Il bellissimo racconto, in esclusiva, di Stefano Rossi, protagonista italiano della scorsa Africa Eco Race per il team Rossi 4×4. Buona lettura:
“Dalla finestra vedo solo strade vuote e negozi chiusi.
Non si esce, non ci si allena, tutto è fermo immobile e silenzioso, nonostante il telelavoro c’è tempo in abbondanza per pensare. In questo momento difficile di incertezza sembra passato un secolo e invece siamo rientrati dall’Africa solo due mesi e mezzo fa.
Il covid-19 sembrava così lontano, pensavamo solo alla gara, se chiudo gli occhi rivedo tutto, l’emozione sempre grande, nonostante sia la terza volta che partecipiamo all’Africa Eco Race, questa gara che ricalca i percorso della indimenticabile Parigi-Dakar e che mi ha stregato dalla prima volta che ne ho sentito parlare.
Due volte al traguardo ma la fame di avventura non si placa e dopo un anno di duro lavoro siamo di nuovo a Monaco per la partenza della 12^ edizione, stavolta in notturna, una grande emozione in uno scenario sempre sfavillante di luci.
Il viaggio in nave per raggiungere il Marocco come sempre è scandito dai vari impegni, controlli dogana, briefing, riunioni con il team, corsi per Ertf e Iritrack, notti in cuccetta a ripassare mentalmente ogni lavoro fatto, i ragazzi hanno lavorato bene e quest’anno siamo affiatatissimi.
All’attracco a Tangeri ci prepariamo, ci sentiamo un po’ veterani oramai sappiamo le procedure, usciamo già pronti allo start, ma ecco che quando la mano del commissario si chiude dopo il countdown l’adrenalina schizza alle stelle e sei di nuovo a mille con la macchina sulla quale riponi tutte le tue speranze e il tuo navigatore accanto, colui che ti guiderà per ben 6500 km cercando riferimenti dove non ne esistono.
Il primo giorno si rivela da subito durissimo per la navigazione ma prendiamo intanto confidenza con il tracciato e entriamo in modalità gara-ON.
La prova è corta ma veramente insidiosa con tante piante, fondo sabbioso e una navigazione che mette subito Alberto alla frusta.
Il primo bivacco è sempre una conquista importante e una grande emozione, i ragazzi dell’assistenza ci aspettano entusiasti e “tagliandano” il Patrol in un’ officina fatta di sabbia che ogni giorno appare e poi svanisce grazie al loro instancabile lavoro.
Al bivacco si trovano facce nuove e facce conosciute, ci si scambiano le prime impressioni, quest’anno si vocifera che sarà l’edizione più dura di sempre, andiamo a dormire qualche ora per essere pronti per domani.
La seconda tappa di 333,13 km si corre su fondo sabbioso, con guida e navigazione davvero impegnativa, arriviamo al bivacco relativamente presto verso le 16, siamo contenti ma molto guardinghi, siamo solo all’inizio la gara è ancora lunghissima, oggi abbiamo iniziato a sentire la risposta delle gomme e siamo molto soddisfatti.
La terza tappa ci riserva una brutta sorpresa, rottura delle frizione sulle dune, e siamo costretti a chiedere l’intervento del balai, giocarsi il jolly al terzo giorno di gara non è il massimo, ma siamo su di morale e pronti a tutto per andare avanti, il camion scopa ci recupera ma ci porta alla partenza della tappa, essendo più vicina, così ci incontriamo con i ragazzi dell’assistenza, che sono tornati indietro, nonostante avessero già fatto 200 km, e mettiamo il Patrol sul carrello, visto che i ragazzi stanotte avranno da fare un lungo lavoro io e Alberto li sostituiamo alla guida e navigazione del camion per farli riposare un po’.
