione possibile nulla può contro la sfiga, e già dal primo giorno soffriamo molto per il cedimento del castello degli ammortizzatori, ma siamo tenaci, caparbi, non ci arrendiamo così, e con un solo ammortizzatore funzionante davanti, raggiungiamo comunque il bivacco, anche se a tarda ora, quindi guidando con il buio, il primo giorno è già durissima ma abbiamo concluso la speciale ed il trasferimento, ed i ragazzi dell’assistenza si mettono subito al lavoro per risolvere il problema, la mattina dopo siamo pronti a ripartire, il fondo ieri era durissimo, sassi enormi e una pista totalmente rocciosa che ha messo a dura prova il nostro Patrol, oggi invece troviamo le prime piste sabbiose, compreso un pezzo con tante macchine ferme, e noi non facciamo eccezione, un paio di ore di palestra gratuita offerta dal deserto e poi si riparte, i problemi agli ammortizzatori di ieri non ci danno tregua e anche oggi arriviamo al bivacco tardi e con un bel po di lavoro per i ragazzi dell’assistenza, Nicola Collodel, Denis Ceotto e Paolo Dalla Libera, non sono solo professionisti, ma anche tenaci e pieni di passione, abituati a lavorare in condizioni proibitive dopo aver guidato tutto il giorno, e non si risparmiano. Il secondo bivacco è conquistato, con una navigazione difficile esasperata anche dal rientro al buio, dove si è costretti a guidare e navigare senza riferimenti, si dorme poco, si magia un boccone in fretta per seguire i lavori sulla macchina, ancora l’adrenalina ha la meglio sulla stanchezza, e basta guardarsi intorno per respirare aria di competizione, aria di Africa, ma anche amicizia, un sorriso, una considerazione sulla prova con gli altri equipaggi, qualcuno già è in difficoltà, noi vogliamo a tutti i costi continuare e partiamo ogni mattina concentrati e motivati, in abitacolo c’è una bella atmosfera, le KM3 forniteci da BF Goodrich si adattano bene ad ogni percorso e ad ogni fondo, anche a bassissima pressione, ma la sfiga ancora una volta ci perseguita, abbiamo perso niente meno che la barra panhard, l’abbiamo, legata con una strops, e siamo tornati indietro lungo il percorso a piedi (una corsa nel deserto a 45° che fai non te la concedi) per cercare il sinenblock, che abbiamo incredibilmente ritrovato e fissato in qualche modo per continuare la prova, a circa 60 km da fine prova si è rotta una vite del castello ammortizzatori, Alberto Marcon , oggi nella duplice veste di navigatore e meccanico è riuscito a rimediare in qualche modo e siamo arrivati al bivacco, ovviamente neanche a dirlo di notte, dopo alcune ore di guida al buio, che ormai è diventata una nostra caratteristica, anche perché, dopo i problemi del primo giorno, partiamo in posizione arretrata e questo non aiuta, ne per i tempi ne per il percorso. Ma abbiamo tenacia da vendere e non ci arrendiamo, sacrifichiamo ore di sonno e docce per seguire i meccanici al lavoro, e la mattina caparbiamente ripartiamo. la tappa numero 4 ci ripaga di tante fatiche e stress regalandoci un percorso spettacolare, difficile ma entusiasmante, navigazione dura, guida davvero impegnativa ma facciamo un ottimo tempo e arriviamo a fine prova euforici, stasera per la prima volta vediamo il bivacco di giorno, che spettacolo!, si cena, ci si racconta la reciproca giornata con i meccanici, ci si scambiano impressioni e si fa manutenzione normale alla macchina. Ripartiamo con grande entusiasmo non dimentichiamo che, anche se in mezzo a mille difficoltà, siamo dei privilegiati a poter inseguire il nostro sogno! Ma anche oggi ci sono in serbo per noi noie meccaniche e momenti davvero difficili, al km 175 della prova speciale la frizione ci molla e anche il servosterzo decide che non ne vuole più sapere e stavolta non riusciamo a fare nessun miracolo, abbiamo dovuto far intervenire il Balai, che aveva già una macchina sopra ed un camion a