Dopo l’affermazione dei Rally, nati negli anni “60 ma sbocciati durante gli anni “70, molte case automobilistiche, anche le meno note e famose, avevano la possibilità di poter provare l’avventura rallystica. Bastava una vettura della gamma, una buona motorizzazione e capacità dell’azienda di collocare l’auto nel giusto contesto rallystico, infatti non tutti i marchi puntavano a vincere le gare o il mondiale, alcune case si affidavano a vendere i loro prodotti ai clienti sportivi (esempio la Renault), altre a vincere in determinate categorie, poi c’era chi sperimentava soluzioni particolari (auto alimentate ad alcool, diesel, ecc), le possibilità economiche non mancavano e nemmeno la fantasia.

Con i gruppi B era proprio la fantasia ad avere un ruolo primario e molte furono le case a proporre un auto “particolare”. Dopo la Peugeot 205 T16, la Delta S4 o l’Audi 4, nelle varie versioni, alcuni ricorderanno la MG Metro 6R4, la Ford RS200 o la Citroen Bx 4TC ma queste auto avevano già delle eredi, altrettante sono quelle riguardante marchi meno noti e mai nate.

Una di questa era la Dahiatsu Charade 926 R motorizzata De Tomaso. La Dahiatsu, marchio giapponese nato negli anni “50, si era affacciata ai Rally nelle piccole categorie con la Charade e grazie alla collaborazione con la ben più potente Toyota, che successivamente rilevò l’intera azienda, decise a metà degli anni “80 di “trasformare” la Charade gruppo A in una “bomba” gruppo B.

926 indicava la cilindrata, infatti sarebbe rientrata nella categoria inferiore delle gruppo B, una vettura che sarebbe arrivata a 118 cavalli ed il motore anteriore, sulle auto di serie) fu spostato nel bagagliaio, passando da trazione anteriore a posteriore. Il motore era quello che usava l’italiana Innocenti sulla Mini De Tomaso Turbo.

La piccola bomba giapponese fu presentata al Motor Show di Tokyo nell’Ottobre del 1985 (vedi foto copertina), quando nella Primavera del 1986 il gruppo B fu cancellato per la sua pericolosità. A differenza del Gruppo B le future gruppo A dovevano essere omologate in 5000 unità da qui la decisione di abbandonare il progetto.

L’auto che vedete in foto non corse mai e non fu mai prodotta.

 

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