Il 15 settembre è stato l’anniversario della morte di Colin McRae. Idolo indiscusso delle folle, lo scozzese volante faceva della sua aggressività e spregiudicatezza le sue peculiarità principali come pilota. Il ragazzo di Lanark quando si metteva alla guida gettava il cuore oltre l’ostacolo, e questo suo modo di approcciarsi gli permise di conquistare un titolo mondiale di rally ma anche di gettare al vento tante occasioni con incidenti anche molto brutti e pericolosi. Ma cosa più importante, McRae seppe conquistare il cuore degli appassionati di Rally.

Oggi vi riportiamo in questo articolo un racconto scritto da un anonimo fotografo professionista assiduo frequentatore di corse e rally fino alla fine degli anni 90′. Abbiamo recuperato questo racconto da un Forum ormai dismesso, una perla che meritava di essere pubblicata e riportata alla luce. Protagonista anche lo stesso McRae, ai tempi pilota ufficiale Subaru.

Allacciate le cinture, si parte!

“…Oltre che per i GP di F1 mi recai spesso in Catalunya per i test invernali; fu in una di queste occasioni che venni informato da un mio amico fotografo francese che Colin McRae il giorno successivo avrebbe provato la nuova vettura per il mondiale rally lungo alcuni tratti di strada del Rally des Garrigues, una gara francese valida per l’Europeo che si disputava tra Nimes, dove c’era la direzione gara, e Montpellier.
Avevo già fatto tutte le foto che mi servivano dei test, avvisai la mia redazione (metti caso che il giorno successivo fosse accaduto qualcosa di importante) e mi misi in macchina per raggiungere la presunta zona dei test.
Avevo fatto tre o quattro volte servizi in quel rally per cui conoscevo abbastanza bene le strade, ma era come cercare un ago in un pagliaio.
Presi una camera in un paese che ritenevo fosse nella posizione più favorevole per la ricerca del giorno successivo; chiesi se avevano visto qualche furgone di assistenza in giro, ma la risposta fu negativa.
Mi feci un programma per il giorno dopo includendo tutti i tratti di PS che conoscevo; feci colazione e partii; mi rendevo conto che era un’impresa quasi impossibile, ma qualcosa mi diceva che ci sarei riuscito; girai tutta la mattina, chiedendo a bar o stazioni di rifornimento se avevano notato qualcosa; la risposta era sempre la stessa: NO.
Stavo per perdere le speranze, quando in una stradina di un paese dal quale partiva una delle PS che conoscevo notai un furgone “sospetto”; era parcheggiato, non c’era nessuno, ma dentro c’erano carte di inequivocabile origine rallistica.
Iniziai a percorrere la strada degli ipotetici test ed infatti dopo qualche chilometro trovai un’auto di traverso che sbarrava il passaggio; i test si svolgevano sempre in questo modo; veniva scelto un tratto di strada poco frequentato e senza accessi laterali; veniva chiuso usando due vetture che bloccavano il passaggio; ogni 15, 20 minuti i test venivano sospesi e venivano fatte passare le auto che nel frattempo erano arrivate; il tutto ovviamente senza alcun permesso!!!
Attesi pochi minuti e mi fecero passare; arrivai così al luogo dove avevano sistemato tutte le assistenze; appena mi videro non fecero certo salti di gioia; McRae che era una persona tutt’altro che affabile mandò qualche accidente e si allontanò; Grist, il navigatore, invece mi salutò, ma mi fece chiaramente capire che il mio arrivo non era… graditissimo.
Mi disse subito che non volevano foto “tecniche”; risposi che quello era un loro diritto, ma che era mio diritto fare le foto mentre provavano la vettura perché mi trovavo su una strada aperta al traffico e acconsentirono.
Dopo qualche minuto ricominciarono a girare ed io a fotografare; feci tre o quattro passaggi nei due sensi, cambiando posizione, poi all’improvviso, subito dopo che la vettura era passata dal punto in cui mi trovavo sentii una gran frenata e un urto violento; McRae era andato contro un terrapieno, danneggiando in modo notevole la vettura.
I meccanici corsero in auto sul luogo e quando io arrivai a piedi si schierarono impedendomi di fotografare in modo minaccioso; qualcuno tentò di strapparmi la macchina fotografica; intervenne Grist, che li calmò mi prese da parte e mi portò al loro quartier generale.
Mi offrì un caffé e mi chiese “per favore” di evitare di pubblicare foto che facessero capire dell’incidente; in cambio mi diede alcune loro immagini tecniche che erano in quel momento top secret.
Tutte le volte che negli anni successivi incontrai Grist, mi salutò sempre con cordialità, McRae non accennò mai un saluto (non lo aveva mai fatto d’altra parte neppure prima di questo episodio).”

PS: se l’autore dovesse riconoscersi nel racconto lo preghiamo di farsi avanti

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