traino, che a sua volta ha attaccato noi, il regolamento di gara prevede un intervento del balai quindi la buona notizia è che siamo ancora in gara, ma passare 11 ore prima del rientro al bivacco, la maggior parte delle quali a traino ultimi di una carovana lunga 30 metri prima con la polvere, visibilità zero, poi con il buio ancora peggio, è un’esperienza che mette a dura prova la mente, si resta concentrati e si smorza la tensione con qualche battuta, e finalmente raggiungiamo il bivacco alle tre di notte, siamo dispiaciuti ma siamo qui, ci concediamo un po’ di riposo e domani anzichè il rest-day faremo il mechanic-day per sistemare la macchina, come dice Denis “si stancherà prima la sfiga che noi dell’assistenza”. In riva all’oceano i meccanici danno il massimo, vengono fatte tutte le riparazioni necessarie e così la mattina dopo siamo pronti a ripartire, non siamo disposti a mollare, crediamo troppo in questo sogno per lasciarcelo sfuggire così di mano, stamattina passeremo dal Marocco alla Mauritania, c’è un forte vento a Dakhla e iniziamo il trasferimento fino a Chami, che sarà intervallato dalle operazioni doganali, magistralmente gestite dall’organizzazione, che snellisce molto le pratiche burocratiche per l’ingresso nel paese, ci aspettiamo che la partenza della speciale avverrà nel pomeriggio, invece troviamo Jean-Louis Schlesser in persona che durante un briefing inaspettato in pieno deserto ci annuncia che la speciale di oggi verrà annullata per mancanza degli elicotteri che garantiscono la sicurezza, che non possono volare a causa del grande vento che avevamo già notato stamattina, una scelta intelligente in pieno spirito Africa Race, si prosegue quindi in trasferimento fino a bivacco, le comunicazioni si fanno difficili ma riusciamo a parlare con l’Italia e ad inviare la solita intervista, alla partenza della tappa 7 il morale è altissimo e siamo pronti per affrontare le dune della Mauritania, sabbia calda e soffice, la guida è impegnativa e la navigazione davvero difficile, la prova è lunga e c’è molto vento ma abbiamo affrontato sabbia piste e dune nel migliore dei modi, abbiamo ancora una volta guidato per ore nel buio senza vedere insidie e terreno, con poca visibilità ma siamo entusiasti, le tappe successive scorrono veloci, e senza altre noie meccaniche, le dune sono alte, altissime, ci sono passaggi difficili, la navigazione particolarmente ostica e la guida divertente sulle dune anche se i cordoni interminabili di km e km di speciale sono davvero impegnative, riusciamo a fermarci solo per gonfiare e sgonfiare i pneumatici, prendiamo un bel ritmo, alla tappa 9 lo strumento ertf si ferma ed Alberto, bravissimo, ha calcolato i waypoint a mano e siamo riusciti a concludere la tappa con enorme soddisfazione, la sera quando arriviamo i meccanici ci aspettano con trepidazione, è bello raccontare la prova, condividere le sensazioni e farsi reciproci complimenti con il navigatore, la stanchezza fisica si fa sentire, siamo senza doccia da giorni, le scarpe sempre piene di sabbia, la barba lunga, saltiamo le cene, dormiamo pochissimo ma entra in gioco la testa, che prende il comando e impone al fisico di trovare nuove riserve di energia per andare avanti, la nostra determinazione è assoluta, i meccanici lavorano egregiamente e la macchina è perfetta, la mattina facciamo colazione insieme e di nuovo via allo start, oggi la prova è lunga, 471 km, come sempre del resto a parte pochissime eccezioni, le dune impongono una guida attenta e una navigazione precisa, Metge all’arrivo ci guarda sornione, come dire, anche oggi avete superato tutte le trappole e trovato la strada, c’è un atmosfera familiare, l’organizzazione è sempre presente, collaborativa , la sicurezza prima di tutto ed i roadbook precisi al metro, questo insieme all’amore per l’Africa e la sfida con me stesso sono