Uno è Cristiano Giovo, l’altro, pelosetto nero, è Benny ed anche lui ha contribuito alla rinascita dello sfortunato copilota che, in maniera graduale, dopo il brutto incidente al Rally del Piemonte, sta riacquistando la piena fisicità ed indipendenza. Una storia che, siamo certi, avrà un lieto fine, anche se occorrerà, pazienza e determinazione, qualità che non gli sono mai mancate.

La storia, per essersi incanalata su binari ottimistici, ha avuto bisogno di ingredienti fondamentali trovati nei soccorritori e nell’ambito familiare, grazie a loro Cristiano sta ritrovando serenità e normalità, indispensabili per guarire completamente.

Dal 10 Giugno Cristiano Giovo è finalmente a casa ad Agliano Terme, in provincia di Asti, ma se siete interessati vi raccontiamo com’è andata, non possiamo parlare di Odissea, in questi 8 mesi ha avuto una continua e costante ripresa, magari discontinua dovuta ad una serie di fattori ma il suo è stato un vero e proprio dramma.

Abbiamo contattato Cristiano e sarà proprio lui a raccontarci quanto avvenuto visto che è sempre stato vigile, nelle drammatiche fasi iniziali.

Buongiorno Cristiano è un grande piacere sentirti, partiamo dall’incidente, ricordi qualcosa?

“Io mi ricordo tutto. Dall’acquaplaning al botto contro il muretto, avevo già dato la nota successiva ma mi sono accorto che stavamo uscendo e in un attimo dell’urto contro il muro”.

Arrivarono subito i soccorsi?

“Eravamo all’intermedio ed i soccorsi erano presenti sul posto, furono immediati. Capirono la situazione e non mi fecero muovere, io non sentivo più le gambe e le braccia, poi i vigili che hanno tagliato. L’ambulanza era di Carmagnola con due donne, una dottoressa ed una volontaria. Capì la situazione e mi bloccò il collo. Inizio col ringraziare loro. A proposito di ringraziamenti, da quel momento subentra il medico di gara, Dott. Allicante, ha coordinato i soccorsi dalla direzione gara di Mondovì. In pratica non c’era posto per far atterrare l’elisoccorso e fare più spostamenti poteva risultare pericoloso, visto la gravità della situazione, decise di andare con l’ambulanza presente dal luogo dell’incidente direttamente al S.Croce di Cuneo, dove erano già stati allertati e mi aspettavano. Dunque mi hanno spinalizzato sul luogo dell’impatto e all’ospedale sono arrivato con l’ambulanza. Arrivato a Cuneo ho fatto una risonanza magnetica, risultato ematoma alla spina dorsale, rotte le vertebre C6 e C7 e lesionata la C5, dissero che non avrei più camminato, fortunatamente non si è rivelato così”.

Cristiano tiene molto a ringraziare chi in questi 8 mesi lo ha seguito, dai primi soccorritori, al medico di gara, all’equipe di cuneo sia del pronto soccorso sia di chi l’operò subito dopo…

“Urlai dalla rabbia all’idea che non avrei più camminato ed immediatamente mi sedarono e successivamente in coma farmacologico”. Ora il racconto passa ai genitori del ragazzo che gli raccontarono ciò che accadde in quei giorni ma è sempre Cristiano a raccontarcelo.

“Inizialmente mi misero un “attrezzo” in testa per bloccarmi con collo, torace e spina dorsale. Non dovevo assolutamente muovermi, dovevo essere perfettamente allineato ma non funzionò. Non riuscivano ad allinearmi le vertebre allora si passò all’operazione. Fu il Dottor Dagruma, primario, ad operarmi. Una lunga operazione perfettamente riuscita. Fece un intervento unico in cui sarei “guarito” senza bisogno di ulteriori operazioni, usando materiali che si calcificano con il tempo. Ringrazio il Professor Dagruma per l’operazione che si rivelerà fondamentale per il mio futuro”.

Cristiano resta in coma farmacologico per due settimane, al risveglio resta comunque sereno e non ricorda nemmeno la drammatica diagnosi iniziale che lo vede in sedia a rotelle per tutta la vita. La vertebra C5, quella lesionata, è quella delle mani, vescica ed intestino, quella si sistemerà da sola con il tempo e alcuni esercizi di fisioterapia, lo stesso si può dire per l’ematoma, pensate ancora presente, anche se in piccola parte, dopo 8 mesi.

“La parte destra è più debilitata, quella dell’ematoma, devo ringraziare l’equipe medica del Dott.ssa Musso in quel primo mese di rianimazione, dove fui tracheostomatizzato ed alimentato tramite un sondino, poi fui spostato all’USU (Unità Spinale di Torino), distaccamento del C.T.O. dove rimasi 5 mesi. Qua entra in gioco la figura professionale del fisioterapista Enzo Cammarano, è lui che mi ha messo in piedi e che ringrazio insieme ad infermieri e o.s.s. della struttura torinese”.

Le diagnosi mediche su veri e propri drammi fisici sono sempre tendenti al negativo, sia per gravi commozioni cerebrali sia per lesioni spinali, così è stato anche per Cristiano ed il suo dramma è condiviso dai genitori che non mancano mai di sostenerlo ed essere fisicamente accanto (Benny compreso). A fine Marzo Cristiano è in piedi, anche se non cammina.

