Marcelo Maragni/Red Bull Content Pool

Carlos Sainz si è laureato campione dell’edizione 2020 della Dakar. Una Dakar, vivace e interessante che abbiamo seguito con la massima passione. El Matador è stato il grande protagonista di questa durissima corsa nei deserti arabi. Lo spagnolo a 57 anni diventa il vincitore più “vecchio” di sempre della Dakar. Un dato questo che sottolinea il grande agonismo e la grande professionalità di Sainz che si è dovuto preparare duramente per affrontare al top questa gara. Per lui è il terzo successo ottenuto con tre marchi diversi. Una vittoria costruita da lontano con lo sviluppo del buggy Mini X-Raid che anche grazie al suo arrivo è decisamente migliorato tanto che ha battuto il Toyota Hilux, un riferimento che sembrava ancora lontano da raggiungere. Sainz ha lavorato ottimamente con il suo navigatore Lucas Cruz, bravissimo anche quest’ultimo che ha commesso davvero pochi errori e ha navigato come meglio non poteva El Matador verso un altro successo che rimarrà per sempre nella storia.

LA GARA – A differenza degli altri, Sainz-Cruz sono stati gli unici a tenere un ritmo costante per tutta la gara. Partiti forte sin dal via non hanno mai mollato durante la corsa e si sono saputi tenere fuori da guai. Diversamente è andata a Al-Attiyah e Peterhansel. Il qatariota ha patito le tante forature sul terreno duro delle prime tappe e quei minuti persi purtroppo gli sono costati tanto alla fine. Peterhansel invece ha dovuto costruire la fiducia nell’abitacolo col suo navigatore Paulo Fiuza con cui prima di novembre non aveva mai corso quest’anno. Mister Dakar dopo un inizio un po’ difficile ha recuperato terreno fino a vincere perfino quattro tappe e dimostrando ancora tutta la sua classe. Nota positiva il buggy Mini realizzato dal team tedesco X-Raid. Il mezzo si è rivelato ideale per i terreni in Arabia Saudita abbinando tanta potenza ad altrettanta leggerezza e maneggevolezza tra asperità del terreno e le dune, sfruttando al meglio le coperture BF Goodrich. Bene anche l’affidabilità che negli anni scorsi era stata il tallone d’Achille del JCW Buggy. Dietro i primi tre grandi attori della Dakar 2020 troviamo i “normali”. Yazeed Al-Rajhi ha conquistato un importante quarto posto finale nella sua Arabia. Una prestazione importante che lo ha collocato davanti ai piloti ufficiali Toyota. Al-Rajhi ha regalato una grande gioia al team Overdrive che da anni gestisce i Toyota Hilux per i clienti del marchio nipponico. Dietro l’arabo ha chiuso a poco più di un’ora l’ex campione Giniel De Villiers, quasi mai sul ritmo dei più veloci ma sempre molto accorto e alla fine il quinto posto è il giusto premio per una gara corsa con la massima attenzione. Sesto posto per Orlando Terranova che ha portato a termine con un ottimo risultato la sua Dakar. “Orly” è stato anche il primo dei Mini 4×4 che quest’anno hanno faticato un pochettino di più del solito ma sono risultati comunque ancora veloci e sopratutto affidabili. Appena dietro gli ha chiuso Bernhard Ten Brinke, il terzo pilota del team Toyota che si è tolto la soddisfazione di vedere il traguardo finale in questa edizione dopo le tante delusioni accumulate nelle annate precedenti. Più staccati dietro: Mathieu Serradori ha chiuso ottavo (1° tra i buggy a benzina) con il Century CR6. Il talentuoso francese ha vinto anche una tappa ed è riuscito a dimostrare la sua competitività col buggy realizzato dalla Century Racing. Si è fatto notare anche Yasir Seaidan, spesso sotto i riflettori alla guida di un altro Mini JCW 4×4. A chiudere la top10 ci ha pensato il pilota cinese Wei Han con il Buggy Geely; un risultato di prestigio per lui che si sta confermando un ottimo pilota.

