Ottimo conoscitore di strade sulle quali ha già ottenuto due secondi posti, il comasco elogia gli avversari ma ammette di voler essere grande protagonista al Rally del Taro in programma il secondo fine settimana di giugno nell’Appenino parmense 

Gli ottomila e seicentotrenta metri della prova speciale di Bardi a lui piacevano assai. E non lo nasconde: “E’ uno di quei tratti che hanno segnato la mia adolescenza”, racconta Alessandro Re. Che aggiunge: “Le prime volte che la seguii, ancora non avevo iniziato a correre e mi aveva colpito quell’aria di festa che si respirava a bordo strada”. Da allora è passata una decina d’anni, il Rally del Taro ha consolidato la sua fama e il figlio d’arte s’è imposto come uno dei più solidi protagonisti dell’International Rally Cup che proprio sull’asfalto parmense, da qui a poco, vivrà il terzo appuntamento stagionale. Senza più la piesse che coinvolgeva il borgo emiliano.

“Un po’ mi spiace perché quella prova mi piaceva e, soprattutto, mi piaceva il suo carattere storico. Ma immagino che gli organizzatori avranno avuto dei buoni motivi per cambiare e comunque la gara allestita dalla Scuderia San Michele resta molto bella, direi una delle più belle del panorama italiano”. Ventinove anni compiuti da poco, il comasco sa di aver fin qui raccolto meno di quanto era lecito attendersi e non si nasconde: “Il brutto tempo che ha caratterizzato lo svolgimento dell’Appenino Reggiano e del Piancavallo non mi ha certo favorito e ora sono nella situazione di dover recuperare”, osserva. Non mostra i denti, non dice che spaccherà il mondo. Non è nel suo stile: non l’ha mai fatto e non ha nessuna voglia di farlo ora che il livello, nella bella serie gestita da Loriano Norcini, da Riccardo Bertocci e da Michele Tedaldi, è ulteriormente cresciuto. Pur se i confronti indiretti sono sempre difficili, è assai probabile che, con l’arrivo di Damiano De Tommaso e di Fofò Di Benedetto, l’asticella si sia alzata come pensa Alessandro Re: “Di certo – afferma – non s’è abbassata malgrado non ci siano più né Luca Rosetti, né Pierre Campana e sono convinto che proprio al Taro se ne avrà la conferma. D’altra parte non è per caso che Damiano è considerato un talento e non è per caso se Fofò ha vinto quel che ha vinto: sono entrambi molto forti e vedrete che lo faranno vedere anche al Rally del Taro”.

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