Jaanus Ree/Red Bull Content Pool

Dopo aver atteso i riscontri dei primi rally del WRC 2019, francamente era difficile non notarlo. Il WRC2 Pro è il nuovo campionato che è stato creato quest’anno all’interno del WRC2 per i team ufficiali che schierano le vetture R5 nel Mondiale Rally. Un’idea che teoricamente poteva sembrare interessante, ma che appunto restava già fin dall’inizio un successo puramente teorico. Dopo due rally disputati, i numeri non convincono. E anche la prospettiva data dal Rally del Messico è poco confortante. Vediamo perché.

POTERE AI PRIVATI

Partendo dal principio, era chiaro l’intento della FIA e del Promoter. Il WRC2 era e doveva essere un campionato riservato per lo più ai privati. Ma a vincere questo titolo sono stati praticamente sempre piloti semi o totalmente ufficiali. Basti pensare a Robert Kubica, primo campione nel 2013 o Nasser Al-Attiyah che comunque avevano alle spalle un supporto di Citroen e M-Sport. Dopo di loro il WRC2 è stato dominato dai piloti ufficiali Skoda, nell’ordine Lappi-Tidemand-Kopecky. In un certo senso la FIA ha voluto estromettere i team ufficiali dalla lotta per il successo, un’idea sicuramente apprezzabile ma che forse ha tolto un po’ di spettacolarità alla categoria. Il WRC2 poteva benissimo restare così com’era, creando magari una classifica a parte per piloti e team indipendenti (e premi?), così da mettere enfasi nella lotta tra i privati del campionato. L’idea di dividere in due campionati il WRC2 al momento appare senza senso, con il solo risultato che ha portato all’indebolimento della lotta tra i vari contendenti. In questo modo, i giovani che partecipano da privati non sono nemmeno motivati a stare al passo di un Kopecky, ad esempio, che nella categoria può benissimo essere preso come riferimento. E’ stata tolta la possibilità di poter sognare di battere gli ufficiali in campionato. E i piloti ufficiali che vinceranno il WRC2 Pro avranno meno prestigio per il loro trionfo. I team (e i budget) fanno la differenza, vero, ma una Fabia R5 alla fine (per esempio) è la stessa identica vettura per tutti. Il cosiddetto “manico” ce lo mettono i piloti e il talento prima o poi emerge (vedere Suninen 2016).

SCARSO COINVOLGIMENTO DELLE CASE

Oltre a tutto quello scritto in precedenza, c’è da dire che al momento il campionato in sé non appare così spettacolare. Al Monte-Carlo erano solamente due le vetture iscritte. Greensmith ha battuto tutti fra le R5 e ha chiuso con un sorprendente 7° posto assoluto. Il britannico ha ottenuto la vittoria del WRC2 Pro terminando davanti a Rovanpera che ha chiuso 2° staccato di… 13 minuti (e più)! Le cose sono andate meglio in Svezia con cinque vetture iscritte, ma alla fine gli errori di Rovanpera e Pietarinen sulle Skoda, e le difficoltà dei piloti M-Sport non hanno messo pepe alla lotta per la vittoria che è stata conquistata facilmente da Ostberg. Il 3° round in Messico vedrà al via il solo Pieniazek a cui basterà arrivare in fondo per vincere e prendere 25 punti…

Gus Greensmith, attuale leader del WRC2 Pro (Red Bull Content Pool)

Nel WRC2 Pro al momento partecipano attivamente solo Skoda, M-Sport Ford e Citroen. I marchi coinvolti possono schierare al massimo due piloti per rally. Hyundai ha deciso per strategia di non partecipare visto che al momento punta tutto nel WRC, su Neuville per il titolo piloti e sull’apporto di Loeb-Sordo-Mikkelsen per il costruttori. Il team del marchio coreano però darà supporto ai vari privati che correranno con le i20 R5. Volkswagen era tornata da team ufficiale in Catalogna nel 2018 con Petter Solberg e Eric Camilli. Il loro obiettivo era quello di mostrare la competitività della vettura e si erano subito detti non interessati ad un ritorno in pianta stabile. Forse saranno ancora al via nel 2019 per qualche sporadica apparizione ma nulla di più. Proton non ci sarà, il marchio punta molto di più nel mercato asiatico e probabilmente parteciperà nel campionato Asia-Pacifico per far debuttare ufficialmente la Iriz R5. Peugeot non ha più sviluppato la 208 R5 e si concentrerà esclusivamente sul progetto della nuova vettura per la categoria R2, oltre che a curare i vari trofei in giro in Europa.

In definitiva, questa netta divisione tra ufficiali e privati nel WRC2 non convince affatto. Probabilmente si tratterà di una trovata temporanea, o un’idea che sarà destinata a subire modifiche per migliorare la competizione e l’interesse. Nel frattempo è un peccato che si sia perso il WRC3 che era il campionato riservato alle vetture 2RM. Inserirlo con lo stesso calendario dello Junior WRC non era una brutta idea. Ma FIA e promoter storicamente hanno dimostrato di cambiare spesso le carte in tavola, chissà che non succeda già nel 2020.

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