CLASSIFICA FINALE AUTO:
1. Sainz-Cruz (Mini Buggy)
2. Al Attiyah-Baumel (Toyota) +06′21″
3. Peterhansel-Fiuza (Mini Buggy) +09’’58”
4. Al Rajhi-Zhiltsov (Toyota) +49’10”
5. De Villiers-Haro (Toyota) +1:07’09”
6. Terranova-Graue (Mini 4×4) +1:12’15”
7. Ten Brinke-Colsoul (Toyota) +1:18’34”
8. Serradori-Lurquin (Buggy Century) +1:59’21”
9. Seaidan-Kuzmich (Mini 4×4) +3:42’17”
10. Han-Liao (Buggy Geely) +3:51’07”

ALONSO BEST ROOKIE – Resta un po’ di rammarico per Fernando Alonso che ha chiuso 13° dietro a Pelichet (Buggy Optimus) e all’ex rallista Martin Prokop. Per Nando è arrivato comunque il riconoscimento di miglior rookie della gara. L’ex F1 ha dimostrato di poter essere competitivo nella Dakar e dopo questa prima esperienza non può che migliorare se dovesse tornare in futuro. Il vincitore della prima tappa Vaidotas Zala ha chiuso dopo qualche problema al 26° posto. Grande delusione per Przygonski che dopo la rottura del cambio non ha potuto fare meglio del 19° posto. Molto acerbo il Borgward BX7 DKR portato in gara dal team con due esemplari. Sia Roma che Porem hanno incontrato diversi problemi e non hanno saputo mettere a referto tempi di rilievo. Magari andrà meglio l’anno prossimo. I fratelli Coronel sono riusciti a concludere tra i primi 30 con il buggy sviluppato dalla Jefferies. Tra i veicoli di serie T2 è da registrare il solito dominio dei Land Cruiser ufficiali di Toyota capitanati dal francese Lavielle che ha battuto il compagno di squadra Akira Miura. Ci fa piacere sottolineare l’arrivo a traguardo di Andrea Schiumarini che è riuscito a portare il Pajero T1 fino in fondo con alla sua destra il navigatore Gaspari. Tra gli SSV ha centrato la vittoria Casey Currie per la squadra ufficiale Can Am. Il marchio americano ha monopolizzato il podio grazie ai piazzamenti di Sergey Kariakin e del campione uscente Francisco Lopez. Ottimo quarto posto per Conrad Rautenbach che ha completato la corsa con il debuttante PH Sport Zephir T3. Da rilevare anche il sesto posto dell’altro rallista Jesus Puras, anche lui su Can Am. Michele Cinotto ha concluso 25° mentre ha visto il traguardo anche Borsoi in 29° piazza.

IMPRESA HONDA, KAMAZ INARRESTABILE – Oltre alla categoria auto ci sono anche altre belle storie da raccontare. Partendo dalla categoria Moto per esempio è da sottolineare il ritorno alla vittoria di Honda che grazie a Ricky Brabec è riuscita dopo oltre 20 anni a piegare la supremazia KTM. L’americano l’avevamo già notato nella scorsa edizione, velocissimo come pochi. Purtroppo nel 2019 a tradirlo fu il motore della 450 Rally. Nel 2020 è andato tutto per il verso giusto, Brabec è stato ottimamente coadiuvato dai compagni di squadra Cornejo (4°) e Barreda (7°). Alle spalle del vincitore si è classificato Pablo Quintanilla (Husqvarna) a poco più di un quarto d’ora mentre a chiudere il podio ci ha pensato Toby Price (KTM) che comunque si è reso onore da campione uscente. La spagnola Laia Sanz ha portato a casa un 18° posto con la Gas Gas che gli vale anche il titolo femminile. Maurizio Gerini ha chiuso 20° e secondo di gruppo Super Production mentre Jacopo Cerutti si è classificato 22°. Ignacio Casale ha ritrovato la conferma tra i Quad. Per il pilota cileno è il terzo titolo in questa categoria. Chiudiamo al solito con i Camion dove si è registrata la supremazia dei Kamaz 43509. Vittoria di Andrey Karginov che non ha lasciato nemmeno le briciole ai suoi avversari: 7 vittorie di tappa e per il 43enne di Mirny è il secondo successo nella Dakar dopo quello ottenuto nel 2014. Buon secondo posto per Anton Shibalov così come è da rimarcare il podio di Siarhei Viazovich che è riuscito comunque a portare in alto il nuovo MAZ 6440 RR. Sotnikov in rimonta ha chiuso quarto davanti agli Iveco Powerstar di Martin Macik e Janus Van Kasteren. Purtroppo per i camion italiani non è stata una Dakar semplice ma analizzeremo il tutto in un articolo a parte. Il marchio Praga ha chiuso questa prima Dakar al 7° posto grazie agli sforzi di Aleis Loprais che comunque aveva occupato la quarta piazza quasi fino alla conclusione. Garrouste nono con un camion Tatra Jamal ha preceduto Sugawara che ha chiuso la top10 con il suo Hino Serie 500. Il migliore tra gli italiani è stato Claudio Bellina che ha sfruttato la sua esperienza per portare il suo Ginaf a ridosso dei primi 20.

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