I tempi di recupero e tutto il trasferimento da fare comportano l’arrivo al bivacco di Assa alle 2.30 circa di notte, i ragazzi dell’assistenza si mettono subito alacremente al lavoro, sarà una lunga notte, ad un certo punto mi ritiro in tenda per non disturbarli ma non riesco a chiudere occhio, non sono pronto a concludere qui questa avventura, ascolto tutto cercando di capire a che punto siamo, alle 7.00 la macchina è ancora completamente smontata perché sostituendo la frizione i meccanici si sono accorti che c’erano problemi con il cambio, quindi hanno dovuto tirarlo giù e metterne uno di scorta che abbiamo ma di serie, è una corsa contro il tempo per essere pronti per la partenza, loro lavorano furiosamente senza nessuna interruzione, io sono certo che faranno come al solito un miracolo, ed infatti alle 8.54 la macchina è pronta! Incredibilmente i ragazzi del team hanno risolto un problema che sembrava davvero potenzialmente irrisolvibile, le loro facce esprimono oltre alla stanchezza l’enorme soddisfazione per un lavoro eccezionale, sorrisi e consapevolezza di essere qui per dare tutto il possibile, andiamo a fare colazione tutti insieme e ci prepariamo alla partenza della 4 tappa.
404,52 km di sabbia e rocce, che io e Alberto abbiamo affrontato con grinta, con sole tre marce perché con il cambio di serie la quarta risulta troppo lunga, oggi tutto è filato alla perfezione, navigazione perfetta, mi dicono che ho guidato bene e la macchina era a posto, siamo andati davvero veloce ed è stata una enorme soddisfazione vedere i tempi, noi non guardiamo mai la classifica perché il nostro traguardo è sempre arrivare in fondo, ma il nono tempo assoluto e terza posizione assoluta fra le auto, con una macchina come la nostra e con gli adattamenti di guida necessari, beh è una grande gioia, anche per aver onorato sul campo il grande lavoro dei ragazzi fatto stanotte; cena, briefing, assistenza alla macchina e finalmente dormiamo qualche ora.
Tappa 5 si parte carichi e determinati, concentrazione al massimo, 686,10 km totali con 473 km di speciale sulla sabbia, problemi al trip master costringono Alberto a calcolare a mente le distanze, ci sono note molto lunghe con tante possibilità di sbagliare ma andiamo davvero bene, io do tutto il possibile e oggi riesco a mettere anche la quarta, come commentiamo ridendo con Elisabetta Caracciolo, la nostra addetta stampa (nonché corrispondere ufficiale di AER) all’arrivo della speciale, ed anche lei è sorpresa dalla nostra prestazione di oggi, noni assoluti e terzi delle auto, un risultato strepitoso, siamo veramente contenti e all’arrivo al bivacco i sorrisi e pacche sulle spalle cancellano in parte la stanchezza che ogni giorno aumenta, facciamo un briefing veloce fra noi per decidere se rimettere il cambio più performante, che nel frattempo i ragazzi hanno sistemato, o se lasciare quello di serie che anche se limitato ci ha permesso di fare due tappe davvero stratosferiche per le nostre possibilità, siamo d’accordo nel mantenere per ora il cambio di serie, e visto che siamo finalmente a Dakhla, dove è previsto il rest day, ci sistemiamo in riva all’oceano, stasera una officina davvero spettacolare con un tramonto da urlo, ho il tempo di guardarmi intorno e ancora una volta rimpiango di non poter assaporare come vorrei i magnifici paesaggi che attraversiamo ogni giorno.
I ragazzi sono già al lavoro, anche se domani siamo fermi ci portiamo avanti con l’assistenza, il tempo non basta mai.
L’atmosfera è davvero bella, cameratesca, tutti sorridenti, professionisti veri ma con una passione sfrenata ed un rispetto reciproco che mi fanno essere sereno come non mai.
Visti i risultati di questi giorni ci chiediamo scherzosamente cosa il nostro main sponsor abbia messo nei lubrificanti, siamo euforici per queste belle prestazioni.
Il rest day passa come al solito in un attimo, i meccanici lavorano tutto il giorno sulla macchina e danno un’occhiata al camion assistenza, io mi diverto a preparare il pranzo per tutti sul camion ed il pomeriggio per me ed Alberto passa fra interviste, video per gli sponsor, considerazioni varie sulla gara che ancora abbiamo davanti, riesco a leggere i post degli amici che ci seguono ed é sempre una grande emozione, come al solito non c’è tempo per riposare ma non siamo qui per quello!
