Sta terminando il 39° giorno e da parte della federazione sportiva nazionale ACI Sport ancora nessuna comunicazione in merito alla richiesta di Francesco Cozzula per il rilascio della licenza di Navigatore rally H Disabile 2019. Sta terminando il 65° giorno da quando la federazione sportiva nazionale ACI Sport ha comunicato a Francesco la disponibilità di riesaminare la situazione del navigatore osilese da parte del gruppo di lavoro medico. Anche in questa settimana, ogni giorno, sono state inviate tramite PEC richieste d’informazioni sulla pratica “Francesco Cozzula”, ma da questa settimana si è voluto tirare su l’asticella, e le PEC sono state inoltrate anche a: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Responsabile Sport del Governo, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Presidente della Giunta Regionale Sardegna, Assessore allo Sport Giunta Regionale Sardegna, Presidente del Consiglio Regionale Sardo e Presidente del CONI. Quest’ultima è un’azione dai contorni molto forti, che mette in risalto il silenzio di una federazione sportiva davanti a un caso unico e socialmente importante. Le istituzioni non possono non essere indifferenti di fronte a tutto ciò. Oggi, oltre alla cronaca degli ultimi avvenimenti, vogliamo dare spazio anche a Francesco, che ci racconta questo. «Esteriormente sto bene – dice – ma dentro è una sofferenza grande. Ho gli amici più stretti e i miei familiari che mi stanno vicino e mi prendono per il colletto quando inizio a sbandare. Poi c’è il rovescio della medaglia, queste sono le situazioni che ti dimostrano che nei momenti di difficoltà in molti, coloro che non ti aspetti, spariscono». Francesco continua così: «Le gare da dentro l’abitacolo mi mancano un casino, pensate che un ragazzo che mi ha chiesto di fargli da tutor nel suo primo rally da navigatore mi ha detto: “Si vede che hai voglia di correre”. Io mi riscatto in parte con i corsi di rilascio prima licenza e aiutando piloti e navigatori con disbrigo pratiche burocratiche e a interpretazione regolamenti». Per queste cose, in teoria, ci sono gli uffici provinciali AC Sport. «Pare che sia più gettonato io» dice Francesco, e ride. L’idea che Cozzula si è fatto sulla situazione è questa: «Sono sconcertato che in un paese civile come l’Italia e in un universo (perché anche la federazione internazionale dell’automobile ha le sue responsabilità) accadano episodi di discriminazione di tale portata. In nessuna gara, da quando esiste il motorsport, un membro dell’equipaggio in caso di incidente del collega, lo ha trasportato in giro per i percorsi di gara in cerca di un medico. Anche le più banali norme di primo soccorso dicono di fare altro. Per cui, a cosa serve che io abbia la patente di guida? Ho rischiato assieme al mio pilota di morire in un incidente durante un rally, ho visto la sua sofferenza quando io ero in ospedale, secondo voi metterei a repentaglio la vita di uno dei miei piloti per un capriccio?». La soluzione dunque potrebbe essere una. «Vorrei parlare con la giunta sportiva della federazione nazionale e con il presidente della federazione internazionale Jean Todt – dice Francesco –, ma non mi è permesso. Vorrei spiegargli perché voglio fare il navigatore, cosa significa fare il navigatore per me e come lavoriamo prima e durante una gara. Nessuno di loro ha avuto la sfortuna di essere stoppato durante la propria carriera». Azioni in programma non ce ne sono altre, almeno per ora. Francesco ci chiede di finire qua, ed è triste vedere una persona star male perché gli viene impedito di fare ciò che è in grado di fare. Ci chiediamo come mai a oggi piloti e navigatori non abbiano preso le difese di Francesco in maniera forte.

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