Una piccola utilitaria italiana. Semplice, ma dalle grandi pretese. Una vettura che doveva stupire. Una vettura che non convinceva nel 1978. Giorgetto Giugiaro nel suo studio continuava a guardare l’opera che aveva appena partorito; ma qualcosa non lo finiva. Mancava qualcosa.

“[…]Guardavo e riguardavo quel disegno. Non mi convinceva. Poi iniziai a inserire spigoli qui e là. Era bizzarra, ma l’adoravo e sapevo che il mondo avrebbe fatto lo stesso.[…]”

Nel 1979, ormai a quarant’anni di distanza, uscì la famosa Lancia Delta. Nessuno sapeva, e soprattutto sospettava, che sarebbe diventata una delle icone dello sport che tutti noi amiamo. All’esordio, gli 85cv del 1.5L non erano di fatto molti, e infatti nessuno – a patto di qualche nostalgico e appassionato – si ricorda delle prime versioni. Ma l’antifona cambia quando si parla del 1983. Mentre la 037 sbancava i botteghini delle prove mondiali, a Torino venne LANCIAta la prima versione HF, rigorosamente turbo. Da quella data si iniziò ad intravedere il barlume di una delle vetture più famose della storia di questo sport. Ovviamente la spinta finale, come un turbo che entra in pressione, l’ebbe nel 1987 con l’uscita della prima HF 4WD 8V e l’anno in cui si vide per la prima volta combattere nel Campionato del Mondo Rally tra le decisamente meno potenti Gruppo A, rispetto a quello che ci si era abituati con le mostruose Gruppo B. Il successo fu incredibile.

Nel 1989 arrivarono subito le 16V per il modesto motore due litri. Ma il culmine, l’apoteosi, il valhalla si ebbe nel 1991, quando venne presentata la Delta HF Integrale Evo1. Muscolosa, imponente con una sinfonia da pelle d’oca ancora dopo quasi mezzo secolo. La livrea Martini abbinata a quello stemma torinese sul quel frontale squadrato erano la coppia che il mondo avrebbe ricordato per sempre, scrivendo pagine e pagine di fatti che strappano un sorriso ad ogni racconto. Nel 1993 il declino era già arrivato chiaro e tondo; lo stabilimento di Chivasso era già chiuso da un anno ma Maggiora produce un ultima versione: la Evo2. Più potente, più tecnologica, più tutto…ma servì solo per dirle addio nel 1995.

Non rimangono inosservate le grandi gesta di signori del volante come Juha “KKK” Kankkunen, Marku Alen, Miki Biasion e poi ancora Didier Auriol, Andrea Aghini e Alex Fiorio. Lo stesso “flying Finn”, ovvero Mr. KKK di cui abbiamo parlato ieri, ha portato l’ultimo successo Lancia nel 1991 con un fantastico Mondiale Piloti e costruttori. Ricordiamo ovviamente l’impresa di Miki Biasion nel 1988 e 1989, portando la “regina” in vetta al mondo per due volte di fila.

Non ci resta che ricordare, e chi per motivi d’anagrafe non può, ci rimane solo che affidarci a vecchi video. E’ un’auto che può essere amata o meno. Può essere apprezzata, ma anche criticata. Resta il fatto che lei è “il mito”. Forse anche il segno dell’inizio di una impercettibile discesa di questo sport. Personalmente cerco di godermi quei pochi rally storici che vengono disputati, nella speranza in parte di rivivere in chiave moderna ciò che si poteva ammirare a bordo strada più di 25 anni fa. E’ sempre una grande emozione sentire i quattro cilindri brontolare in staccata, schiarendosi la voce con una grande fiammata e urlare nuovamente in uscita di curva con le quattro gomme che chiedono trazione. Una pelle d’oca continua, e non parlo solo della Delta. C’è un qualcosa nella parte moderna dei nostri tempi che non riesce a trasmettermi ciò che posso provare quanto scritto prima. Ma questo è semplicemente puro pensiero soggettivo…o semplicemente Lancia Delta. 

 

 

 

 

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