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Il Silk Way Rally “devastato” dal Covid

Kin Marcin / Red Bull Content Pool

C’è tanta delusione al Silk Way Rally per un Rally Raid che poteva essere ma che non sarà. E’ di ieri sera infatti la notizia che per problemi dovuti ai contagi Covid è stata cancellata la parte di gara della Mongolia che praticamente era l’80% di questa corsa. Solo ieri infatti ci sono stati nuovamente oltre 2000 contagi per un totale di quasi 40.000 infetti. Insomma siamo alle solite e c’è da dire che neanche la Russia se la sta cavando troppo bene con il Covid proprio in quelle regioni in cui si sta svolgendo il Rally.

Sulle questioni mediche non si può ovviamente discutere. Resta la delusione però per una gara che di fatto è stata stravolta e che ha perso completamente il suo senso. Tagliando la parte della Mongolia di fatto si sono persi i percorsi più interessanti, con i tratti montuosi e soprattutto quelli più sfidanti con la difficile navigazione tra le sabbie e le dune del Deserto del Gobi. Il Rally proseguirà solo in Russia percorrendo le restanti tappe al contrario e tornando al punto di partenza. Il percorso dunque sarà brevissimo a questo punto e la corsa finirà con netto anticipo. Una grande delusione. E’ difficile pensare che i problemi dovuti al Covid non potessero essere preventivati. Gli equipaggi hanno già pagato iscrizioni, hotel e speso per il viaggio e nonostante ciò alcuni hanno annunciato il ritiro dalla corsa perché ormai di cross country rally non si può più parlare. Inoltre c’è il problema dei punteggi riconosciuti dalla FIA, ora molto ridotti rispetto a quelli calcolati sulla distanza normale, considerando gli enormi tagli operati sul percorso iniziale di gara di 10 giorni. Insomma il gioco non vale più la candela.

Sono 8 gli equipaggi che hanno rinunciato a correre: tra questi Al Rajhi-Orr, i piloti del team South Racing Can Am tra cui figurano anche Amos-Ceci e il fortissimo Austin Jones e gli altri italiani che erano in azione sui buggy Polaris RZR ovvero Gaspari-Salvatore e Cinotto-Dominella.