Quando sentiamo la bruttissima notizia che arriva dall’Arabia Saudita restiamo tutti increduli, e ognuno di noi riflette su quello che potrebbe succedere anche qui, siamo sconvolti ma cerchiamo di rendere omaggio ad un grande campione condividendone la passione.
Già essere qui in questi giorni di gennaio mi riporta spesso alle mente quel nefasto gennaio 2005, ma sono pensieri malinconici a cui si possono dedicare solo le ore notturne perché la mattina bisogna essere pronti e concentrati, qui ogni errore si paga carissimo.
La tappa 6 di 559,63 km ci porterà in Mauritania, finite le tappe in Marocco sembra che la gara subirà un ulteriore aumento di difficoltà, siamo pronti e concentrati, le operazioni doganali come sempre scorrono ben organizzate, e alla partenza della speciale siamo entusiasti di affrontare le difficili dune che ci porteranno a Chami, la tappa si rivela davvero impegnativa, a fine speciale c’è un abbraccio spontaneo con Alberto che sottolinea tutta la fatica e la gioia che condividiamo, anche per la bella prestazione di oggi che ci vede undicesimi assoluti e quinti fra le auto, e quando arriviamo al bivacco i nostri meccanici, i nostri amici, ci accolgono con un applauso che ci emoziona, i primi momenti all’arrivo sono sempre molto particolari, riconosciamo implicitamente il grande lavoro reciproco fra assistenza ed equipaggio, i volti sorridenti allo sportello, le prime impressioni, e via al lavoro, la nostra magica assistenza ha già allestito il nostro bivacco e preparato tutto per intervenire sul Patrol.
Sono cosciente che questi ragazzi fanno davvero un lavoro incredibile, guidano tutto il giorno e la sera lavorano instancabili, risolvendo cose che a volte sarebbero difficili anche in una officina stabile, hanno organizzato tutto perfettamente e Paolo guida i ragazzi come un veterano, Alberto oltre al briefing cerca sempre di dare una mano anche nella programmazione dell’assistenza.
Tappa 7 ci lascia un po’ di amaro in bocca, 477,56 km di sabbia e dune, dove il Patrol soffre un consumo anomalo di carburante che ci costringe ad uscire dalla prova per cercare un distributore, cosa non facile, dove fare rifornimento di benzina, cosa quasi impossibile, perdiamo molto tempo perché siamo in mezzo al nulla, ma grazie ad una cartina cartacea riusciamo a trovare a circa 100 km una città, o meglio un agglomerato un po’ più grande con un distributore che, miracolo, ha anche benzina, a rientrare in prova, e anche se prendiamo penalità arriviamo al bivacco; anche questa è andata, è indispensabile affrontare ogni giorno come una gara a se, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, può capitare ogni tipo di problema in una gara così lunga ed impegnativa e nei prossimi giorni ripenserò spesso a questa considerazione.
La tappa 8 porta ad una dura decisione, già nei primi km avvertiamo un rumore strano che ne io ne Alberto riusciamo a localizzare, per non rischiare saltiamo alcuni waypoint accumulando altre penalità, siamo dispiaciuti e demoralizzati ma la ragione deve prevalere sulla voglia di tenere giù il piede, non possiamo rischiare di vanificare tutto quello che abbiamo fatto finora, i meccanici intervengono sulla macchina e spero che riescano a metterci in condizione di guidare sereni nella tappa di domani, tira tantissimo vento e dormo con la maschera, dopo una colazione insieme siamo pronti a partire per la tappa 9 469,10 km di sabbia e dune, la Mauritania come premesso si sta rivelando durissima, la prova è davvero difficile, e siamo un po’ titubanti dopo i problemi degli ultimi giorni, ma i ragazzi come al solito hanno lavorato benissimo e la macchina oggi è perfetta, la speciale è fuoristrada puro, divertente, impegnativa, davvero dura, difficile da navigare e da guidare, ecco il motivo per cui siamo venuti qui, per vivere la nostra passione fino allo stremo, ad un certo punto rimaniamo impiccati sotto una duna con il Patrol quasi in verticale, e solo dopo alcune manovre riusciamo ad uscire e riprendere, arriviamo la bivacco di notte e l’applauso dei meccanici è liberatorio, come l’abbraccio che ci scambiamo con tutti, questo è il sapore della sfida, della resistenza e della sabbia, che abbiamo ovunque, ci prepariamo ad un’altra serata di vento e lavoro, ed una notte breve è scomoda, ma niente di tutto questo importa, mancano tre tappe alla fine è siamo determinati a fare di tutto per arrivare in fondo.
