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Imola, Maggio 1994. Un weekend di festa che si trasforma in tragedia. Il GP di San Marino nel giro di due giorni cambia definitivamente la storia: durante le qualifiche del sabato, perderà la vita Roland Ratzenberger. Il giorno successivo, dopo pochi giri da una partenza tutt’altro che esente da problemi, Ayrton Senna si schianterà alla curva del Tamburello, spirando in ospedale qualche ora dopo.

Fu la fine di un’epoca, uno choc mondiale che colpì un popolo intero, che aveva trovato in quel brasiliano “atipico” una vera e propria divinità, modello ed esempio da seguire di come la passione, l’amore e la sincerità, anche sfacciata a volte, ti possono aiutare nell’affrontare la vita di tutti i giorni.

Senna non era il classico brasiliano che si era fatto le ossa nelle peggiori favelas di un paese tanto immenso quanto tremendamente povero. Era un ragazzo di buona famiglia (per questo l’ho definito atipico) con una fortissima forza di volontà e un immenso rispetto per il proprio paese. Questo è stato il segreto del suo successo: non dimenticarsi mai delle proprie origini e del suo popolo, diventando il simbolo di un’intera nazione che, alle 14:17 di un pomeriggio di 26 anni fa, perse un pezzo del proprio cuore, oltre che un tre volte Campione del Mondo.

Ayrton Senna sta alla Formula 1 come Henri Toivonen sta ai Rally. Destini incrociati, perché entrambe le discipline non saranno più le stesse dopo queste tragedie. La Formula 1 cambiò radicalmente, mettendo al primo posto la sicurezza dei piloti e apportando modifiche ai circuiti (la stessa curva del Tamburello venne modificata). I fatti del Tour De Corse 1986 e la morte di Henri e Sergio Cresto misero in luce come le meravigliose Gruppo B e la gestione della sicurezza del pubblico tutt’altro che esemplare non potevano più convivere.

Il brasiliano era un pilota di Formula 1, ma prima ancora era un amante dei motori. Proprio in quel 1986, guarda tu il destino, decise che era giunto il momento di provare una vettura da Rally. 

Senna in posa con le vetture che provò in Galles, nel 1986

Siamo in Galles. Senna è alla terza stagione in Formula 1, la seconda nel team Lotus del mitico Colin Chapman, che però non potè mai vedere all’opera Ayrton, non ancora iridato ma che aveva già messo in luce il proprio talento, soprattutto sul bagnato.

La rivista Cars and Car Conversion organizzò un servizio mettendo a disposizione del brasiliano diverse vetture da Rally: da una Vauxhall Nova, passando per una VW Golf, fino ad arrivare alla MG Metro 6R4 (in versione Clubman da 250 cavalli) ed alla temibile Ford Escort 3.4 Litri V6 da 460 cavalli. “Non so niente di rally e non ho chiesto a nessuno come si deve guidare, voglio scoprirlo da solo.”

Nel corso di quei brevi ma allo stesso tempo interminabili 2,4 Km. di percorso, Senna capì come la nostra disciplina era un qualcosa che non bisognava sottovalutare. Fu proprio quello il primo errore del brasiliano, che si presentò al test senza neanche avere i guanti, convinto che il guidare una vettura da rally non fosse molto diverso da guidare una vettura di tutti i giorni. I calli di fine giornata, testimonieranno un’altra storia.

La percezione della magia dei rally aumentò mano a mano che si saliva di prestazioni: se con la Sierra Senna rischiò anche di uscire di strada, con la potentissima Escort fu amore a prima guida. tanto da descrivere quella giornata come la migliore che avesse mai vissuto sul suolo britannico.

Sei costretto ad improvvisare per tutto il tempo. In una monoposto di Formula 1, tu sai esattamente cosa fare ad ogni curva, conosci ogni centimetro della pista, su quali cordoli salire e ogni ondulazione dell’asfalto, perché durante i test lo fai centinaia di volte. In un auto da rally, tutto è molto più istintivo e non c’è il minimo margine di errore. Se in circuito perdi il controllo, puoi salire su un cordolo e successivamente toccare l’erba. Qui non puoi, non hai scelta. Ho solo un grosso problema: non ho nessuna intenzione di smettere di guidare! Queste vetture sono molto più eccitanti di una Formula 1, perché non avrai un picco di velocità come in una monoposto, ma hai una tremenda accelerazione.

Quel servizio di 8 pagine, manco a dirlo, fu un vero e proprio successo di vendite in Inghilterra. Chi ha in mano una copia di quel giornale se la tiene molto stretta. Ma nonostante l’immenso talento del brasiliano e le grandi potenzialità dimostrate nel corso di quel test, che spinsero molti dei presenti a prevedere un roseo futuro nel mondo dei rally per Senna, la sua avventura non ebbe un seguito. “Non potrei mai correre un rally, perché se non hai esperienza la probabilità di uscire di strada è molto alta, e per arrivare dove sono in Formula 1, ho già preso abbastanza rischi.

Ciao Ayrton, ci manchi.

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