(Foto: Tuthill Porsche)

Un tuffo nel passato. Macchine storiche, livree nostalgiche, vecchie glorie del rallysmo internazionale e un nome quello del Safari che evoca ricordi e memorie indelebili. Questo fantastico mix di emozioni è quello che evoca l’East African Safari Classic Rally, gara andata in scena il 27 novembre. Nove durissimi giorni di gara, 1500km contro il cronometro. I 20 equipaggi in gara hanno preso il via dal Kenya passando poi anche per la Tanzania e facendo ritorno a Mombasa. Un gara massacrante come l’hanno definita anche gli stessi protagonisti. I piloti hanno percorso ogni giorno dai 300 ai 500km in media.

BLOMQVIST PROTAGONISTA MA LA VITTORIA E’ AUSTRO-TEDESCA

Nonostante i lunghi chilometraggi e lo stile old style della competizione, con prove molto lunghe e difficile, i duelli e le battaglie andate in scena in questo Classic Safari sono davvero degne di nota. La tattica ovviamente si è rivelata un elemento chiave. Grandi protagonisti della competizione Kris Rosenberger e la leggenda Stig Blomqvist. Il 73enne svedese ha mantenuto la leadership di gara per lunghi tratti della corsa ma proprio nell’ultimo giorno di gara ha subito il ritorno prepotente dell’austriaco Rosenberger che ha dato fondo a tutte le energie e ha spinto al limite la Porsche 911 preparata dalla Tuthill. Vittoria dunque per l’equipaggio Rosenberger-Bleicher. Proprio la navigatrice tedesca Niki Bleicher è la prima donna a trionfare in questa competizione classica.

Stig Blomqvist (73) in azione durante una prova in Tanzania

Applausi comunque per Stig Blomqvist e l’esperto navigatore Fornander, che insieme hanno chiuso ad 1’33” dalla vetta. I concorrenti e lo stesso vincitore della corsa hanno reso omaggio al mai domo Stig indicandolo come il riferimento assoluto nell’evento in termini velocistici. Sul terzo gradino del podio ma ben più staccato dai primi ha concluso il locale Onkar Rai, molto veloce e autore di diverse vittorie di tappa. Gara costante e buon quarto posto finale per Philip Kadoorie, pilota proveniente da Hong Kong. In quinta posizione ha chiuso il giovane britannico Osian Pryce, vincitore del gruppo 2 con la Ford Escorth MK1 preparata dalla Minti Motorsport. Tra gli altri ha visto il traguardo in settima piazza l’italiano Eugenio Amos, navigato da Roberto Mometti. Anche loro erano al via su una Porsche 991 preparata dalla Tuthill. Per l’equipaggio italiano purtroppo la gara si è subito messa in salita con la perdita di un ammortizzatore nella prima tappa e l’impatto con una roccia nella seconda prova che hanno fatto perdere del tempo prezioso. Nel finale la rimonta con la vittoria anche di due prove speciali.

La 991 di Amos-Mometti (Foto: Tuthill Porsche)

Tra gli altri italiani al via anche l’equipaggio composto da Eugenio Sandretto e la mitica Fabrizia Pons, anche loro su una Porsche 911 della Tuthill. La gara del duo stava dando soddisfazioni importanti (costantemente nei primi sei) ma il pilota ha dovuto annunciare il ritiro dalla competizione prima della ps10 per ragioni personali. Da rilevare il dominio totale delle Porsche, vetture che si sono rivelate di gran lunga superiori rispetto alle rivali. Tra le altre storiche in gara segnaliamo una mitica Datsun Violet che ha concluso 11° con Scott Armstrong e una potente Rover SD1 Vitesse con alla guida il velocissimo Ian Duncan che però non ha trovato molta fortuna in questa corsa chiudendo 16° e ultimo. Quattro i ritiri. Feedback tutti positivi da parte dei concorrenti. Gara da incorniciare in uno scenario davvero fantastico. Corse davvero di altri tempi.

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