E’ chiaro che per ogni appassionato di rally, di qualsiasi età, il 1987 è un anno da segnare a calendario. Il passato è ancora limpido nei nostri ricordi con le gesta di quegli eroi che hanno solcato le impervie delle prove speciali mondiali con vetture dapprima arrabattate poi con mezzi decisamente più importanti, grazie anche all’interesse suscitato alle case automobilistiche. Il tempo passa e scorre inesorabile fino all’arrivo del 2017. Esattamente trent’anni dopo. La Federazione Internazionale dell’Automobile decise di istituire una nuova categoria nel Mondiale Rally: le WRC Plus. Le specifiche erano molto semplici; 380 cavalli, 1.6L turbocompresso e aerodinamica da astronave.

Zuppa già vista?

Ne avevamo già parlato e si, sembrava come se fossimo tornati indietro di trent’anni e naturalmente non ci volle molto che le persone divennero scettiche. L’idea di ripetere un Gruppo B era nella testa di tutti ma anche la paura di avere le stesse conseguenze. Il WRC 2017 non partì nel migliore dei modi. Con l’uscita di strada di Hayden Paddon e i successivi fatti…beh lo sapete tutti. Si iniziò ad inneggiare ai nuovi mostri, come se il tempo non fosse mai trascorso. Inutile dire che fare certi paragoni è insensato. E’ come paragonare il Nokia 3310 con l’I-Phone 11. Sono entrambi telefoni portatili, chiamano e mandano messaggi. Ma nulla a che vedere l’uno con l’altro.
Questo per farvi capire che la sicurezza negli anni si è sviluppata molto e non hanno nulla di paragonabile le odierne WRC+ con le gloriose Gruppo B; basti vedere l’incidente di Meeke l’anno passato. Il roll-bar e la scocca hanno salvato sia Kris che Paul. Se fossero stati in una vettura di tre decenni fa, molto probabilmente avrebbero riportato danni fisici.

Ma allora di che cosa stiamo parlando?

Ultimamente si parla molto più spesso di ibrido ed elettrico. Proprio in questi giorni è in prova la vettura totalmente elettrica per i Rally-Cross. La FIA è stata molto chiara: dal 2021 il Mondiale Rally dovrà avere vetture ibride. Perciò qui non è più un discorso di potenze e sicurezza, ma di budget e tecnica. Se anni orsono le vetture da Rally – come quelle di altri motorsport – dettavano l’andamento del mercato, ad oggi sta accadendo il contrario. Il WRC è ancora uno dei pochi campionati di rilievo che non ha ancora adottato soluzioni “ecosostenibili”. Ed ora è una rincorsa ai ripari.
Citroen come avete visto si è già tirata fuori. Hyundai, Toyota e Ford si sono resi favorevoli a sviluppare una vettura con tecnologie ibride. Però. C’è un però. Si parla di un’abolizione delle WRC+. I costi elevatissimi non aiutano, oltre a quelli di gestione che sono esorbitanti e questo si rispecchia sull’andamento del campionato dove i privati sono totalmente spariti. Un downgrade alle R5 come classe primaria è la soluzione che gironzola nelle menti. Ed è qui che arriviamo ad un ritorno al passato: precisamente nel 1987.

“Non andava. Mi sembrava di essere fermo. […]” Miki Biasion parlando della Delta Gruppo A del 1987.

Per chi si è perso questa transizione, alla fine del 1986 le Gruppo B furono bandite dal Mondiale Rally già a partire dall’anno successivo. Il 1987 fu un nuovo punto zero per il Rally; si rimise la testa sul collo e si ripartì. Ed è per questo che mi chiedo: siamo arrivati alla fine del 1986?

Le WRC+ regalano grande spettacolarità ma bisogna analizzare anche i pro e i contro. Le R5 darebbero più agio e più respiro al campionato in sé, dando la possibilità, con costi decisamente più contenuti, ai privati di iscriversi e ripopolare il World Rally Championship. Ricordiamo ad esempio ai tempi delle WRC2000 le Ford Stobart e le Peugeot Expert. Inutile ad ora esprimere sentenze su ciò che accadrà. Il passato è passato, il presente è ben chiaro e il futuro sarà il prossimo presente.

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