i motivi per cui ho scelto di partecipare a questa gara per il secondo anno di fila; le tappe sul finale sono ancora più dure non ci si può certo rilassare e il deserto non fa sconti a nessuno, non va sfidato ma trattato con rispetto, e hai la consapevolezza che quando lo lasci non sei la stessa persona di quando ci sei entrato; lo start di tappa 10, ad Atar, è speciale, riceviamo la visita di Federico Milighetti e Mario Bianchini, che portano insieme la felicità di vedere due amici a migliaia di km da casa, e la nostalgia del motivo per cui sono lì, una sensazione dolceamara ci accompagna per tutta la tappa; arriviamo alla partenza della tappa 11 euforici è un po’ increduli, ma riusciamo a percorrere i 217 km della speciale quasi volando, programmiamo bene gonfiaggio e sgonfiaggio e non facciamo errori, c’erano molte incognite e note molto lunghe, abbiamo sofferto e goduto fino all’ultimo, vediamo da lontano le bandiere del fine prova e l’emozione si fa davvero enorme, scendiamo dalla macchina ed io e Alberto ci abbracciamo, ci sono i ragazzi dell’assistenza ad aspettarci che ci issano sulle spalle, grandi sorrisi, siamo sfiniti ma semplicemente valeva la pena farlo, è una gioia incontenibile guadagnata sul campo, l’ultima speciale che fa classifica è conclusa e Dakar, luogo mitico che evoca grandi imprese ed eroi indimenticabili, è un po’ più vicina. Un lungo trasferimento ci porta alla frontiera, siamo in Senegal, e raggiungiamo il bivacco di Saint-Louis, l’ultimo, c’è aria di festa stasera, di grandi imprese concluse, di vittorie personali e di gruppo, un grande lavoro di squadra ci ha portato qui, il pensiero vola in Italia dove il resto del team, che quest’anno non ci ha potuto raggiungere, ci supporta e segue con grande attenzione e partecipazione.
I nostri occhi esprimono tutta la felicità di questa conquista.
Domenica ultima tappa, la classifica è definita ma dopo il trasferimento arriviamo sulla spiaggia lungo l’oceano e la voglia di essere comunque in competizione è sempre presente, l’atmosfera è gioiosa ma anche agguerrita come è giusto che sia, 21,93 km ci separano dal Lago Rosa, luogo mitico dove prima di noi sono arrivati grandi campioni e personaggi indimenticabili, l’emozione é grande …. e al momento di schierasi la macchina non parte! Panico, frenesia, anche un attimo di ilarità, la sfiga proprio non si arrende ma superAlberto interviene, spolvera un cavetto pieno si sabbia e via!! Partenza, ultimi km di questa esperienza incredibile, ed eccoci, il lago Rosa oggi non è rosa ma verde però ci commuove tantissimo, siamo a Dakar, per la seconda volta abbiamo conquistato un podio indimenticabile, con tenacia, testa, umiltà e tanta tanta voglia di non arrendersi! Ce l’abbiamo fatta!!
Sorrisi, abbracci, si sa fra uomini è più difficile mostrare emozioni ma i nostri occhi parlano, possiamo essere fieri di noi! Ci incolonniamo e aspettiamo il nostro turno per salire sul palco, tricolore sul cofano, i ragazzi dell’assistenza sul tetto e via ad esultare qui dove tredici giorni fa sembrava un sogno arrivare!!
Prima di scendere un momento per noi molto commovente, abbiamo srotolato in fretta un talismano che ci ha accompagnati per tutta la gara, lo striscione che ci è stato consegnato dalla Fondazione Fabrizio Meoni Onlus, un grande onore portare la loro dedica proprio qui dove l’indimenticabile Fabrizio ha trionfato, siamo felici e commossi da questa attestazione di stima, e onorati di essere saliti sul podio con questo stupendo ricordo.
Dopo il podio il pranzo tutti i insieme, la giornata sarà ancora lunga, dobbiamo portare i mezzi al porto per l’imbarco, ma ormai niente ci fa fatica e i sorrisi, le battute e le risate non mancano, ci sarà tempo dopo per riposare, adesso siamo ancora frastornati contenti e quasi increduli che la gara sia finita, che facciamo domattina??