“Il 10 Aprile mi spostano nella clinica S. Anna di Asti, una struttura riabilitativa dove sto fino al 10 Giugno. Qua, oltre ad essere in piedi, inizio a camminare e ora posso dire di aver abbandonato la carrozzina,dal 10 Giugno. Questo grazie alla mia fisioterapista Giedrè Vingjtè ed il gruppo Tronco condotto da Chiaretta e Alberto, gli infermieri e gli o.s.s.”.

Qualche sassolino il copilota piemontese deve toglierselo, non è certo il tempo dove fare polemica ma è giusto puntualizzare alcune cose.

“Io in questi mesi, come potete immaginare, ho avuto grossi problemi (aggiungeremo insormontabili o quasi n.d.r.) ma volevo dire alcune cose. Ho fatto più di 200 gare in vita mia e le cinture erano allacciate perfettamente, questo era giusto chiarirlo, smentendo voci a cui non potevo replicare. A conseguenza di un brutto incidente posso dire che non ci fu mia superficialità. Ora posso aggiungere d’aver abbandonato definitivamente la carrozzina che, attenzione, non vuole essere discriminante per chi ne fa uso, anzi. Ma ho avuto questa fortuna ed è giusto dire la reale situazione”.

Ora tocca a noi chiedere di come ha affrontato e, fortunatamente, risolto questa prospettiva.

“Nei giorni seguenti le diagnosi e informazioni che venivano date ai genitori, successivamente anche a me, erano comunque negative, probabilmente è giusto non dare false illusioni al paziente di turno. Io pensavo di non poter più camminare, grazie alla mia forza di volontà, al fisioterapista, ai miei genitori….piano piano piano ho avuto speranza. Ricordo Cammarano dire: “Dai che ce la facciamo”, poi acquisisci forza, i muscoli tornano ad irrobustirsi e giorno per giorno migliori. Alcune volte non facevo progressi con il morale che si abbassava, altre settimane i progressi erano evidenti. Io ho avuto una grande fortuna: non essere stato mai solo”.

Figura fondamentale la mamma, la signora Sandra, sempre presente , anche durante il periodo Covid, dove a Torino condivide la stanza ed assiste il figlio.

“Io ho vissuto il periodo Covid in maniera diversa, sapevo poco o nulla ma essendo in queste strutture, ho dovuto affrontare spostamenti dove ho fatto anche i tamponi e la quarantena, anche se per fortuna non ho contratto il virus, c’era il rischio degli altri degenti, dei medici e infermieri”

Siamo ai ringraziamenti finali e le prospettive future…Cristiano il futuro ora è più roseo?

“Secondo i medici per tornare al 100% mi manca ancora un annetto, ora sto facendo Bio pranoterapia”

Ad assisterlo Franco Vola che mi dice “è un’energia che si tramanda tramite le mani è un equilibrio che noi trasmettiamo”, in effetti il pranoterapeuta opera attraverso l’apposizione delle mani, sia a breve distanza che a contatto superficiale su specifiche zone del corpo con tecniche specifiche, per andare a stimolare i processi vitali della persona, sta di fatto che dal 10 Giugno Cristiano ha risolto i problemi di vescica ed intestino, sbloccandoli.

“Dopo Torino ora il futuro è più roseo, prima era proprio nero”

Tornare a casa ha aiutato, hai qualcosa di particolare che ti occorre?

“Non ho attrezzature, se non qualche peso ma è tutto normale, dal letto, anche se la prima notte a casa non ho dormito. Sono passati 8 mesi e dopo qualche giorno mi sto abituando alla normalità”.

La parte dei saluti è doverosa, sono stati fatti ai vari medici trovati durante il percorso post operatorio e riabilitativo ora tocca all’ambiente “familiare”.

“Mamma Sandra è stata sempre presente, periodo covid compreso, papà Serafino, tutti i parenti, zii e cugini, dallo zio Aldo, che la Domenica mi faceva fare riabilitazione, alla zia Anna, che dava i cambi a mia mamma in ospedale e le due ex fidanzate Chiara Lavagno e Romina Saracco, oltre agli amici anche se alcuni non potevano fare nulla di materiale”.

 

…e poi c’è Benny, in quegli 8 mesi Benny era presente, è stato a Cuneo e quando Cristiano si è risvegliato dal coma era in fondo al letto, il quadrupede va anche a Torino mentre ad Asti, accompagnato da Serafino, si deve accontentare del parco…ora la famiglia Giovo ha ritrovato la serenità.

L’ultima domanda e parola spetta ai Rally, grande passione che ci accomuna, la facciamo conoscendone la risposta.

“Devo salutare i “buoni” dei Rally, gli appassionati, chi è cattivo lo resterà per tutta la vita. Non correrò più, se mai dovessi tornare sul sedile di destra lo farei con Sergio Mano, Luigi Fogliati e Pietro Tronconi. Saluto tutti quelli che mi hanno pensato e sostenuto, anche con semplici messaggi, l’amore per i Rally resta immutato e troverò una buona compagnia per tornare a seguirli da bordo strada. Mi mancheranno le gare di casa o quelle in Liguria e sugli appennini e dedicherò più tempo ad una passione che coltivo da tempo quella di visitare i luoghi abbandonati”…in realtà Cristiano ha usato il termine “Urbex” ed io “che cosa?”.

Il “Cristiano non mollare” ha funzionato e noi di Rally.it ci uniamo nei ringraziamenti che condividiamo singolarmente. Intanto il classe “81 è già stato opzionato dal sottoscritto per fare “Urbex” sugli Appennini!

 

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