Qui in Mauritania le comunicazioni sono difficili ma in un modo o nell’altro siamo sempre in contatto con il resto del team che ci segue dall’Italia, lo sentiamo soffrire e gioire con noi, la stanchezza si fa sentire ma l’entusiasmo prevale sempre, siamo privilegiati ad essere qui e sfrutteremo questa occasione fino in fondo.
La tappa 10 di 600,59 km si preannuncia molto impegnativa, sabbia e dune a non finire, uno spettacolo annunciato, poi al km 249 veniamo fermati, i commissari ci avvertono che il settore selettivo finisce lì e che si prosegue in trasferimento fino al bivacco, la classifica di oggi si chiude qui, e con mille pensieri sul perché sia stata presa questa decisione, sembra per un problema di elicotteri e somma di incidenti, non possiamo fare a meno di pensare che ci sia qualcosa di più grave che non ci viene detto, il nostro stato d’animo è davvero particolare ed incerto, siamo in trasferimento si ma qui non esistono strade, quindi proseguiamo sul percorso della speciale, con mille difficoltà perché il trip master non va e Alberto deve fare i calcoli a mente con solo l’aiuto del gps, che poi ha iniziato ad avere problemi, abbiamo cercato di proseguire come possibile ma nel frattempo si è fatto buio e mancano ancora 150 km al bivacco, ad un certo punto eravamo su una pista che attraversava due cordoni di dune, la direzione indicata dal gps era sinistra e senza accorgercene siamo saliti sulle dune lasciando la pista, dune che sono diventate sempre più soffici e difficili, siamo precipitati in un avvallamento che poi si è rivelato un catino, ho cercato di sterzare per non insabbiarmi ma mi sono reso conto che stavano già cappottando, siamo atterrati sul tetto, subito ci siamo chiamati per chiederci se stavamo bene, rassicurato dalla risposta di Alberto ho spento subito la macchina ed entrambi abbiamo cercato di disattivare lo stacca batteria, siamo usciti dall’abitacolo frastornati e preoccupati, abbiamo davvero rischiato stavolta, ho ancora in mente quei primi minuti, ci siamo abbracciati sollevati di stare bene, poi la parte pratica ha prevalso sull’emozione, ho contattato Debora in Italia, per spiegare cos’era successo in modo che potesse parlare con i meccanici, visto che la linea anche con il satellitare era molto debole, per di più l’antenna della strumentazione è sul tetto, che essendo sottosopra impedisce la nostra localizzazione alla direzione gara, dopo aver informato che stiamo bene ed abbiamo acqua e barrette togliamo dalla macchina le cose che servono e ci accingiamo a dormire sulla sabbia, non possiamo accendere il fuoco perché non sappiamo se ci sono perdite di benzina, l’unica è aspettare domattina e fare una valutazione delle nostre possibilità, dopo il sollievo di stare bene il primo pensiero é per la gara, riusciremo a restare in classifica? La notte è lunga, abbiamo modo di parlare io ed Alberto, rivivere questa giornata ancora una volta durissima per noi, momenti particolari trovarsi in questa situazione, proviamo anche a dormire con una bottiglia di acqua che ci fa da cuscino, per fortuna abbiamo con noi i giubbotti fa davvero freddo, quando ci svegliamo siamo un po’ stravolti ma determinati a fare di tutto per non interrompere qui la nostra avventura, anche se con il passare delle ore appare sempre più impossibile farcela, facciamo la conta dei danni ed Alberto è prezioso in questa fase per stabilire se potremmo continuare, riusciamo a ripartire e raggiungiamo il bivacco dopo molte ore rispetto a quanto previsto.
La nostra assistenza oggi non ha fatto trasferimento con battute risate e musica, che nonostante la stanchezza, non sono mai mancate, sono rimasti ad Idini, ad aspettarci, vedendosi svuotare il bivacco intorno e restando soli, in collegamento con l’Italia e con qualche stentata comunicazione da parte nostra, ma con una profonda incertezza sia su quello che era successo sia su quello che ci aspettava.
