Compaesano di Sandro Munari, Mario Travagin, orfano di entrambi i genitori, all’età di 15 anni si trasferisce nel piacentino, a Vernasca, dove raggiunge il fratello.
Lavora come fornaio ed il tempo per dedicarsi ad altre attività è davvero limitato.
“Da ragazzo facevo le corse campestri, poi in bicicletta ma il tempo a disposizione era poco, mi allenavo poco, mi accontentavo anche di mezz’ora di corsa, poi comprai la moto ed infine la macchina. Inizia a correre tardi, non avevo ne soldi e mi mancava il tempo, per questo facevo corse che richiedevano poco tempo, iniziai con le corse in salita, da li ho imparato molto che poi ho trasmesso nel Rally”.
“Il mio primo sport era il lavoro, spesso arrivavo alle gare con la macchina da corsa, cambiavo le gomme e correvo, mi bastavano pochi soldi, ed il tipo di corsa erano i Rally di seconda serie, poi Rallysprint, bastava poco per imparare le prove e nelle gare più lunghe a volte non provavo nemmeno”.
Infatti Mario Travagin ha corso quasi sempre da solo, anche se, durante le ricognizioni, aveva un ottimo copilota , la cagnolina “Lipa”.
” Era un cane abituato, una cagnolina di piccola taglia, sapeva stare in auto ed affrontare le curve, si impuntava con le zampe in base alla curva che sarebbe arrivata, nessuno poteva toccare la macchina. Se eri fuori e lei all’interno sembrava un cobra, una volta entrato in auto, cambiava atteggiamento, e magari saliva sulle ginocchia”.
Mario quante corse hai fatto?
“Ho fatto oltre 200 gare tra salite, slalom e Rally e nel 50% dei casi ho vinto la classe. Se ho vinto tanto è perchè copiavo gli altri, inoltre non rompevo mai e non uscivo di strada quasi mai, imitavo i grandi campioni, in piccolo, nelle gare sprint”.
Le auto erano di sua proprietà?
” Si, debuttai su una vecchia A112, non Abarth, e misi dietro molte Abarth, poi la Renault 5 Alpine Turbo, una macchina difficile da usare e che usavano in pochi ma io mi trovai bene, successivamente la Renault 5 Gt Turbo, macchina davvero performante che usavo nei Rally e negli slalom. Solo una volta ho corso con un’auto non mia, fu in pista a Varano. Mi iscrissero alla gara, perchè il proprietario dell’auto voleva la tuta ufficiale di quelle finali dei trofei Renault. Per me fu una cosa nuova, ma riuscii a qualificarmi per la finale, anche se in fondo al gruppo. La vettura non era aggiornata, era ferma da due anni, ma durante la gara arrivò il diluvio e sul bagnato mi trovavo a mio agio”.
Oltre ai Rally, Mario diventa campione anche negli Slalom.
“Ho vinto due campionati italiani in gr.N di Slalom e ricordo una Mignanego-Giovi sotto l’acqua dove feci il primo tempo in una manche. Io speravo sempre nella pioggia, con la mia piccola R5 potevo avvicinarmi alle auto più potenti se pioveva”.

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