Non passa fine settimana che nei Rally non venga sollevato il problema, in ogni parte d’Italia la questione delle ricognizioni abusive è evidente.

E’ diventato il problema principale nei Rally, soprattutto nelle gare minori dove i controlli sono assenti. Un problema che pare non si possa risolvere con le buone maniere perchè; se la maggior parte dei licenziati rallysti sta nelle regole alcuni, probabilmente credendosi al di sopra delle parti, pensano che qualche giro in più non sia poi così grave, sbagliandosi.

Si è provato a risolvere il problema, sempre con le buone intenzioni, con organizzatori che hanno provato a svelare i percorsi con largo anticipo in modo che l’abusività non si concentri sono nell’ultimo mese ma sia dilapidata in più settimane, soluzione che non ha dato i frutti desiderati. Inoltre è inattuabile la facoltà di chi organizza di sorvegliare e tutelare la propria gara. Sono già molti gli oneri che un organizzatore deve sostenere, immaginiamoci anche che debba prendere le ferie nel corso della settimana per sorvegliare “giorno e notte” decine di chilometri, con l’opportunità, se dovesse capitare, di estromettere dalla gara un proprio “cliente sportivo”. Insomma mazziato e cornuto.

Sta di fatto che continuare a fare su è giù per strade più o meno trafficate non è corretto. Da quanto ci dicono il problema principale sono i piloti locali, che non contenti del fatto che conoscano già bene le strade, vogliono approfittare della vicinanza dei percorsi per poter provare andare durante la settimana, magari quando il traffico è minore e scegliersi anche un orario “comodo”.

E’ sempre sentendo gli organizzatori è sempre più difficile avere permessi per effettuare le prove speciale perchè i sindaci, su pressione di cittadini esausti, non rilasciano più le autorizzazioni, aggiungiamo giustamente.

Se vogliamo la morte dei Rally o accontentarci dei Rallyday (li magari qualche strada isolata di pochissimi chilometri la si trova) siamo sulla strada giusta, oppure occorre intervenire anche con metodi drastici e senza sconti, indipendentemente dagli equipaggi coinvolti.

Ma quali sono le soluzioni o piccoli accorgimenti da osservare?

  1. La prima lo abbiamo accennato anche se non è una soluzione definitiva, è quella di svelare i percorsi con largo anticipo e “liberalizzare” le ricognizioni per periodi più lunghi, magari aumentandoli a 4/5 passaggi a prova, nella speranza che il ricognitore seriale si accontenti.
  2. Sollevare gli organizzatori dalla responsabilità dei controlli. Non è possibile organizzare una gara e , nello stesso tempo, esserne gli sceriffi. Inoltre l’organizzatore con che autorità può fermare dei comuni cittadini in auto? La situazione deve essere risolta da Aci Sport, è lei che prende i soldi e rilascia le licenze è lei che deve controllare ed intervenire, magari con l’aiuto delle forze dell’ordine se necessario.
  3. Pene certe e severe per i trasgressori. In questo caso il problema si potrebbe risolvere in pochi giorni. Proviamo a immaginare una ipotetica squalifica di un anno per chi dovesse essere sorpreso a provare sul percorso a velocità sostenuta. La moda delle ricognizioni abusive andrebbe subito in letargo.
  4. Evitare di passare continuamente a velocità sostenuta e con macchine elaborate su prove speciali, evitando di farlo tassativamente nei centri abitati. Non andrebbe nemmeno scritta una cosa del genere ma evidentemente c’è chi non ha ancora capito che i tempi dei “muletti” è finito.
  5. Usare strade provinciali per le prove speciali, dove la larghezza stradale è sufficiente per garantire il passaggio di due vetture nei sensi di marcia.

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