Jaanus Ree/Red Bull Content Pool

Questo articolo ci è stato ispirato dalle numerosi reazioni sui nostri canali social scaturite dal sorprendente week end di gara monzese che ha chiuso la stagione WRC 2020. Una gara che da pronostico doveva essere si un pochino più frizzante grazie alle nuovi parti aggiunte in sterrato e dirt, ma che mai ci saremmo immaginati così imprevedibile date le difficili condizioni di sabato ma soprattutto domenica. E quando alla gara aggiungi dei notevoli elementi di difficoltà, anche i margini di errori aumentano. Ne sa qualcosa Elfyn Evans che purtroppo esce sconfitto dopo un errore nella gara che, almeno sulla carta, sembrava la più facile. Da buon vecchio volpone invece Sébastien Ogier ha centrato pienamente gli obiettivi di Monza: vittoria del rally e 7° titolo WRC in tasca. Campione fortunato dice qualcuno. E allora ci è venuta voglia di analizzare qualche numero…

STAGIONE 2020 – Un’annata sicuramente strana quella 2020. Pochi i rally disputati, sette in totale di cui bisogna tenere conto anche di un’inedita versione dell’Aci Monza Rally. La stagione appena conclusa ha sorriso ai piloti Toyota. Il mezzo della casa giapponese ha confermato tutta la sua competitività nel 2020 e sia Evans che Ogier si sono spartiti il maggior numero di vittorie: 2 a testa. Il numero totale di speciali vinte sorride invece a Thierry Neuville che si dimostra maestro della velocità: 28 vittorie di PS ma anche due pesanti ritiri, e due errori imputabili al pilota sia in Estonia (che non ha portato direttamente al ritiro) e sia a Monza (grave). Dietro il belga troviamo proprio Ogier con 26 vittorie di speciale seguito da Evans a quota 14. Il britannico ha un’ottima dote di gestione del mezzo ma a livello di velocità generale Ogier ha fatto meglio. E lo dicono i numeri. Evans che comunque ha battuto un certo Ott Tanak, il Campione del Mondo 2019 che di certo non ha il piede leggero e che si è fermato a 12 vittorie di speciale. E questo fa capire anche quanto abbia alzato il livello Evans rispetto alle sue stagioni passate nel WRC. Infine il curioso dato per nulla indicativo ma che premia la “visibilità” è quello di Umberto Scandola che con la PS Gerosa vinta la Domenica ha eguagliato Sebastien Loeb nel 2020. Da analizzare anche i risultati delle Power Stage, relative ma comunque un minimo indicative sulle doti dei piloti. I più veloci e arrembanti sono stati Thierry Neuville e Kalle Rovanpera con 2 vittorie di Power a testa. Le restanti vittorie se le sono spartite Ott Tanak e un sorprendente Takamoto Katsuta che si è messo in mostra nel finale monzese dopo l’errore in apertura di rally. Ogier e Evans non hanno riportato vittorie in questo senso, e la loro sfida personale a livello di piazzamenti li vede in pareggio con un 3 pari; a vantaggio di Ogier c’è però da dire che il pilota di Gap ha potuto prendere parte solamente a 5 delle sei Power Stage disputate nel 2020 visto il KO tecnico nella trasferta turca che gli ha impedito di partecipare alle ultime tappe del Rally.

CAMPIONE CINICO – A conti chiusi, possiamo certo dire che Ogier ha vinto anche per la costanza. Un solo ritiro in Turchia, con il motore della Yaris andato in fumo. Tutt’altra storia invece la stagione di Evans che proprio in Turchia era riuscito a cogliere un successo pesante. Potendo lui contare sulla fortuna del ritiro del campione francese, le chance di portare a casa il titolo a Monza erano alte. Ma sulla PS Gerosa, una prova condizionata da neve e ghiaccio e corsa su gomme rain per la maggior parte degli equipaggi, è arrivato l’errore decisivo. Di gare ne abbiamo viste e purtroppo l’errore in quelle condizioni è sempre dietro l’angolo. Non giudichiamo Evans per l’uscita perché sono cose che nelle gare capitano e possono certamente capitare. I numeri però premiano ancora una volta Ogier che di errori ne ha commessi pochi e poco importanti.

QUEL CONFRONTO PESANTE – Quello con il suo predecessore ed ex compagno di squadra Sébastien Loeb. Due campioni, due fenomeni della specialità che hanno vinto come mai nessuno prima. Giudicare il migliore fra i due è un compito troppo arduo ma sicuramente si può parlare di due piloti con notevoli differenze. Eppure entrambi sono stati capaci di vincere e dominare nelle rispettive generazioni: Loeb di fatto ha dominato il decennio 2000-2010 con Citroen, tenendo in conto che il debutto in pianta stabile sulle WRC avvenne nel 2002. Ogier invece ha dominato il decennio successivo (2010-2020) emergendo come fenomeno sulle Volkswagen Polo WRC ufficiali e proseguendo la striscia vincente anche dopo il ritiro della casa tedesca. Due Mondiali consecutivi con M-Sport Ford, un team semi ufficiale, e poi ancora il titolo con Toyota. Numeri importanti per il Seb più giovane che ha il merito di aver vinto i suoi titoli con tre vetture diverse e contro case costruttrici che hanno investito tanto come Hyundai, Citroen e Toyota. E la concorrenza non è certamente mancata: Ott Tanak che poi lo ha battuto nel 2019, Thierry Neuville velocissimo ma troppo spregiudicato e per ultimo Elfyn Evans che è emerso come contendente sulla stessa vettura di Seb ma che ha fatto un po’ l’Hirvonen della situazione.

QUESTIONE DI CARISMA – Se proprio dovessimo trovare un difetto a Sébastien Ogier forse sarebbe il minor carisma rispetto a Loeb. Quando nel 2011 entrambi condividevano lo stesso team e la rivalità era alle stelle, alcune dichiarazioni poco felici di Ogier sicuramente fecero pendere la bilancia della simpatia su Loeb. Loeb che fu il primo a dominare in maniera così netta nei rally e da buon francese lo fece con Citroen, la casa con cui crebbe nei rally. Ogier invece dopo la battaglia interna con Loeb decise di cambiare strada e iniziò la propria ascesa con i tedeschi di Volkswagen. Trionfi con case diverse e che agli occhi del pubblico, soprattutto quello francese, avevano un sapore ben diverso.

L’EREDITA’ DEI DUE SEB – Anche il ciclo di Ogier nel WRC sta per concludersi. Il francese ha confermato che quella 2021 sarà la sua ultima stagione. Chiuderà la sua carriera rallistica (almeno quella full time) a 37 anni per dedicarsi un pochino di più alla famiglia. Un addio che lascerà un bel vuoto per il rallismo francese che negli ultimi 20 anni ha vinto alla grande nel confronto con la generazione dei flying finn che invece ha faticato a riproporre piloti di primissima fascia. Ma alcuni indizi (Rovanpera-Solberg-Huttunen) ci inducono a pensare che presto le cose potranno cambiare. La Francia comunque sta cercando di riproporre giovani molto interessanti e dall’indubbio talento: basti pensare ad Adrien Fourmaux che è già in orbita M-Sport ma anche ai vari Nicolas Ciamin, i fratelli Franceschi, i fratelli Rossel e il campione WRC2 2019 Pierre-Louis Loubet. Ma per raggiungere i livello dei Seb dovranno sudare ancora tanto. Il tempo è sicuramente dalla loro parte, vedremo se qualcuno riuscirà a coronare il sogno di diventare Campione del Mondo WRC.

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