Il giorno dopo ci scambiamo alcune impressioni, Alberto mi dice: “
Ho vissuto davvero un’esperienza straordinaria come co-driver!
Una gara durissima, mai avrei pensato ad una cosa così impegnativa dal lato fisico e psicologico per le tante ore in macchina e per la necessità di mantenere sempre e costantemente la concentrazione al massimo.
Una gara eccezionale sotto il profilo umano da parte di tutti i collaboratori AER e super per quanto riguarda la sicurezza, sempre in primo piano e costantemente monitorata dagli strumenti di navigazione (ertf) e sicurezza (iritrack), oltre al nostro X-Trip, che funzionano egregiamente.
Una gara nella quale è importante possedere ,da parte dell’equipaggio, conoscenze che vanno ben oltre la figura del pilota e del navigatore; a mio avviso è molto importante essere un buon meccanico e conoscere bene il mezzo che si sta utilizzando per poterne gestire eventuali situazioni critiche, fondamentale è anche avere dell’inventiva (in poche parole essere un Mc Gyver della situazione)per districarsi dai problemi con quello che si ha.
Una gara dove un’ottima squadra è fondamentale per superare i problemi che sicuramente si presentano considerando che si percorrono più di 6000 km in condizioni estreme.
AER una gara che ti rendi conto di cos’è solamente se la vivi da dentro…
Orgoglioso ed onorato di aver avuto la possibilità di partecipare e di aver messo tutte le mie forze per arrivare alla fine…è soprattutto di essere arrivato alla fine a salire su quel magico palco d’arrivo a bordo di quel lago unico di quel colore straordinario…le lac rose!”
Mi è molto piaciuta l’analisi fatta da uno dei nostri ragazzi dell’assistenza, Paolo Dalla Libera che mi ha fatto capire un po’ l’atmosfera di chi vive la gara dietro le quinte, ma è indispensabile per poter arrivare in fondo
“vedi tante realtà diverse che rispecchiano un mondo di alti e bassi in ambito umanitario, quando passi in quei paesi desolati e privi di tutto quello che noi conosciamo, ti fa capire quanto fortunato sei e quanto ricco sei fuori e povero dentro …regali volentieri le razioni ai bambini e i loro occhi ti ringraziano superando la barriera della lingua;
Il camion assistenza macina km in mezzo a paradisi incontaminati tanta fatica ma ripagata a ogni Ps conclusa, anche se poi passiamo molte notti a lavorare duro perché non si può lasciare nulla al caso, sveglia presto e c’è da stare svegli con 100 km di strada dritta e con due ore di sonno , ci si da il cambio e si dicono sciocchezze per passare il tempo… sfida di foto a dorme o si appisola di più… satellitare sempre acceso, speri che non suoni mai, e quando succede è un’agonia parlare perché ovviamente non c’è linea e non si riesce a capire la gravità della situazione..un inferno…
Si guida con attenzione perché il terreno è a volte insidioso, senza il camion assistenza la macchina non prosegue la gara e noi senza macchina non contiamo nulla… ogni giorno apri e chiudi le tende, fuori i teli e materiale assistenza, pronti e operativi ogni sera quando arriva l’auto si fa gruppo, la responsabilità è di tutti, l’abbraccio dell’equipaggio che arriva stremato ti fa recuperare le forze e ti fa sentire fondamentale ad ogni assistenza, bisogna mantenere la concentrazione, anche quando siamo fermi e magari c’è più tempo per riposare un po’ non vedi l’ora che arrivi la macchina, spesso la connessione telefonica è out e allora dall’Italia ti aggiornano minuto per minuto e speri che sia tutto in ordine e che la tappa sia conclusa ancora una volta. Ci aiutiamo con le altre assistenze e quando finisce la gara ti rendi conto che hai vissuto giorno e giorno ad un ritmo esagerato ma ce l’abbiamo fatta e sapere che un po’ è anche merito nostro ripaga di tutte le fatiche! È davvero una grande esperienza da vivere”
Bene se state ancora leggendo, spero vi sia piaciuto vivere questa avventura con noi!!”

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