Quando finalmente arriviamo sono momenti concitati, due parole per rassicurarci a vicenda, sono state ore difficili per tutti, e poi subito al lavoro, nessuno di noi è pronto ad arrendersi, siamo veloci intorno alla macchina, tutto viene messo in sicurezza e sistemato per affrontare una sfida quasi impossibile, arrivare al bivacco a Saint Louis, il parabrezza non si può cambiare perché il tetto della macchina è piegato così sappiamo anche che non avremo visibilità in un trasferimento lunghissimo e in una strada particolarmente difficile, dalla direzione gara ci avvertono che se arriviamo in tempo siamo ancora in gara, questa notizia ci mette le ali ai piedi è davvero una corsa contro il tempo, dobbiamo anche attraversare la frontiera con il Senegal, tentiamo il tutto per tutto su una strada dissestata e difficile, la dogana è ancora aperta e nonostante tutti i pronostici contro riusciamo a raggiungere il bivacco di Saint Louis di notte, siamo ancora in gara!
Siamo esausti, il camion assistenza è dietro di noi, li aspettiamo e ci mettiamo con i sacchi a pelo dentro ad una delle tende del bivacco, dove dopo poche ore verrà servita la colazione, non c’è tempo di tirare su il nostro accampamento, siamo così stanchi che non è certo un problema, la mattina dopo stravolti e stanchi ci mettiamo in macchina per raggiungere la partenza sull’oceano, solo la speciale di 23 km ci separa dal lago Rosa, e quando arriviamo ci guardiamo increduli con Alberto, stavolta è stata davvero dura, abbiamo davvero temuto di non farcela, invece siamo di nuovo qui, per me è la terza volta, per Alberto la seconda da navigatore, siamo emozionati e felici, ci raggiungono i meccanici ed è una grande festa, quando saliamo sul podio, con il tricolore sul cofano, ancora non ci rendiamo conto di avercela fatta!
Ogni momento di questi 12 giorni di questi 6500 km è stato unico, emozionante, difficile, indimenticabile! E sono fiero di avere avuto questi ragazzi accanto a me
Ci aspettano adesso l’imbarco dei mezzi al porto, e due giorni in attesa del volo di ritorno, mi guardo intorno, cerco questi quattro ragazzi che le ultime due settimane sono stati il mio mondo, la mia famiglia, e sono orgoglioso di loro di tutto quello che hanno dato per arrivare qui, Alberto con me in abitacolo, Paolo, Denis e Diego sul camion assistenza, ma sempre uniti, ogni decisione condivisa, ogni emozione vissuta insieme.
La mattina dopo come sempre c’è un attimo di smarrimento, sono in ritardo? A che ora è la partenza? Ah no, la gara è finita, ci troviamo tutti a fare colazione e poi con un pulmino a noleggio raggiungiamo di nuovo il lago Rosa, é diventata una piccola tradizione, facciamo un paio di interviste intervallate da risate e scherzi, e ognuno di noi da sfogo ai pensieri, quante volte abbiamo pensato di non farcela, quanti imprevisti, ma quanti momenti indimenticabili, mandiamo un messaggio a Debora e Luca, che da casa hanno vissuto e respirato questa avventura con noi e sono gli elementi esterni che compongono i magnifici sette della Rossi 4×4, le colonne portanti, fuori gara, non per scelta, ma che entrano in gioco sempre comunque, anche quando tutto sembra impossibile loro entrano in ballo, ora in auto ora nel camion dove c’è bisogno di informazioni, contatti, notizie.
E ogni volta sono grandi e piccole sfide che completano lo sforzo di tutti, pilota, navigatore, assistenza, meccanici, preparatori, team manager, marketing manager, addetto stampa, ci sono mille ruoli ma divisi fra poche persone e ognuno li svolge oltre le proprie possibilità, colmando il gap con passione, coraggio e voglia di mettersi in gioco per dare lustro a tutti, per dire si ci sono anche io e sto dando il massimo, oltre alla spinta di non vanificare gli sforzi fatti da tutti gli altri in un patto non scritto, ma fortissimo, inscindibile, fatto di stima, adrenalina, passione, tutto questo fa il nostro team.
Commentiamo anche che l’Africa Eco Race quest’anno ha superato se stessa, in tutto, difficoltà, percorsi, roadbook, organizzazione, logistica, sicurezza, e le persone, si qui ci sono persone con cui puoi parlare, che ascoltano e fanno di tutto per farti vivere una esperienza memorabile, Jean-Louis Schlesser ed Anthony Schlesser sempre presenti, sempre affabili, Reneè Metge sornione e cosciente di aver tracciato un percorso memorabile, e tutti gli altri che contribuiscono a rendere unica questa gara, con mille dettagli.
Alberto dice che é fiero di essere stato per la terza volta parte di questa squadra,
si uno della squadra perchè di una squadra si tratta, ovvero un insieme di persone con un unico scopo, dare il massimo senza mollare mai per provare ad arrivare a Dakar, in questa gara dura, dura davvero, così come la aveva ideata Thierry Sabine, sapevamo che aver già visto il podio di Dakar due volte non dava nulla per scontato, anzi impegnava ancor più tutti per cercare di fare bene; ma la squadra c’è , l’affiatamento è tanto, e che soddisfazione che il lavoro fatto nel periodo invernale per la preparazione del mezzo sia risultato buono e tutte le modifiche azzeccate e migliorative, e se lo dice il nostro ingegnere senza dubbio è così!
Paolo, con un sorriso grande così, dice che per lui quest’anno e stato pieno di momenti forti, il primo in assoluto é stato il primo si…mi prendo la responsabilità, di cosa ? Di un sogno. Ma soprattutto di una cosa più grande di me, una cosa era certa, che ci credevo, che con impegno e gioco di squadra (e che squadra) potevamo fare qualcosa di grande, anche più di noi… si ce l’abbiamo fatta nonostante tutto, si proprio quest’anno che eravamo, siamo, così affiatati, la squadra è stata la chiave di tutto anche nei momenti più brutti che quest’ Africa ci ha fatto vivere, le avventure passate, le dure prove affrontate, sempre con un solo obiettivo in mente… farcela… quest’anno, ancor più dura di sempre, sfide, imprevisti, delusioni, decisioni importanti, in momenti delicati ma di pura follia, stanchezza, corse folli senza sosta per arrivare in tempo, in tempo per cosa? Per darsi un abbraccio, quell’abbraccio… che pochi sanno dare… e dargli un senso vero, che siamo li tutta la squadra per lo stesso obiettivo, con le stesse responsabilità, siamo tutti alla pari, tutti sul filo di un rasoio pronti a combattere contro il tempo… ebbene si, quest’anno era proprio affilato quel rasoio… ma noi con la nostra pelle dura ce l’abbiamo fatta per davvero! Forse per la prima volta…
La cosa più bella quest’anno é stata che, nonostante tutto, abbiamo affrontato ogni giorno con il sorriso stampato in faccia, convinti di cosa avevamo fatto, deciso, discusso, tutti insieme, questa é stata la vera forza che ci ha portato fino a Dakar sul lago Rosa.
Diego, il nostro ultimo acquisto, é felice della nostra fiducia e di far parte della squadra, ho avuto modo di apprezzarlo molto in questi giorni, e devo dire che è un ottimo acquisto per la Rossi4x4.
Denis, al solito, fa il giullare ma poi diventa serio, e dice che come già lo scorso anno non è mai stato sicuro di arrivare, ma sicuro di non mollare mai, ce l’abbiamo fatta anche stavolta, e non solo noi, tira fuori la nostra mascotte Bra di Pino, un pelouche di bradipo che abbiamo preso da Elisabetta, per contribuire ad una iniziativa di beneficenza, e che é stato sul camion da Treviso fino a qui, siamo tutti commossi per tante varie circostanze!
Il pomeriggio continua fra chiacchiere, risate, ognuno di noi racconta i vari episodi con parole sue ma il significato é sempre lo stesso, ci sentiamo uniti, e non so dirvi chi ha detto la prima parola ma tutti stavamo già parlando dei prossimi progetti, perché la passione, l’adrenalina e la voglia di essere qui non passa, neanche oggi”.
Stefano Rossi

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